Libri di Giacomo L. Vaccarino
Madonna malinconia. Il male di vivere nei poeti e narratori italiani da Dante a Montale
Giacomo L. Vaccarino
Libro: Libro in brossura
editore: Editrice Tipografia Baima-Ronchetti
anno edizione: 2024
"La mélancolie, c'est le bonheur d'être triste": questo celebre e paradossale aforisma di Victor Hugo ci introduce al tema della malinconia nelle sue varie declinazioni ed espressioni. La malinconia come naturale stato d'animo, passeggero ancorché profondo, come un momentaneo atteggiamento non positivo di fronte a certi eventi della vita, in genere superabile. Si tratta insomma di quel "male di vivere", di quella tristezza antropologica che è esperienza comune, che può incombere su ognuno di noi, in maniera più o meno forte, più o meno persistente. In questa sintetica e antologica ricerca il "male di vivere" viene presentato attraverso la produzione letteraria, assunta in questo caso a documento della condizione umana, di alcuni autori particolarmente significativi, che hanno conosciuto e descritto nelle loro opere l'angoscia del vivere, il male dell'esistenza, la malinconia insomma. Ci sarà così la possibilità di soffermarci e leggere poesie e brani di poeti e scrittori, come Dante, Petrarca, Tasso, Leopardi, Montale e qualche altro, che ci hanno lasciato una sofferta testimonianza del loro malessere esistenziale, della loro malinconia persistente o passeggera.
La coscienza infelice. Percezione e immagini della malattia mentale dal mito alle neuroscienze
Giacomo L. Vaccarino
Libro
editore: Editrice Tipografia Baima-Ronchetti
anno edizione: 2021
pagine: 240
«La follia è una condizione umana»: così affermò Franco Basaglia in una delle sue Conferenze brasiliane, nel 1979. Pertanto possiamo trovare nell'esistenza umana una condizione cosiddetta normale e una, in qualche modo opposta, considerata folle, cioè dominata dalla malattia mentale, dalla sofferenza e quindi dalla infelicità, articolata nelle varie forme della psicosi e del male di vivere patologico, la cui percezione è stata molto differente nei secoli e nelle diverse società che si sono succedute dall'antichità ad oggi. In questa ricerca si è voluto mostrare come lungo i secoli è stata vista la malattia mentale - non solo dalla medicina e dalla sua branca più giovane, la psichiatria - ma utilizzando soprattutto la rappresentazione letteraria, attraverso qualche passo significativo delle opere di autori italiani e non, intendendo quindi la letteratura come uno dei più efficaci strumenti per la formazione e il consolidamento dell'opinione collettiva su un fatto sociale di tale rilevanza quale la malattia mentale.
Breve storia della follia. Con appendice antologica
Giacomo L. Vaccarino
Libro
editore: Editrice Tipografia Baima-Ronchetti
anno edizione: 2019
La follia è stata considerata, fin dai primordi della storia, una forza oscura di origine divina o demoniaca che, impossessandosi dell'uomo, lo conduce a commettere azioni le più efferate e nello stesso tempo inspiegabili. Ma non è così: la follia non è estranea alla vita, alla esperienza esistenziale degli esseri umani. Essa appartiene all'uomo come la ragione e spesso follia e non-follia si intrecciano nel corso delle esistenze. È una possibilità umana in cui si riconoscono spesso deliri e allucinazioni, ma anche sofferenza, disperazione, malinconia, nostalgia e una fondamentale richiesta di aiuto. Occorre solo mettersi, come insegna l'attuale psichiatria, nella condizione di dialogo e di ascolto dei messaggi, parole e silenzi, che la persone cosiddetta folle invia anche inconsapevolmente. Il libro ripercorre - in maniera sintetica e senza pretesa esaustiva - 25 secoli di storia della follia, della sua concezione elaborata da filosofi, psicologi, medici, alienisti e psichiatri, e del trattamento riservato ai folli nelle diverse condizioni storiche, sociali ed economiche.
La follia rappresentata. Matti, degenerati e idioti nella letteratura e nell'arte figurativa italiane dell'Ottocento
Giacomo L. Vaccarino
Libro
editore: Firenze Atheneum
anno edizione: 2013
pagine: 160
Nella storia dell'uomo la follia non è sempre stata rappresentata in egual modo ma ha seguito il mutare della cultura. Se infatti nella cultura classica la follia viene considerata malattia di natura e origini sacre, e nel Medioevo fino a tutto il Cinquecento il pazzo viene a personificare l'ambivalenza tra uomo e bestia e prende i tratti del "giullare di Dio", il Seicento raffigura il folle come un essere la cui mente è precipitata in un oscuro e indecifrabile abisso mentre la società lo emargina, lo interna in veri e propri ospizi. Pericolosità del folle e sua totale incurabilità rimangono convinzione anche in quegli artisti dell'Ottocento qui presi in esame, che rappresentarono i volti dell'ossessione, del delirio e della demenza.

