Libri di Rosario Messone

Nonostante siano passati sessantadue anni da quando sono stato in collegio nella Certosa di Padula, ancora ricordo, nel bene e nel male, alcuni compagni e il maestoso Grande Chiostro per il camminamento dei monaci e, poi, per lo svago di noi orfani. La Certosa è un luogo ameno circondato da verdi e fecondi campi pianeggianti e dal rinomato collinare paese di Padula a Est. Dalla “Ringhiera della libertà”, come la chiamavano i prigionieri, gli sguardi di noi orfani potevano spaziare fino all’orizzonte tra messi di grano intervallate, qua e à, da coltivazioni verdeggianti e rigogliose come quelle dei nostri paesi lontani. L’amicizia che si creava tra noi non bastava a colmare la mancanza dl calore e di affetto delle nostre famiglie. Dalla popolazione locale, poi, ci separavano le invalicabili mura del maestoso complesso monumentale, perciò i contatti erano del tutto inesistenti. Siccome i giovani si adattano facilmente alle circostanze, ci accontentavamo di poco: bastava giocare tra noi nel campo sportivo per dimenticare le ansie e le frustrazioni della vita che era stata avara con noi. Non importava che tra tanti orfani ci fosse...

Borgo Carillia fa parte di Altavilla Silentina (SA). Il viandante, dopo aver percorso campi rigogliosi, che fanno la ricchezza di molte famiglie, passato il dosso del ponte sul fiume Calore si trova subito tra le case del Borgo. In questo posto e nelle contrade circostanti, quanta fatica, quanto dovevano sudare i genitori per assicurare il minimo indispensabile ai propri figli! A poco più di un decennio dalla fine del secondo conflitto mondiale, finalmente la svolta: si produceva molto e si esportavano prodotti anche “fuori”. Era il frutto del lavoro di uomini laboriosi e della mano dispensatrice di Dio. Questa parte di territorio inizialmente si chiamava Carilla (Carillæ), Borgo Scanno fino al 1961 e poi Carillia ovvero Borgo Carillia come oggi normalmente si chiama. La borgata è prevalentemente agricola, anche se vi sono delle realtà industriali certamente meno fiorenti di quelle di una volta....

Furore è un ridente paese che il turista, attratto dalla bellezza della Costiera Amalfitana, può visitare per estraniarsi dalla vita quotidiana. Solo per qualche ora del mattino, il paese è avvolto dall’ombra, quando i flebili raggi del sole, provenienti da Est, non sono ancora pronti a dare vigore alle creature di Dio. A sera il sole si affievolisce per poi scomparire all’orizzonte dopo essersi riflesso nel mare tra l’isola “Li Galli” e Capri. Il turista anziano, venuto da lontano, tirandosi avanti più per volontà che per vigore, si abbandona a ricordi e a visioni di tanti anni fa, quando sembrava che la vita non fuggisse così veloce. Il mare amato e temuto come una sorte di divinità, protagonista nella vita di questa gente, si è creato una vita propria attraverso le montagne fino a formare il Fiordo e un’insenatura dove, una volta, trovavano riparo i marinai. Il torrente Schiato, a volte ridotto a un rigagnolo, altre volte impetuoso come una valanga, non tracima e si versa nel mare senza far danni al territorio scosceso pittoresco e brullo...

"Nel corso degli anni ho incontrato ed ascoltato molte persone che, forse più del dovuto, hanno dato sfogo alle loro ansie e raccontate storie vissute. Una di queste persone è Vincenzo Fusco (all’epoca dei fatti chiamato Vincenzino) che mi ha parlato di alcuni avvenimenti risalenti a, quando, in giovane età, era al servizio della contessa Mona Bismarck. Mi ha raccontato storie di personaggi costellati da titoli nobiliari che vivevano in ambienti sfarzosi e frequentavano una ristretta cerchia d’amici “ricchi sfondati”. Affermava anche che, nella villa della contessa, spesso venivano ospitati artisti e fotografi i quali conducevano una vita stravagante e a volte irrazionale. I luoghi degli eventi e i volti delle persone che nominava mi sembravano ombre materializzarsi nel buio per poi svanire nel nulla. Della presenza dell’americana a Capri traevano benefici i suoi amici, coloro che la servivano con devozione e gli operai addetti al restauro, all’ampliamento e alla manutenzione della villa. Vincenzino, non era un uomo di cultura, ma aveva in dono una grande lucidità mentale. Spesso intercalava delle parole dialettali..."