Libri di C. Saccone
Canzoni d'amore e di taverna. Nel Trecento alla corte di Shiraz. Testo persiano a fronte
Hafez
Libro: Libro in brossura
editore: Carocci
anno edizione: 2011
pagine: 343
Nella Shiraz del Trecento, in una corte dove si alternano principi gaudenti e principi bacchettoni, emerge il genio di Hàfez (1319-1390), il più grande lirico persiano da qualcuno paragonato a Petrarca, ammirato da Goethe e da Emerson che lo conobbero in traduzione. Lo "stilnovo" hafeziano canta le grazie di un bellissimo e innominato amico, in cui, a seconda delle prospettive ermeneutiche adottate, è dato vedere vuoi un amore proibito, vuoi un simbolo dell'Amico divino, vuoi una controfigura del principe lodato. Poeta mistico o poeta epicureo? Le sue immagini ci appaiono comunque traslucide di realtà soprannaturali: il vino può rimandare a mistiche ebbrezze, il bel coppiere può ricordare il Dio del Corano (LXXVI, 21) che versa il vino ai beati; e la condotta trasgressiva, il peccato ostentato in barba alla legge e ai dottori, può magari sottilmente rinviare a una ricerca di santità. Ma sopra ogni cosa colpisce il frammentarismo strutturale e irriducibile di questa poesia, densa e tersissima, soffusa di quella grazia squisita e ineffabile che è nelle tante miracolose "sospensioni nel vuoto" che si producono nel passaggio da un verso all'altro, là dove l'autore sa spesso introdurre novità repentine di tono, cambi imprevisti di giro d'immagini, alternanze inattese di pensieri, arguzie, argomenti, ironie.
Vino, efebi e apostasia. Testo persiano a fronte
Hafez
Libro: Libro in brossura
editore: Carocci
anno edizione: 2011
pagine: 327
Vino, efebi e apostasia sono un po' i tre pilastri, sotto il profilo tematico, della poetica persiana classica, che tipicamente predilige motivi "mal-famati" o bad-nâm, un termine dal trasparentissimo etimo indoeuropeo. Abilmente orchestrando questi elementi, Hâfez ha saputo produrre una poesia che si libra tra il Sensibile e il Sovrasensibile, tra il terreno e il celeste, qualcosa che incantò il vecchio Goethe, il quale rese omaggio a Hâfez nel suo West-Oestlicher Diwan e lo definì "il mio gemello orientale". Poeta edonista e cantore della vita libertina all'apparenza, le sue immagini sono traslucide di realtà soprannaturali: il vino può rimandare a mistiche ebbrezze, il bel coppiere può ricordare il Dio del Corano (LXXVI, 21) che versa il vino ai beati; e la condotta trasgressiva, il peccato ostentato in barba alla legge e ai dottori, può magari sottilmente rinviare a una ricerca di santità. Ma sopra ogni cosa colpisce il frammentarismo strutturale e irriducibile di questa poesia, le tante "sospensioni nel vuoto" che si producono nel passaggio da un verso all'altro, là dove l'autore sa spesso introdurre sorprese, novità repentine di tono, cambi imprevisti di giro d'immagini, alternanze inattese di pensieri, arguzie, argomenti, ironie.
Il discorso è nave, il significato un mare. Saggi sull'amore e il viaggio nella poesia persiana medievale
Johann Christoph Bürgel
Libro: Libro in brossura
editore: Carocci
anno edizione: 2006
pagine: 311
"Il discorso è nave, il significato un mare", tratto da un verso di Rumi (il più grande poeta mistico dell'Islam), sintetizza una delle possibili poetiche del mondo letterario della Persia medievale. È una concezione della poesia che rinvia al suo intimo nesso con la parola sacra e con la profezia. I due temi trattati in questo libro, l'amore e il viaggio, si presentano strettamente intrecciati: l'amore è spesso inseguito e realizzato dall'eroe di turno attraverso una "quête" in cui la dimensione dello spostamento, del viaggio, è fondamentale.
Viaggio nel regno del ritorno
Sana'i
Libro
editore: Carocci
anno edizione: 1998
pagine: 133
Simile a certi paesaggi trasfigurati della miniatura persiana, dove la natura diviene cifra enigmatica di una realtà altra, questo Viaggio nel Regno del Ritorno, del grande mistico persiano Sanâ'î (1080 ca. - 1150 ca.), ci trasporta in un mondo «immaginale», sospeso tra sensibile e intelligibile, proiezione dei luoghi di luce e di tenebra dell'anima umana. Dopo un'apostrofe al vento-spirito, che colma di sla distanza che separa la terra dalle stelle e invita alla liberazione - "Liberati, o natura angelica, dalla morsa dell'acqua e del fuoco e innalza e tue tende sulla corona delle Pleiadi" - il pellegrino si inoltra, con il conforto di una Guida, negli spazi dell'Aldilà. Prima nell'inferno sublunare dei quattro elementi, brulicante di esseri putridi, mostruose, surreali, poi nel regno degli astri, popolato dai filosofi naturali, dai teologi, dagli astolatri, dagli ipocriti, il limbo della ragione e della sua impotenza, per giungere infine nell'immenso dominio della pura Luce. In questo sogno da svegli gli elementi del cosmo divengono eventi dell'anima, come in un racconto iniziatico e il pellegrino ritrova, per gradi, il segreto della propria origine.
Delle occasioni amorose
Ghazâlî Al
Libro: Libro in brossura
editore: Carocci
anno edizione: 2007
pagine: 201
Fratello minore del più celebre Abu Hamid, il grande teologo sistematico dell'islam medievale, Ahmad Ghazali si distingue come originale cantore della "santità" di Satana, inopinatamente eretto a modello dell'amante mistico, e scrive con questo breve trattato una densa, originale riflessione sui fondamenti e la "fisiologia" dell'amore. Sequela dal ritmo travolgente di aforismi e stringate argomentazioni, intervallati da aneddoti e versi, questo testo ha sedotto e affascinato nei secoli innumerevoli sufi e poeti dalla Persia all'India musulmana. Scandagliando il tema dell'eros, Ahmad Ghazali porge una sottile, profonda "teologia della bellezza e dell'amore", sicché la sua analisi dell'amore umano si rivela essere in realtà una ineguagliata, raffinatissima meditazione sull'amore divino e sulle leggi misteriose che lo regolano.
La rosa e l'usignolo
Libro
editore: Carocci
anno edizione: 2003
pagine: 204
Gli amori della rosa e dell'usignuolo formano uno dei più celebri temi cantati da innumerevoli poeti persiani, turchi, arabi, indostani. Nell'usignuolo innamorato che piange, grida, supplica e si dispera di fronte all'altezzosità e all'apparente indifferenza della rosa, è stato visto non solo un simbolo della sofferenza e dell'autopurificazione che ogni autentico amante deve sperimentare prima di attingere all'unione con l'amata, ma anche un paradigma profondo e affascinante dell'amore mistico dell'anima per Dio. Nel poema l'amore dell'ebbro usignuolo, che canta solo per la rosa, appare scandaloso agli altri uccelli che cantano invece per Dio e così essi lo trascinano in tribunale di fronte al profeta-giudice Salomone. Questi, però, capisce che la via dell'amore non è lontana dalla via della profezia e, inaspettatamente, assolve l'usignuolo da ogni accusa restituendolo alla sua prediletta rosa. Amore mistico e amore profano si mescolano inestricabilmente nella più famosa e intrigante "favola teologica" del Medioevo persiano.
Il libro della fortuna di Alessandro
Nezamî di Ganjè
Libro
editore: Rizzoli
anno edizione: 1997
pagine: 296
Alessandro Magno fu figura leggendaria non solo in Occidente, ma anche nel mondo orientale dove le sue gesta si diffusero grazie alla letteratura ellenistica e alla divulgata identificazione tra l'eroe macedone e un leggendario guerriero celebrato nel Corano. Parte di un gruppo di tre poemi dedicati ad Alessandro, il Libro della Fortuna, composto tra il XII e il XIII secolo dal grande poeta persiano Nezami, è al tempo stesso un romanzo di avventure, con la narrazione dei grandi viaggi di Alessandro, e una raccolta di esempi indirizzati ai potenti della terra, secondo la tradizione moralistica e sapienziale.