Libri di Lori Nocandi

Dopo l'11 settembre una donna scrive una lettera pubblicata su "La Repubblica": "Ho sposato un iraniano", dichiara. Poi pensa di mettere insieme i pezzi di una vita. Cose già scritte a cui ne aggiunge altre, quelle che solo ora le vengono da dire, usando come collante un elemento astrale, qualcosa d'egualmente distante sia dal domestico che dalla Storia, una luna parlante sullo sfondo di una Rimini-tosta. Una donna che riscopre un antico poeta persiano morto verso il 520 - anno dell'Egira - corrispondente al 1126 d.C., quell'Omar Khayyàm tendenzialmente ateo e profondamente scettico distante mille e una luna, appunto, da ogni fanatismo religioso.

Pit, curioso e immaginifico, con un occhio verde e uno blu fusi con il colore degli alberi e del cielo. Chi è? "Se qualcuno mi chiedeva chi fosse io rispondevo con una semplice ipotesi, che metteva tutti d'accordo: forse è solo un punto di vista". Un bambino, uno gnomo, forse un folletto, che aveva deciso di vivere sopra gli alberi, in mezzo ai loro rami come un piccolo uccellino che costruisce il proprio nido in un luogo sicuro. E da lì sopra Pit osserva, racconta, chiacchiera, narra storie, forse vere, forse inventate, ma ognuna con una sua precisa morale, ognuna tanto dolce quanto amara, così fantastica da sembrare reale. E ognuna legata alla natura, a quella natura che gli offre una casa, un appoggio, quella natura che purtroppo a volte viene scordata dagli uomini.