Libri di E. Prandi
Architetti italiani nel Novecento
Guido Canella
Libro: Libro in brossura
editore: Marinotti
anno edizione: 2010
pagine: 350
Grazie ai saperi dell'erudito e all'intelligenza dello storico che non teme di proporre inquadramenti di lunga gittata e a quella del critico che bene intende significato e ruolo dei protagonisti dell'architettura italiana del Novecento e delle loro opere, Guido Canella, uno dei maestri della nostra cultura del progetto, attraverso queste pagine ricche di notazioni acute, capaci di cogliere il disegno complessivo e l'interazione fra circostanze specifiche di poetica, di stile e di luogo e intenzioni riferibili a tendenze generali, ai tempi della storia, consegna a colleghi, studenti non sviati dalla ricezione passiva di mode e stereotipi del divismo architettonico moderno, e lettori impegnati, un'attesa, ricca selezione dei suoi saggi più rappresentativi, scritti entro un arco di trent'anni. Con i suoi studi Canella affianca e addirittura integra, pure nel nome di interpretazioni talvolta ideologiche, politiche insomma, tuttavia tanto libere quanto oggettive quelle dei più accreditati e mitizzati critici e storici di professione, attivi tra settima e ottava decade dell'altro secolo. E Canella si vuole ed è, per certo, architetto progettista, ma, nondimeno (da allievo di Ernesto Rogers), intellettuale versato nella riflessione critica alla quale applica uno sguardo non breve.
I pellegrini di Emmaus
Michel de Certeau
Libro: Copertina morbida
editore: Cittadella
anno edizione: 2009
pagine: 48
Compact city architecture. Volume 2
Libro: Copertina rigida
editore: Festival Architettura
anno edizione: 2014
Compact city architetture. Historical city centre design in Europe
Libro: Copertina morbida
editore: Festival Architettura
anno edizione: 2012
pagine: 96
L'architettura della città europea. Progetto struttura immagine. Documenti del Festival dell'architettura 2011. Ediz. italiana e inglese. Volume 6
Libro
editore: Festival Architettura
anno edizione: 2011
pagine: 180
Occuparsi di architettura attraverso la categoria della città potrebbe sembrare oggi un approccio non più idoneo rispetto al prevalere pubblicistico di un dibattito, e di diverse prassi, che vedrebbero la città formalmente compiuta non più al centro della trasformazione antropica, tra la dispersione fluida dello sprawl e l'addensamento informe della megalopoli. In questo clima di svalutazione dell'idea di città, la condizione oggettuale ed anti-urbana dell'architettura, intesa quale espressione autoreferente sino al feticismo della forma-evento dell'oggetto architettonico, sembra sancire lo stato di indifferenza tra bisogno abitativo e necessità di una forma urbana. D'altra parte però le problematiche ambientali, la necessità di predisporre condizioni di inclusione e coesione sociale, in generale la nuova "domanda di città", ci costringono a riprendere in mano la funzione di un progetto architettonico che non può prescindere dal modello della città e, nella fattispecie, per vocazione storica, di quella europea, quale laboratorio per la città futura.
Community/architecture. Documents from the Festival architettura 5 (2009-2010). Ediz. italiana e inglese
Libro: Copertina rigida
editore: Festival Architettura
anno edizione: 2010
pagine: 252
Community/architecture. 57 contributi di ricerca di ambito internazionale. Ediz. italiana e inglese
Libro: Copertina rigida
editore: Festival Architettura
anno edizione: 2010
pagine: 288
Pubblico paesaggio. Ediz. italiana, inglese, spagnola e francese
Libro: Copertina rigida
editore: Festival Architettura
anno edizione: 2008
pagine: 528
Architettura di rara bellezza. Documenti del Festival dell'architettura 2006
Libro
editore: Festival Architettura
anno edizione: 2006
pagine: 256
Possiamo ancora ricercare una valenza estetica dell'architettura? In una scena mondana sempre più priva di luogo andiamo paradossalmente a rilevare una continua invocazione al bello, senza alcuna consapevolezza ulteriore, salvo quella, a sua volta contraddittoria, di riconoscerne solo il limite relativistico, soggettivo. Il Festival vuole allora misurarsi con questo esteso, rilevante quanto superficiale, bisogno di bellezza, cercando però di reinterpretarne il senso e quindi di conseguenza il ruolo per una possibile architettura. Ne deriva una prima riflessione: l'espressione della bellezza può concretizzarsi esclusivamente all'interno di una costruzione di identità. Ne deriva una riconoscibilità del carattere che trasmette verità, non tanto quella ideale, di una bellezza assoluta, ma quella espressione di un rapporto critico-interpretativo con il mondo in divenire. Si tratta di un'accezione conoscitiva dell'idea di bellezza che tende a diventare cosmopolita proprio nella ricerca del paesaggio vasto delle differenze più o meno radicate, dove la rarità rappresenti la consuetudine dell'autenticità.