Libri di D. Pitter
Samurai. Una breve storia
Michael Wert
Libro: Copertina morbida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2020
pagine: 160
La parola samurai evoca immediatamente il passato eroico del Giappone: un'antica casta di guerrieri fedeli a un rigido codice d'onore, addestrati per essere combattenti letali e pronti a morire al servizio del proprio signore; un immaginario che continua ancora oggi a essere reso popolare da film, fumetti e romanzi. Ma la realtà storica è più complessa e sfaccettata: il termine samurai in origine definiva genericamente chiunque fosse al servizio di un nobile, mentre i combattenti veri e propri appartenevano a un gruppo variegato che spaziava da coscritti stagionali a proprietari terrieri legati alla nobiltà. Michael Wert racconta la parabola dei samurai a partire dall'VIII secolo; i loro legami con l'aristocrazia e la corte imperiale di Kyoto, che spesso li appoggiava o usava come pedine politiche; il loro ruolo nella formazione dello shogunato, il governo militare del paese che spodestò l'imperatore, nato dalle lotte tra i clan più potenti; la strenua resistenza contro le invasioni dei mongoli; le continue guerre civili dell'età degli stati combattenti e la successiva unificazione del paese sotto il clan Tokugawa; il declino durante il periodo di pace inaugurato dai Tokugawa, che corrispose tuttavia al momento di massima celebrazione dei samurai presso i nuovi ceti urbani, nella letteratura e nel teatro. È una storia di battaglie, intrighi, tradimenti e ribellioni; ma è al tempo stesso la storia del modo in cui i samurai costruirono la loro identità attraverso valori condivisi che univano la disciplina marziale all'apprezzamento e al sostegno delle arti. "Samurai" illustra in modo agile e chiaro l'ascesa e la caduta di una classe che è stata un elemento fondante della storia e della cultura del Giappone; e che continua ancora oggi a vivere, in equilibrio fra tradizione e modernità, nel suo e nel nostro immaginario.
Breve storia della risata
Terry Eagleton
Libro: Copertina morbida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2020
pagine: 214
La risata è una delle nostre azioni più spontanee e caratteristiche. Eppure ha un'enorme varietà di sfumature: potete ridere con qualcuno, di qualcuno o potete ridere di voi stessi; la vostra risata può essere liberatoria o nascondere rabbia e paura; ridendo potete rafforzare gli stereotipi o attaccare il potere. Terry Eagleton ci racconta l'esilarante storia della risata; a partire dal Medioevo, quando è temuta e malvista da pensatori e filosofi, troppo diffusa tra il volgo, capace di rovesciare l'ordine divino, da confinare in occasioni speciali come il Carnevale; per proseguire con l'Illuminismo, quando le battute brillanti e l'arguzia diventano di moda: essere spiritosi è prova di intelligenza e virtù, indispensabile per fare bella figura in società. E come funziona l'umorismo che oggi arricchisce film, serie televisive, romanzi e spettacoli teatrali? Eagleton ne passa in rassegna i meccanismi e le possibili variazioni, dalle incongruenze che spiazzano a quelle che mescolano il tragico col solenne, fino alle battute che implicano la superiorità di chi le pronuncia. E alle boutade con cui a volte si può essere superiori anche a se stessi, come Groucho Marx quando afferma: «Non vorrei mai far parte di un club che accettasse tra i suoi soci uno come me». "Breve storia della risata" segue le tracce dell'umorismo da Rabelais ai Monty Python, da Freud alla stand-up comedy; ne traccia la mappa e soprattutto ci rivela come in una semplice risata agiscano i meccanismi che più di ogni altra cosa ci rendono unici e umani.
Vampiri. Una nuova storia
Nick Groom
Libro: Copertina morbida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2019
pagine: 387
Vampiri. Gli angoli di un sogghigno macchiato di sangue. Artigli adunchi avvolti in nuvole di pizzo. Svolazzi di mantelli neri nella brumosa notte vittoriana. Un paletto nel cuore, fasciato di seta. Vampiri. Crediamo di sapere tutto di loro: abbiamo letto Dracula e Intervista col vampiro; siamo stati vittime del loro incanto nel buio di una sala cinematografica; ne distinguiamo le fattezze emaciate, da Max Schreck a Bela Lugosi. Conosciamo i miti, le credenze, il potere del sangue che infonde forza sovrumana nelle loro vene. Non c'è, del resto, creatura che abbia esercitato una presa più magnetica - così simile al mesmerismo dei loro occhi ferali, delle loro voci stregate - sull'immaginario occidentale. Che cos'altro rimane da dire del vampiro? Moltissimo, sostiene Nick Groom, o forse ancora tutto, perché quanto pensiamo di sapere non è che la punta emersa di un vasto continente sotterraneo, misterioso e inesplorato, del quale solo la più rigorosa delle analisi storiografiche può restituire una mappa attendibile; perché la fortuna del Dracula di Bram Stoker e delle sue infinite metamorfosi cinematografiche ci ha fatto dimenticare che la storia del vampiro ha origini antiche, radici che affondano nelle superstizioni dell'Europa orientale, cui l'Illuminismo ha dato sostanza, prima che il Romanticismo le trasformasse in sogni e incubi. In romanzi. Occorre dunque una nuova storia del vampiro, per restituirgli la pienezza di significati - scientifici, culturali, religiosi, simbolici - che gli è propria, per impedire alla mitografia hollywoodiana di appiattirne la figura, in favore di una sensualità che, a ogni nuovo adattamento, smarrisce qualcosa del sentimento perturbante da cui è scaturita. Vampiri è una nuova storia, spaventosa ed eccitante, salutata da più parti come la più autorevole mai scritta, dalla cui lettura si esce con una consapevolezza profonda delle inestricabili sizigie fra leggenda e medicina, letteratura e religione che hanno portato alla nascita di un archetipo immortale.

