Libri di Lorenzo Falangone
Fino al tramonto. Storia fotografica del basket a Nardò: dai primi derby alla serie B
Lorenzo Falangone
Libro
editore: Esperidi
anno edizione: 2019
pagine: 204
Questa è la storia della pallacanestro neretina. Tutto parte dall’iniziativa dell’avvocato socialista e ambientalista Salvatore De Vitis, da Luciano Tarricone e da Pinuccio Giuri. Negli anni ‘70 l’AICS vanta anche una squadra di calcio (l’AICS Taurus), una scuola di tennis e organizza diverse manifestazioni, fra cui ciclismo e atletica. Lo sport è una valvola di sfogo, molto spesso rappresenta un’ancora di salvezza dalla droga, dallo spaccio e dalla malavita. È così per tanti ragazzi. Lo è anche per un altro manipolo di giovani che, supportati dalla sezione centro “L. Sturzo” della Democrazia Cristiana, fondano un nuovo movimento, il secondo club di pallacanestro neretina in ordine cronologico: la Libertas Nardò. Da qui in poi le emozioni si susseguono, sino ai nostri giorni, sino alla conquista della Serie B. Da qui in poi c’è tutto l’amore di una città per il basket. Età di lettura: da 12 anni.
Per dirti ciao. La serie B
Lorenzo Falangone, Angelo Pasca
Libro: Copertina rigida
editore: Esperidi
anno edizione: 2018
pagine: 132
Il pullman scoperto giunge al "Pala Andrea Pasca" di Nardò: dal bagno di Capo d'Orlando al bagno di folla in città. Il consueto taglio della retina di Daniele e Goran convince tutti: non è un sogno. La serie B è realtà e tutte le delusioni degli anni passati svaniscono in un sol colpo. Il presidente Carlo ha mantenuto la promessa! Cantano tutti. Canta anche Andrea. Quando la vita di Andrea viene strappata alla vita, il dolore di chi rimane si trasforma in energia: Angelo e Lorenzo, rispettivamente padre e amico di Andrea ne narrano la storia in un libro.
Per dirti ciao
Angelo Pasca, Lorenzo Falangone
Libro: Libro in brossura
editore: Lupo
anno edizione: 2015
pagine: 104
"La morte sorride a tutti, un uomo non può; far altro che sorriderle di rimando", diceva Marco Aurelio. Ah, quanto può; essere terribilmente atroce, delle volte, sorridere. Sorridere o provare a farlo. Sorridere alla morte. Sorridere alla morte di un figlio. Sorridere alla morte di un figlio dalla prospettiva di un papà. Ma questo è quanto ci resta: sorridere. È il suo ricordo che ci impone il dovere di sorridere. Perché sorridere è vivere. Perché la gioia di vivere, di fare, di dare un senso alle azioni non sono altro che delle scorciatoie per mantenere luminoso un ricordo. Per quanto possa far male, male da morire, il suo epilogo. Inatteso, precoce: crudele. Sorridere quindi, ciò che ad Andrea riusciva meglio. Ciò che ad Andrea veniva così naturale da essere contagioso. E noi ci lasciamo contagiare. Ventitré anni sono troppo pochi per morire. Ma sono abbastanza per riempire delle pagine. Che possano parlarci di te. Che possano far brillare, per sempre, il tuo sorriso.

