Libri di Claudio Salone
Gli ebrei di Zirndorf
Jakob Wassermann
Libro: Libro in brossura
editore: Robin Edizioni
anno edizione: 2025
pagine: 300
"Gli ebrei di Zirndorf" fu pubblicato nel 1897. In un ampio “preludio” viene raccontata la storia degli ebrei di una piccola cittadina nei pressi di Fürth nel XVII secolo, che diventano seguaci fanatici dell'autoproclamatosi “Messia” Sabbatai Zevi. Il romanzo vero e proprio è invece ambientato nel 1885 e racconta le vicissitudini del giovane Agathon, che crede di poter reincarnare Sabbatai Zevi, ma che alla fine deve riconoscere la vanità del suo progetto di redenzione. Tacciato ingiustamente di antisemitismo e di contiguità con il nazionalsocialismo, con Die Juden von Zirndorf Wassermann propone una sua originale soluzione della “questione ebraica". In essa, se da un lato il ruolo dell’ebraismo tedesco è quello che prende le mosse dall’Haskalah illuministica e che predica l’abbandono del tradizionalismo più retrivo (da qui origina soprattutto l’accusa di antisemitismo, per il ritratto che l’Autore fa, con tonalità scabre e violente, di talune caratteristiche delle comunità ebraiche), dall’altro è quello di incarnare, attraverso la figura di un Messia (Sabbatai Zevi nel preludio, Agathon nel corpo del romanzo vero e proprio), una soluzione personalistica (evidenti le affinità tra il Messia/Agathon e l’Übermensch nietzschiano) capace di superare, “al di là del bene e del male”, le distinzioni e le contrapposizioni su basi etniche per donare all’intera società la libertà dalla superstizione, e dal razzismo. Un Messia che è cristiano ed ebreo a un tempo (Agathon è nato da una madre ebrea e da un padre cristiano) e che si fa attore di un’utopia, quella di una società priva di egoismi e di ricerca del profitto, tesa unicamente ad affermare la gioia e l’amore fra gli uomini, in una terra “pura e semplice, senza croce, senza sentirsi abbandonati, senza rinunce, senza regolamenti di conti con qualcuno lassù.”
In un regno bello e lontano. Gli almanacchi di fiabe
Wilhelm Hauff
Libro: Libro in brossura
editore: Robin Edizioni
anno edizione: 2020
pagine: 448
"Gli almanacchi di fiabe" di Wilhelm Hauff, tipici prodotti della letteratura Biedermeier, e opera di un autore "di talento, ma non di genio", morto giovanissimo, furiosamente creativo e attento soprattutto al marketing letterario, si rivelano in realtà "un'opera polifonica dai molteplici livelli di lettura" (S. Acciaioli). Vogliono essere "l'apologia della fiaba, non la sua apoteosi" (H-H. Ewers). Il loro maggior merito è quello di aver traghettato verso un'epoca nuova il genere della fiaba romantica, ormai al tramonto, e di averne fatto uno strumento capace di interpretare la temperie autentica di un'intera fase storica, quella in cui si sono ormai attenuati gli ardori e gli slanci del primo Romanticismo, caduto vittima della Restaurazione seguita al ciclone napoleonico. Padrone di una straordinaria tecnica narrativa, Wilhelm Hauff con queste sue fiabe ci trasporta dall'oriente all'occidente, da Baghdad alla Foresta Nera, dai deserti dell'Arabia alle isole a nord della Scozia, in un vorticoso cambio di orizzonti che guida il lettore verso un mondo "bello e lontano", che non è solo quello della letteratura per l'infanzia, ma che è in grado di divertire e far sognare anche gli adulti.
Letteratura e religione nell'antica Roma. Culture, contesti e credenze
Denis Feeney
Libro
editore: Salerno Editrice
anno edizione: 1999
pagine: 240
La battaglia per Vienna
Hugo Bettauer
Libro
editore: Robin Edizioni
anno edizione: 2018
pagine: 384
Con la pubblicazione in lingua italiana del romanzo-saggio "La battaglia per Vienna" di Hugo Bettauer (titolo originale, Der Kampf um Wien, 1922-23), si vuole offrire a un più vasto pubblico di lettori la possibilità di conoscere aspetti meno noti della cultura e della società austriaca – e in particolare viennese – dell'inizio del XX secolo, partendo da un osservatorio diverso da quello della letteratura “alta” (Hofmannsthal, Schnitzler, Musil), quello cioè dei piccoli ceti urbani, impegnati quotidianamente nella lotta per sopravvivere dopo l'immane catastrofe del conflitto mondiale. Si tratta del punto di vista di chi, come giornalista, scrittore e divulgatore, ha impegnato tutto se stesso e con grande coraggio in una lotta quotidiana e difficile contro la corruzione, l'oscurantismo, il filisteismo e in favore della giustizia sociale e dei diritti civili. Con grande coraggio, perché in quegli stessi anni '20 era già alle viste l'incubo del nazionalsocialismo, di cui lo stesso Bettauer cadrà vittima, proprio nel 1925, l'anno della pubblicazione del Mein Kampf di Hitler. L'affresco bettaueriano, pur variegato e complesso, non ha i colori raffinati e scintillanti di un Robert Musil e rientra in buona sostanza nella cosiddetta “paraletteratura” o “letteratura d'appendice”. Tuttavia, anche così confinato, esso dispiega una forza narrativa notevole, fatta di scene tratteggiate con rapide ed efficaci pennellate e di un intreccio multiforme e denso di eventi, con lampeggiamenti profetici dell'imminente, tragico futuro. Per dirla con le parole di Murray Hall, nella sua postfazione all'edizione del 2012, il romanzo ci consegna una grande mole di materiale su cui riflettere, materiale “non sublimato, ma conservato, il che non è certo poco.”
Tre romanzi viennesi: La legge del più forte-Senza freni-La via senza gioia
Hugo Bettauer
Libro: Libro in brossura
editore: Robin Edizioni
anno edizione: 2018
pagine: 536
Con questi tre romanzi, qui riuniti in un unico volume, Hugo Bettauer, giornalista e scrittore laico e liberale, apre una finestra narrativa sulla multiforme realtà viennese degli anni ’20, facendocene comprendere gli straordinari contrasti, tra profonda miseria materiale e spirituale e immensa ricchezza, generati da una guerra che annientò milioni di esseri umani in forme e modi mai prima sperimentati. Animato da uno spirito “positivo” e aperto alle istanze delle nuove generazioni dei Roaring Twenties, Bettauer descrive, analizza e spesso commenta la vita degli abitanti dell’ex capitale imperiale, cogliendone con grande acutezza il dramma presente e in più occasioni, profeticamente, le tragiche prospettive future. “La legge del più forte” (1920). A dominare la trama e l’agire di tutti i personaggi è la legge dell’homo homini lupus, che devasta le vecchie regole del “Mondo di ieri”. Pur essendo un romanzo intrinsecamente viennese, un’intera sua sezione è dedicata a tracciare consistenti scorci di vita americana e di New York in particolare, che l’autore aveva conosciuto personalmente e di cui, evidentemente, serbava un ricordo nitido e significativo, anche se non sempre lusinghiero. A differenza della successiva produzione bettaueriana, qui le vicende dei protagonisti sembrano assumere maggior rilievo rispetto alla critica della società e dei suoi disvalori, cui sarà invece dato ampio spazio nelle opere successive. “Senza freni” (1920) conobbe un notevole successo, come del resto il precedente; tanto che, ancora quattro anni dopo, fu ripreso e pubblicato a puntate su un nuovo giornale viennese, "Das Tribunal. Internationale Justiz-und Kriminal Zeitung", stavolta con il titolo “Der Mann, der leben wollte!”, “L’uomo che voleva vivere!”. Vi si ritrovano alcuni elementi tipici della morale bettaueriana, che qui si riassume in un paradosso: “a essere colpevole è la vittima, non il carnefice”. Al centro della riflessione si colloca non già l’abiezione dell’atto delittuoso, ma il fatto che la vittima merita la morte. La criminalità viene presentata come una mera, possibile soluzione dei conflitti. Una posizione questa che risente con tutta evidenza delle spaventose devastazioni morali, oltre che materiali, prodotte dalla guerra. Per tragica ironia, anche l’assassino di Bettauer, Otto Rothstock, uscì, se non del tutto assolto, comunque sostanzialmente indenne dal procedimento giudiziario, proprio in forza del principio che a essere colpevole era in realtà la sua vittima. Anche “La via senza gioia” (1923-24) fu subito un grande successo. Alla fine del 1924 le copie vendute erano già oltre 30.000. L’apice della popolarità lo raggiunse però l’anno seguente, quando il celebre regista G. W. Pabst ne girò una versione cinematografica, nella quale una giovanissima Greta Garbo interpretò il suo primo ruolo da protagonista nei panni di Grete Rumfort. Il complicato intreccio degli eventi tesse una narrazione che sa come tener sempre viva l’attenzione del lettore, ma il tratto caratteristico della vicenda, che sotto questo aspetto si distacca dal classico romanzo di appendice, è la sua dimensione corale, propiziata dalla centralità che assume la Melchiorgasse, un micromondo urbano, “una piccola città a se stante, un quartiere fatto di miseria e degrado sociale” (G. Murray Hall, "Der Fall Bettauer", 1978, p. 34). Su questa strada vive un’umanità composita e dolente, per lo più travolta dalla bufera dei tempi, ma capace in qualche caso di trovare un riscatto.
Parigi-Saigon in automobile
Guy de Larigaudie
Libro: Libro in brossura
editore: Robin Edizioni
anno edizione: 2019
pagine: 256
Guy de Larigaudie (1908-1940) era un giovane scout francese, autore di libri di viaggio e romanzi d’avventura per ragazzi. Tra il 1937 e il 1938, insieme con un suo compagno, Roger Drapier, portò a termine in sette mesi il primo raid automobilistico da Parigi a Saigon. Questo libro è il resoconto della grande avventura dei due scout a bordo di Jeannette, la loro vecchia Ford decappottabile. Il volume, con l’introduzione di don Vittorio Bernardi, è arricchito dalle foto del viaggio, scattate da Larigaudie e Drapier, e dal saggio "Le strade dell’avventura: dalla Pechino-Parigi alla Parigi-Saigon" di Marco Catucci. Introduzione di Vittorio Bernardi.
Jazz. Romanzo viennese
Felix Dörmann
Libro: Libro in brossura
editore: Robin Edizioni
anno edizione: 2019
pagine: 280
Siamo nella prima metà degli anni ’20. Vienna non è più la metropoli al centro di un grande impero multietnico e multiculturale, ma la capitale troppo popolosa di una piccola repubblica alpina. Ridotta alla miseria e alla disperazione dal processo iperinflattivo innescato, dopo la sconfitta del 1918, dalle folli pretese riparatorie delle potenze vincitrici, essa è teatro e al tempo stesso protagonista di una storia di decadenza materiale, che è anche decadenza morale e sociale; nel suo corpo agisce, come una malattia esiziale, un capitalismo finanziario senza freni, che specula sullo stato di estrema indigenza delle masse, sulla impotenza dello Stato a frenarne gli eccessi e sulla debolezza della politica a svolgere il suo compito di governo. Il romanzo si colloca entro questa drammatica cornice. Tipico “Wiener Roman” e Konjunkturroman (“romanzo di attualità”), in esso la realtà storica di Vienna e dell’Austria si fonde con quella fittiva, a crearne una terza, forse ancora più vera, capace di restituirci la pienezza di un mondo in cui alto e basso si mescolano e si accavallano, dando vita a un quadro dalle tinte forti e dai colori vividi e contrastanti, come quelli della pittura espressionista dell’epoca. “Jazz” è un titolo evocativo delle dissonanze tra la più sfrenata ricchezza e la più abissale povertà, tra una voglia di vivere e di godere della vita a tutti i costi e una sorta di cupio dissolvi, che sembra impadronirsi di tanti destini personali, incapaci ormai di futuro. Un’occasione per meditare, a quasi cento anni di distanza, anche sul nostro presente.
Gli ebrei di Colonia
Wilhelm Jensen
Libro: Libro in brossura
editore: Robin Edizioni
anno edizione: 2020
pagine: 224
"Die Juden zu Köln", opera giovanile di Wilhelm Jensen, fu pubblicata nel 1869, a tre anni dalla battaglia di Königgrätz, più nota in Italia come Sadowa, e dall’esclusione definitiva dell’Austria dalla Mitteleuropa germanica egemonizzata dalla Prussia. Theodor Herzl, il fondatore del Sionismo, apprezzò il libro e definì Jensen “il poeta della mia giovinezza”. È una appassionata denuncia e un grido di allarme contro il risorgere dell’antisemitismo in terra tedesca, qui nelle fattezze dell’antigiudaismo cattolico. Siamo alla metà del XIV secolo. Il giovane ebreo Hellem torna, dopo sette anni di lontananza e nel momento peggiore, nella sua Colonia. Favorita dalle pessime condizioni igieniche, la peste infuria mietendo centinaia di vittime. Il male si manifesta in forme meno virulente nel Ghetto, che può contare su una sapienza medica e su una migliore pulizia. La repentina diffusione del contagio fa tuttavia nascere un diffuso sentimento di imminente Fine dei Tempi, per placare il quale serve un colpevole che viene identificato nell’ebreo, “uccisore di Nostro Signore Gesù Cristo” e “avvelenatore dei pozzi”. Di qui l’assalto al Ghetto e la distruzione pressoché totale di quella che era allora la maggiore comunità israelitica della Germania. Tra la Ghettoliteratur e il romanzo storico, ne "Gli ebrei di Colonia" gli eventi sono rivissuti anche con una coloritura fantastica e chiaroscurale, nella dimensione dei sentimenti. L’amore e la solidarietà, l’odio e la violenza determinano il comportamento dei diversi personaggi, che talvolta riescono a valicare gli steccati che la Storia ha innalzato tra di loro, nel riconoscimento di un destino comune, illuminato dalla Luce della Ragione.
Ore italiane
Henry James
Libro: Libro in brossura
editore: Garzanti
anno edizione: 2020
pagine: 528
Nella folta schiera degli scrittori-viaggiatori che, da Goethe a Stendhal, da Gautier a Ruskin, hanno reso omaggio al Bel Paese e ai suoi tesori artistici e naturali, Henry James è senza dubbio uno dei più raffinati. «Pellegrino appassionato» affetto da un incurabile «mal d'Italia» («the luxury of loving Italy»), visitò la penisola ben tredici volte nell'arco di quarant'anni. Ore italiane è il taccuino di viaggio che raccoglie gli scritti composti tra 1872 e 1909, testimonianze in cui la vivacità del reportage non rinuncia alla seduzione narrativa. Gli itinerari jamesiani ricalcano a grandi linee le tappe canoniche del Grand Tour: Venezia, Firenze, Roma, le cittadine dell'Umbria e della Toscana, la campagna romana disseminata di ruderi, l'incanto azzurro e abbagliante di Capri. Concepito come un Baedeker per i viaggiatori americani, è in realtà un sofisticato viatico per turisti sentimentali, svagati e umorali, disposti a cedere alla estatica, indefinita fascinazione della storia e della bellezza. Introduzione di Franco Cordelli. Prefazione di Attilio Brilli.
Romanzo in jazz. Con l’album «Hans Janowitz» di Marco Catucci
Hans Janowitz
Libro: Libro in brossura
editore: Robin Edizioni
anno edizione: 2020
pagine: 216
Il Romanzo in Jazz, che si dipana tra Londra e Parigi, è la storia di un giovane inglese, Lord Henry, innamoratosi di Madame Mae R., che ha incontrato accidentalmente in un vagone ferroviario. In seguito allo scandalo che ne segue, Henry si trasferisce a Parigi per suonare il violino in una Jazz band nel locale di Epstein, direttore e comproprietario dello Château d’Or. Le vicende della Jazz band e del gruppo di ballerine che si è unito ai giovani musicisti si intrecciano con quelle di Arpad, losco gigolò dello Château d’Or, e di un pittore russo folle e omicida, noto alla polizia come Astragalus, o l’Uomo dei Dadi. Rompendo gli schemi tradizionali, Janowitz riorganizza la trama del romanzo seguendo un ritmo dichiaratamente jazzistico, sostenuto da una vena ironica colta e scanzonata, non immemore della lezione di Charles Dickens e soprattutto di Laurence Sterne, l’autore del Viaggio sentimentale e del Tristram Shandy riscoperto da Viktor Šklovskij, poco prima del soggiorno berlinese del 1923.
Giochi d'amore. Otto novelle (1902-1912)
Heinrich Mann
Libro: Libro in brossura
editore: Robin Edizioni
anno edizione: 2021
pagine: 296
Se è indubbio e duraturo il successo di Heinrich Mann come romanziere, la sua produzione come novellista è stata spesso sottovalutata e considerata una mera fase preparatoria, propedeutica alla stesura delle opere di maggior respiro. Questa funzione di “laboratorio”, di “palestra” non può essere negata, ma è altrettanto vero che è proprio nelle novelle che il lucido sperimentalismo manniano produce alcuni tra i suoi risultati migliori. Lo stile è asciutto e la struttura dei racconti è sostanzialmente teatrale, se non addirittura cinematografica; tanto che lo stesso Autore, in una lettera a René Schickele del 24 ottobre 1908, ammette esplicitamente di non essere capace di scrivere trecento pagine senza suddividerne duecento in scene e dialoghi. Qui presentiamo otto novelle scritte in un decennio (1902-1912) antecedente lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. In esse si riconosce un filo conduttore che le accomuna, quello dell’amore inteso come gioco, osservatorio privilegiato per analizzare i comportamenti umani. Tale gioco, agito teatralmente o autenticamente sofferto oppure ancora interpretato con un amaro, grottesco sense of humor, svela la sostanza delle relazioni tra le persone e del loro sempre difficile rapporto con la società, con gli ideali, con la vita in senso lato.
Tre racconti: Clara-Le nozze del monaco-La giudice
Conrad Ferdinand Meyer
Libro: Libro in brossura
editore: Robin Edizioni
anno edizione: 2024
pagine: 250
Qui proposta per la prima volta in traduzione italiana, "Clara" risale agli anni 1854-55 e si colloca quindi all’inizio della carriera di scrittore di Meyer, allora ventenne. Essa però venne pubblicata solo nel 1938. Non vi sono testimonianze dirette dell’autore sulla sua composizione. Qualche informazione la ricaviamo dalla sorella di Meyer, Betsy, che spedì il breve racconto ad Adolf Frey nel 1893: “Le spedisco un reperto di antica data, una novella che risale al periodo della più buia solitudine. Di sicuro lei se ne accorgerà.” Frey risponde subito dopo: “La novella è tipica dello scrittore più maturo, solo infinitamente tenera e pallida.” La novella "Le nozze del monaco", scritta nel 1884, è tra le più note e di maggior successo dello scrittore. Esemplare modello di Rahmenerzählung, vede in Dante Alighieri il narratore di primo livello che, ospite di Cangrande della Scala negli anni del suo esilio, racconta a un ristretto gruppo di cortigiani raccolti davanti a un camino la storia tragica del monaco Astorre, a partire da un semplice ed enigmatico epitaffio conservato in un convento francescano di Padova. Nel raccontare, Dante collega direttamente alcune caratteristiche dei personaggi della vicenda a quelle dei suoi ascoltatori, che ne vengono in tal modo intimamente coinvolti e non riescono più a distinguere tra realtà e finzione. Tradotta qui in italiano per la prima volta, "La giudice" venne scritta nel 1885. La sua trama si dipana anch’essa all’interno di una cornice storica importante, al tempo dell'incoronazione a Roma di Carlo Magno nell'anno 800. L’imperatore nella fattispecie è qui richiamato per i riflessi che la sua azione pacificatrice e ordinatrice ebbe nella provincia alpina della Rezia, i Grigioni tanto cari a Meyer, combattendo contro i “predoni” Longobardi.

