Libri di Giulia Lo Porto
Agar. «Ho visto il vivente che mi vede»
Giulia Lo Porto
Libro: Libro in brossura
editore: San Paolo Edizioni
anno edizione: 2022
pagine: 144
Agar, donna la cui storia di maternità viene narrata nel ciclo dei patriarchi, è quasi sempre definita a partire dalle sue relazioni: è la schiava di Sara, la moglie di Abramo, la madre di Ismaele. Eppure, Agar l'egiziana, anteponendo l'esperienza vissuta sul proprio corpo alle gerarchie sociali e ai vincoli del diritto, ridefinisce se stessa, modifica lo sguardo sulla propria condizione, si mette in ascolto di quanto le accade e, con l'aiuto del Dio d'Israele, dà vita a una storia nuova, a un popolo nuovo. Lo studio dei testi di Genesi che ne raccontano la vicenda (16 e 21,1-21) mette in luce diverse stratificazioni e numerosi rimaneggiamenti che testimoniano l'interesse degli autori dell'Antico Testamento per la madre del primo figlio di Abramo. Agar è una donna giovane e ribelle che incontra Dio e dialoga con lui nella terra di confine tra la vita e la morte, lì dove la ricerca di se stessa la conduce.
Orlando allo specchio. Uomini e pupi nel teatro di Mimmo Cuticchio
Giulia Lo Porto
Libro: Libro in brossura
editore: Lussografica
anno edizione: 2016
pagine: 112
Cercare, sognare, guardare, incontrare, raccontare. Orlando allo specchio è la cronaca poetica di un sogno "ad occhi aperti", di un viaggio realizzato lungo l'arco di un anno nella vita e nell'opera del maestro Mimmo Cuticchio. È la storia della sua famiglia, è la condivisione di un'opera artistica che ha tenuto vivo il teatro dell'opera dei pupi dentro e oltre i confini di una tradizione dichiarata dall'Unesco patrimonio dell'umanità. Il racconto non segue un criterio cronologico, ma asseconda la visione di un sogno cominciato da bambino, quando Mimmo "imparava a camminare mentre cercava di tenere i pupi in piedi". Giulia Lo Porto incontra il maestro, ne raccoglie la testimonianza e la restituisce al lettore con la forza narrativa di chi affida al racconto il compito non solo di trasmettere una storia vissuta, ma anche di evocare uno spazio "ulteriore": lo spazio del "fare", che passa attraverso l'esperienza del guardare gli altri attraverso i propri occhi, creando così un mondo sempre nuovo.