Libri di Raffaele Vescera
La mala vita di Nicola Morra
Raffaele Vescera
Libro: Libro in brossura
editore: Magenes
anno edizione: 2020
Nicola Morra, bandito solitario pugliese, alla macchia per un indesiderato duello che lo vide vincitore. Eroe romantico dell’Ottocento, Zorro mediterraneo, cavaliere irriverente, sbruffone e poeta, beffardo derisore di potenti e pietoso elemosiniere dei poveri, mai violento, avventuroso e burlone, amante infedele, giustiziere a cavallo e ladro di purosangue. Incarcerato per mezzo secolo, nelle galere incaricato dai capi liberali e carbonari, Luigi Settembrini e Silvio Spaventa, di unirsi alla camorra per farsi garante del loro patto scellerato contro il re Borbone, in nome dell’unità d’Italia. Poi, deluso dalla calata degli invasori sabaudi, diventa amico degli insorti rifugiati nei boschi, comandati dal generale dei briganti Carmine Donatelli Crocco, con il quale condivide gli ultimi anni di vita nel bagno penale di Santo Stefano. Infine condannato con lombrosiana sentenza per via del suo ghigno ‘meridionale’. Le gesta del celebre bandito di Cerignola, vissuto nell’Ottocento, riempivano le fantasie dei pugliesi che le avrebbero cantate per il secolo a venire nelle canzoni popolari e nei dipinti naif. Il mito comune è quello del fuorilegge suo malgrado, Robin Hood o Jesse James, del bandito gentiluomo che toglie ai ricchi per dare ai poveri, vittima della perfidia del potere. La bontà dell’eroe si dava per scontata e le sue azioni erano giustificate in quanto dettate dalla necessità della giusta punizione del malvagio o dell’osservanza di un codice d’onore dal quale non poteva prescindere. Prefazione di Pino Aprile.
Il giudice e Mussolini
Raffaele Vescera
Libro: Copertina morbida
editore: ED-Enrico Damiani Editore
anno edizione: 2019
pagine: 270
Allo scoccare della seconda guerra mondiale, il vecchio Mauro del Giudice vive a Vieste. La sua è una routine da pensionato: qualche passeggiata, i libri, pochi amici, la figlia adottiva Franca e sua madre Vincenza, il mare chiaro del Gargano. E, sottotraccia, l'attività sovversiva contro il fascismo. Ma non è sempre stato così, e il passato continua a tormentarlo. Tornando indietro al delitto Matteotti, da cui prende avvio il Ventennio, lo ritroviamo presidente scomodo della Sezione della Corte d'Appello di Roma a cui fanno capo le indagini. Il processo non è di quelli facili, esecutori e mandanti nascondono la verità sotto le camicie nere ancora nuove. Tra false piste, minacce e lusinghe, collusioni e intimidazioni, Del Giudice, uomo riservato e magistrato integerrimo, oltre che umanista e appassionato meridionalista, si trova a dover sbrogliare una matassa sempre più intricata. E scopre, pagandone le conseguenze a caro prezzo, che le ragioni della soppressione dell'onorevole socialista, oltre che nella sua denuncia al nascente regime, sono da cercare in quella dimensione oscura dove, oggi come sempre, i giochi segreti della politica si intrecciano a quelli dell'economia, e il potere, trasversale a ogni ideologia, a ogni confine, a ogni tempo, si fa semplicemente tradimento e impunita violenza.
Il barone contro. Don Felice e gli altri signori di San Chirico tra Borbone e Savoia
Raffaele Vescera
Libro
editore: Magenes
anno edizione: 2014
pagine: 308
Se la grande letteratura siciliana ci tramanda storie di gattopardi e viceré che hanno accettato il cambiamento al fine di conservare i privilegi nobiliari, la vicenda dei baroni Lombardo di San Chirico appartiene all'aristocrazia illuminata napoletana che si è battuta contro il feudalesimo e per la trasformazione costituzionale della monarchia. Nobili che hanno messo in gioco la propria esistenza, rinunciando alle prerogative di ceto e pagando con l'esilio e la confisca del patrimonio, a volte con la stessa vita, l'aspirazione per il nuovo patto sociale che i tempi imponevano. I baroni Lombardo di San Chirico, liberali per tre generazioni, vivono tutte le vicende rivoluzionarie del Regno di Napoli, dal 1799, al 1820, al 1848, fino all'Unità d'Italia. Unificazione che delude il loro iniziale entusiasmo poiché, anziché favorirne l'inclusione, il nuovo Stato Italiano tratta l'ex Regno delle Due Sicilie al pari di una colonia, emarginando i liberali e associando al potere i conservatori trasformisti. L'internamento nella fortezza piemontese di Fenestrelle di un discendente della famiglia Lombardo segna l'epilogo drammatico di questi avvenimenti. Il quarto barone di San Chirico, il colonnello don Felice Lombardo, fu il più avventuroso della sua stirpe.