Libri di A. Morandotti (cur.)
Pierre Subleyras e l'abate miniatore Felice Ramelli. Un ritratto per i Musei reali di Torino
Libro: Copertina rigida
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2019
pagine: 53
Pierre Subleyras (1699-1749), dopo la grande mostra di Parigi e Roma del 1987 che lo ha rilanciato all'attenzione degli studi e del grande pubblico, è stato definitivamente consacrato come uno dei protagonisti della storia dell'arte del Settecento a Roma poco prima dell'avvento del neoclassicismo. La sua doppia nazionalità, i natali e la prima formazione in Francia, e poi la maturazione e la lunga attività a Roma, permettono di definirlo come un pittore francese della scuola romana, nella consapevolezza che fu uno dei motori della razionalizzazione del linguaggio pittorico nella Roma del secondo quarto del Settecento. Il libro ruota intorno al ritrovamento del ritratto di uno dei primi estimatori e promotori dell'attività di Subleyras a Roma: l'abate miniatore Felice Ramelli, canonico lateranense, nato ad Asti ma legato agli ambienti artistici più aggiornati di Venezia, Bologna e Roma. È Ramelli a favorire la commissione della prima grande opera pubblica del pittore, la Cena in casa di Simone eseguita nel 1737 per il convento di Santa Maria Nuova ad Asti e oggi al Musée du Louvre. Il "Ritratto dell'abate Felice Ramelli" - che Pierre Rosenberg in queste pagine definisce "uno dei più bei ritratti del XVIII secolo, sia in Italia che in Francia" - è stato da poco acquisito dallo Stato italiano per i Musei Reali di Torino. È una vera e propria consacrazione dell'attività di Ramelli nel campo della miniatura, e allo stesso tempo una conferma della straordinaria qualità di ritrattista di Subleyras.
L'ultimo Caravaggio. Eredi e nuovi maestri. Napoli, Genova e Milano a confronto (1610-1640)
Libro: Copertina morbida
editore: Skira
anno edizione: 2017
pagine: 247
Può esistere una storia dell'arte nell'Italia del Seicento senza Caravaggio? Tanto più in un arco cronologico (1610-1640) così legato all'eco delle sue recenti esperienze? Questa mostra vuole provare a dimostrarlo. Tra mille iniziative editoriali ed espositive, non ci si è mai interrogati a fondo sul reale raggio di penetrazione del linguaggio del genio lombardo nell'Europa del suo tempo. Nell'Italia degli inizi del XVII secolo, la cultura caravaggesca si afferma in tutti quei luoghi dove il maestro ha soggiornato, licenziando opere pubbliche significative e vivendo tra artisti e committenti con la sua prepotente personalità. Roma, Napoli e l'Italia meridionale rimangono stregate dagli esiti del pittore e la storia dell'arte davvero cambia al momento del suo passaggio, una vera e propria onda travolgente. Ma questo non avviene in altri importanti centri della penisola dove pure si continua a dipingere, e anche molto bene: non succede, a titolo d'esempio, se non incidentalmente, a Firenze, a Bologna, a Venezia, a Genova, a Torino e persino a Milano, dove Caravaggio è nato e si è formato ma da cui si allontana precocemente senza più lasciare tracce di sé. In questi centri, altre tradizioni incalzano, altre intelligenze agiscono, in piena autonomia, anche quando si è costretti a fare i conti con le opere di Caravaggio messe davanti ai propri occhi, magari solo attraverso una copia ritenuta un originale. Presentazione di Giovanni Bazoli.
The enchanted islands. Views of the Borromeo domains from Gaspar van Wittel to Luigi Ashton
Libro: Copertina morbida
editore: Scalpendi
anno edizione: 2015
pagine: 192
Il titolo dell'esposizione prende spunto da una lapidaria definizione di uno dei primi viaggiatori di passaggio all'Isola Bella, nel 1686, mentre ancora i lavori fervevano. "When all is finished, this place will look like an Inchanted Island" scrive allora Gilbert Burnet, inaugurando idealmente la stagione delle immancabili tappe sul Lago Maggiore dei gentiluomini europei durante il proprio Grand Tour. Come avviene nel resto d'Italia, alle testimonianze di viaggio corrisponde un'immediata fortuna visiva degli stessi luoghi, subito al centro degli interessi del moderno vedutismo, una seconda faccia della medaglia per seguire il gradimento del paesaggio italiano. L'esposizione e il relativo catalogo cercano di restituire questo doppio registro della fortuna delle Isole Borromee, mettendo a confronto documenti figurativi e testimonianze letterarie e archivistiche tra la fine del XVII e l'inizio del XX secolo circa. Si arricchiscono così le nostre conoscenze su un capitolo della storia dell'arte in Italia settentrionale ancora molto trascurato dagli studi e dalle occasioni espositive.
Fiori. Natura e simbolo dal Seicento a Van Gogh. Catalogo della mostra (Forlì, 24 gennaio-20 giugno 2010)
Libro: Copertina morbida
editore: Silvana
anno edizione: 2010
pagine: 383
Caravaggio era solito dire che la stessa abilità ("tanta manifattura") era necessaria "a fare un quadro buono di fiori, come di figure". Da queste parole, che, muovendo contro la gerarchia ormai codificata dei generi pittorici, sostengono in modo rivoluzionario la dignità di ogni aspetto del reale, anche il più minuto, la mostra prende spunto per illustrare il rapporto di attrazione e di sfida che un soggetto particolare, i fiori, mantiene per i maggiori artisti del Seicento, al di là di ogni specialismo. In quel momento storico il rapporto diretto col vero si coglie al livello più alto nei misteriosi "Fiori in una fiasca impagliata" dei Musei di Forlì, un dipinto che si carica, forse proprio per la sua apparente semplicità, di forti valenze simboliche. La sua tormentata vicenda attributiva, tuttora irrisolta, sta probabilmente a indicare che il suo autore non era forse un pittore "di fiori", bensì un artista che si cimenta eccezionalmente in questo campo, un po' come avvenne nel caso di Caravaggio. Vedere oggi quel quadro accanto ad alcune significative opere assegnabili ad altri artisti ai quali il dipinto di Forlì è stato attribuito nel passato permetterà non solo di ripensarne meglio la data e il contesto, ma anche di comprendere la forza di attrazione che il nuovo genere della natura morta dovette rappresentare per i maggiori artisti del tempo.