Libri di Franca Canero Medici

Il silenzio di una mancanza entra in scena sin dalla prima pagina attraverso la "voce narrante" del protagonista che ha perso la sua identità e tutti i suoi ricordi in seguito a un incidente automobilistico. Comincia così il suo viaggio interiore alla ricerca dei paesi perduti, che si interrompe, varia, cambia tono e riprende, tra una spiaggia metaforica ai confini della realtà e una camera d’ospedale di un luogo imprecisato. Nel procedere del racconto di un "Senzanome", dentro a questa terra di transizione si apre un percorso visionario. Questo si fa ispirazione, scrittura, ansia di giustizia e solidarietà, in un incontenibile affiorare di memoria, non privo di tratti autobiografici. Attraverso un continuo incurvarsi di orizzonti, le vicende di tutti i personaggi finiscono per intrecciarsi e disperdersi, nella comune appartenenza a una "solitaria filiazione di anime": come in un miraggio di Fata Morgana, quando intorno a un fuoco acceso nel deserto l’aria calda incontra improvvisamente il gelo della notte, mentre le favole danzano leggere nel vento insieme ai ricordi di tutti i dimenticati.

In un racconto misterioso di storie che non finiscono, come miraggi nel deserto, ritornano molti motivi dei miei precedenti romanzi, in una sorta di trilogia metaforica, e a tratti poetica. Nel ricordo di un dialogo nascosto e silenzioso, vi è la pazienza inspiegabile di un figlio del deserto senza una regolare identità; il volo di una misteriosa ragazza che danza con la sabbia, perché anche i muti possano cantare; e l’attesa visionaria di un vecchio rematore, scrittore in fuga e suonatore dell’oceano. Sullo sfondo, si staglia Marsiglia, Porta d’Oriente, avventura, sogno, utopia; e la visione poetica che di questa città ci ha lasciato Jean-Claude Izzo nei suoi romanzi, come luogo di incontro e di accoglienza, anche nel rispetto del suo mito fondativo. È ancora un Mediterraneo di tante storie e di tante città, che dovrebbero darsi la mano; che convive purtroppo con un Mediterraneo di morte e di ceneri senza nome mischiate tra loro, in un bisogno infinito e struggente di libertà.

La scrittura di queste pagine s’intreccia con una riflessione metaforica sulla ritualità del tempo e della vita, che si scandisce in una circolarità di arrivi e partenze. La comparsa improvvisa nel racconto di una misteriosa valigia rende l’autrice partecipe di una "emersione della memoria", non troppo diversa da quella che, nella finzione del romanzo, fa vivere anche al protagonista. Ci sono storie che non finiscono e che quasi da sole continuano a farsi ricordare, anche attraverso le parole e le diverse scritture di enigmatici frammenti, di aforismi che sembrano riflettere strane luci, per non morire.

Omero, Giorgio Caproni, Antonio Gramsci, Luigi Tenco, Cesare Pavese, Fernanda Pivano, i poeti della Beat Generation, Pier Paolo Pasolini, Herbet Marcuse, i filosofi e sociologi della Scuola di Francoforte, Álvaro Mutis, Louis-Ferdinand Céline, José Saramago sono stati tra i principali "cattivi maestri" di Fabrizio De André, compagni di tante notti di studio e letture. In questi cinque saggi Franca Canero Medici rintraccia nei testi del cantautore genovese il segno di queste amate presenze, citate, evocate, più o meno svelate o nascoste in tante canzoni. Con alcune di queste figure, quelle a lui contemporanee, De André sviluppò un rapporto forse ancor più ricco perché dialogico, di vero e proprio scambio, anche concettuale, sulle corde di una profonda sensibilità comune che in qualche caso divenne vera, feconda amicizia.