Libri di Vincenzo Di Maro
Primavere intorno al sole
Maurizio Tambone
Libro: Libro in brossura
editore: Temperino Rosso
anno edizione: 2022
pagine: 66
Primavere intorno al sole è un viaggio in poesia, dove chi scrive inizia a dipingere parole che diventano colori da imprimere sulla tela della vita: amore e creazione, sole e terra, donna e uomo si fondono a narrare il cammino del perenne rinnovamento. La vita è un tumulto che si può descrivere ma non ordinare. Immagini, sentimenti, sensazioni che rivelano nuovi mondi, nuove dimensioni. Nelle composizioni parole e lettere affiorano spontaneamente, come una voce che risale, un bisogno ancestrale che si manifesta, un processo di catarsi. L’esistenza come metamorfosi nelle sue fasi temporali, dove la fine è essa stessa cambiamento e trasformazione negli elementi del nuovo divenire. Un unico flusso dove l’essere umano parte infinitesimale del cosmo è esso stesso materia e sostanza del Tutto (Unico respiro universale). Opera prima che si divide in tre sezioni: Vita, Amore, Sogno e percezione. La nota introduttiva è a cura di Vincenzo Di Maro.
Una stagione nascosta
Vincenzo Di Maro
Libro: Libro in brossura
editore: NEM
anno edizione: 2019
pagine: 77
Esiste, in ogni parola, il mistero della sua origine, del suo farsi e sfarsi nel tempo. Così, queste poesie sembrano cavalcare la cresta dell'onda che conduce l'essere verso il suo compimento, non trascurando le pietre miliari delle improvvise parusie, gli epodi, subito dopo l'attacco frontale del senso dell'immagine prima. Il libro, dunque, affonda le sue origini nell'archetipo acronico della grotta, di una lingua per immagini che è ancora "altro" dalla lingua scritta, eppure già codex, impianto simbolico per niente casuale. Senso che si dirama nel tempo costruendo, mattone dopo mattone, l'edificio di una storia parallela, quella degli accadimenti, del compiersi ineluttabile delle cause e degli effetti e quella sotterranea del senso polimorfico, cangiante e ambiguo come le apparizioni. I versi spesso "appaiono" e "scompaiono", si alimentano incessantemente di un andare avanti e di un tornare precipitosamente indietro verso quella grotta, evocano nascite e rinascite. Hanno l'ossatura di un corpo elastico tirato verso l'origine e la fine, vivono nella tensione che si crea al centro, e cioè nel punto più esposto alla vita, al compimento dei suoi fasti: "ciò che esiste ha un nome". La tenzone abita interamente nella caduta di un corpo, nella "retorica" vitalistica della sua entelechia e della sua entropia; a cui si contrappone un disabitare costante, l'inconsistenza dell'acqua, la sparizione, il rischio di una visione dispotica del mondo. Così, soprattutto nelle prime sezioni, Vincenzo Di Maro suggerisce la poesia come lingua della preveggenza; non nel senso di indovinare, di prevedere il disastro, ma nel senso di una lingua capace di sentire contemporaneamente la presenza degli opposti, tra requiem e battesimo. Lingua, questa, destinata a essere pronunciata sulla superficie traballante delle falde psichiche, splendente quando esaltata e guizzante verso la luce, oscura e incatramata quando precipiti verso il mare oscuro del dubbio.
La fine dell'opera. Frammenti per un coro
Vincenzo Di Maro
Libro
editore: LietoColle
anno edizione: 2011
pagine: 68
La costanza dell'inseguito
Vincenzo Di Maro
Libro
editore: NEM
anno edizione: 2009
pagine: 82
"La costanza dell’inseguito" di Vincenzo Di Maro, vive di una doppia scoperta: quella di una vocazione poetica, e della coscienza che “Mondo” e “Sé” si abbeverano alla stessa fonte originaria. Opera dalla segreta tensione metrica che mima “eclissi e desiderio” di ogni armonico divenire. Poesia assoluta e certa di un presente tanto precario quanto emblematico, dove parole, oggetti, persone confluiscono entro un magma di metamorfici parallelismi. Struttura complessa che diviene, nelle sezioni dal titolo dei giorni ulteriori e il tempo perdonato, chiarità di un timbro battente ed elegiaco, attraverso i giorni e il tempo. Questa ambiziosa “Opera prima” di Vincenzo Di Maro è una sfida tra la mente e il cuore che richiama tanto le avanguardie quanto il registro sapienziale dei libri perenni: dove i russi e i latini, certo Wallace Stevens e i mistici medievali, convivono alla compassata presenza della nostra lirica più attuale ed avvertita.