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Il quadro che visse due volte. Come l'arte influenza il cinema

Il quadro che visse due volte. Come l'arte influenza il cinema
Titolo Il quadro che visse due volte. Come l'arte influenza il cinema
Autore
Editore Morellini
Formato
Formato Libro Libro: Copertina morbida
Pagine 151
Pubblicazione 01/2014
ISBN 9788862983259
 
17,90

 
0 copie in libreria
Hitchcock, Visconti, Ford, Dreyer, Saura, Scott, Minnelli, Kubrick. Sono registi, maestri assoluti. La loro estetica è riconoscibile e magica. Fotogrammi che si assestano nella memoria di chi li ha visti, e lì rimangono. E poi la cultura di oggi, da Mario Schifano a Andy Warhol, da Kim Ki Duk a David Lynch. Perché questi autori si sono affidati ad altri maestri, quelli della pittura, hanno riconosciuto la prevalenza di quell'arte nobile e hanno portato, nei loro film, quel grande valore aggiunto. Hitchcock ha esplorato Hopper e Dalì: l'inquietante casa di "Psycho" e le immagini oniriche di "Io ti salverò". Visconti ha attinto da Hayez: il famoso bacio in "Senso". "Il gladiatore" di Ridley Scott è semplicemente un dipinto di Gerome. Kubrick ha "ricostruito" gli inglesi del Settecento, come Hogarth, in "Barry Lindon" e mostrato opere contemporanee (Brancusi o Mei Ramos) in Arancia meccanica. John Ford ha "rifatto" Remington, gran pittore del west in "Sentieri selvaggi". Saura anima Goya ("La fucilazione sulla montagna") nel suo "Goya". I personaggi di Dreyer in "Dies ira" e scendono letteralmente dai quadri di Rembrandt. Artisti come quelli citati, applicati ai film: dunque "scenografi" strepitosi, irripetibili, non più rintracciabili. Non sarebbero bastati... gli Oscar. Introduzioni di Marco Meneguzzo e Giancarlo Zappoli.
 
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