Libri di Michela Magnifico
Io mi dono
Michela Magnifico
Libro
editore: Edizioni La Meridiana
anno edizione: 2019
pagine: 82
Le testimonianze raccontate in questo libro ci permettono di conoscere il lavoro quotidiano e costante dell’AIL di Foggia, associazione che opera nel territorio da ormai un quarto di secolo e ha tutte le caratteristiche che deve avere una comunità di volontari: competenza, capacità di donare, assistenza, scelta degli obiettivi e caparbietà nel perseguirli, con l’ottica di una crescita costante. C’è di tutto in questo libro: storie dall'AIL di Foggia che spaziano dal lavoro dei volontari, al rapporto tra medico e paziente, che molto spesso diventa una vera e propria alleanza, capace di dar vita a relazioni ricche e dense di umanità. Per cui anche un semplice gesto, come un braccialetto di perline donato da una paziente a un medico e volontario, dice la qualità della relazione umana che si crea. Un testo che lascia aperta la porta alla speranza che anche dal dolore, dalla sofferenza, possano nascere percorsi di vita, di riscoperta dell’amore verso il prossimo. Un libro che offre un’analisi introspettiva dei protagonisti, finendo così per essere uno strumento di conoscenza delle proprie debolezze, delle proprie fragilità, delle proprie paure di fronte al dolore che, se correttamente veicolate, si trasformano in grandi risorse di vita a disposizione del prossimo.
Il ragazzo nel pozzo
Michela Magnifico, Gianmatteo Pepe
Libro
editore: Edizioni La Meridiana
anno edizione: 2019
pagine: 208
Un libro diviso in due parti e scritto a quattro mani: una delle due è a cura di Michela Magnifico e raccoglie storie di cronaca della Capitanata, tutte avvenute in anni particolari, quelli a ridosso delle più grosse operazioni di polizia e dei più gravi fatti di cronaca che Foggia e la provincia abbiano vissuto. A fare da filo conduttore, Agostino De Paolis, un “investigatore vecchio stampo” per anni ai vertici della Polizia di Stato, che dei delitti raccontati ne ha indagato non solo le circostanze ma anche le più profonde motivazioni. Ed è proprio da uno di questi racconti che nasce la seconda parte del volume: il romanzo di Gianmatteo Pepe re-immagina la storia del “ragazzo nel pozzo”, Antonio Perrucci Ciannamea, che nel 1999, a soli 16 anni, fu ritrovato morto in un pozzo dopo essere stato rapito per estorcere un ricatto alla famiglia. Si trattava di una strategia criminale nuova per quegli anni, adottata dalla mafia locale per tenere in scacco un intero territorio. Nel romanzo di Pepe, la storia reinventata ruota attorno ad una figura femminile; si tratta di una scelta meditata per offrire al lettore una doppia possibilità di lettura, per andare oltre i fatti di cronaca e aprire a nuovi spazi di riflessione. Il volume che risulta dall’insieme delle due parti è un testo di analisi che combina il racconto di quello che è stato con quello di ciò che sarebbe potuto essere, con un finale aperto, ancora tutto da scrivere, nelle mani dei lettori. Perché essere “terra di mafia” non sia un marchio infame da mantenere senza contrasto alcuno, ma la presa di coscienza di un problema da affrontare con la certezza di poterlo combattere e battere.
6 novembre 1992. Il coraggio di un uomo
Michela Magnifico, Giovanna Belluna
Libro
editore: Edizioni La Meridiana
anno edizione: 2017
pagine: 146
Una data può segnare una fine, una svolta, un nuovo inizio. La data del 6 novembre del 1992 rappresenta per la città di Foggia tutto questo insieme. La fine è quella della vita di Giovanni Panunzio, l'imprenditore edile che non si era limitato a dire no al pizzo, ma da subito aveva reso pubblico il suo rifiuto rompendo lo schema che vedeva l'imprenditoria del mattone nella Capitanata sotto scacco della mafia. Un sistema solido e perverso, condizione necessaria per costruire a Foggia. La mafia controllava e assicurava. Panunzio sceglie di farsi proteggere dallo Stato. Denuncia. Collabora. Per questo deve morire ammazzato. E muore. L'omicidio Panunzio è stato un punto di svolta per polizia e magistratura, la conferma che la mafia foggiana esisteva e che i primi segnali risalivano a un decennio prima. Una mafia che, per scelta, aveva tenuto, fino all'assassinio dell'imprenditore, un profilo basso, tessendo tutta una serie di legami con la parte sana della società civile. La stessa che non si era mai ribellata al potere mafioso, che non aveva mai creato uno spartiacque preciso tra ciò che è giusto e ciò che non lo è. Il salto di scala fatto dalla mafia negli anni, con l'omicidio Panunzio diviene manifesto. Come anche diviene manifesto che qualcosa di sano è possibile nella società civile. Panunzio, imprenditore sano viene ucciso e Mario Nero, cittadino che per caso assiste alla fuga dell'assassino, racconta ciò che ha visto divenendo testimone di giustizia. Per questo il 6 novembre del 1992 è una data che segna un nuovo inizio ancora possibile per Foggia. Grazie alla testimonianza di Mario Nero, il processo viene non solo celebrato ma anche concluso arrivando a condanne definitive. La fine di Giovanni è l'inizio anche di una costante, attiva, continua testimonianza della famiglia e di quanti intorno a lei hanno fatto del no alla mafia di Giovanni la ragione per immaginare una città diversa che parla e non tace, che spezza catene di omertà e disegna legami con la società civile sana. Che anche a Foggia c'è e ha bisogno di riconoscersi e ritrovarsi. Vent'anni dopo ricordare con un libro Giovanni è non rendere vano il coraggio di un uomo. E ripartire ancora.