Libri di R. Rizzo
Ninfa fluida. Saggio sul panneggio-desiderio
Georges Didi-Huberman
Libro: Copertina morbida
editore: Abscondita
anno edizione: 2022
pagine: 192
Fu Aby Warburg che, indagando le «sopravvivenze dell'antichità», riservò particolare attenzione a un'immagine conturbante, una figura femminile ornata di panneggi, tipica nell'arte del Rinascimento - da Botticelli al Ghirlandaio -, alla quale diede il nome di Ninfa. Figura che è stata successivamente indagata dai maggiori studiosi dell'arte. Ninfa fluida è il secondo testo della quadrilogia - gli altri sono Ninfa moderna, Ninfa profunda, pubblicati in questa stessa collana, e Ninfa dolorosa - con cui Didi-Huberman prosegue la ricerca warburghiana e interroga il motivo del corpo femminile attraverso le sue metamorfosi. A partire dalle figure languide delle Veneri rinascimentali e delle sante martiri barocche, si delinea un movimento che culminerà in artisti quali Brassaï, Moholy-Nagy, Atget e Picasso. I pittori e i fotografi contemporanei volgono lo sguardo alle ultime incarnazioni di Ninfa, alla sua metamorfosi da figura simbolica, spirituale, a creatura terrena, spesso degradata, «caduta, umiliata e offesa», così come spesso lo è la donna nella realtà di ogni giorno e «nell'immaginario collettivo».
La valutazione degli investimenti informatici nella pubblica amministrazione. Il caso della Regione Veneto: ambiente, lavori pubblici, urbanistica
Libro
editore: Franco Angeli
anno edizione: 1993
pagine: 144
Ninfa profunda. Saggio sul panneggio-tormenta
Georges Didi-Huberman
Libro: Copertina morbida
editore: Abscondita
anno edizione: 2022
pagine: 160
Esiste una strana corrispondenza nella poesia e nei romanzi di Victor Hugo: guardare una donna - desiderarla - equivale a inabissarsi nelle profondità di un oceano. Vedere la donna? «Vedere l'interno del mare». Vedere una tempesta levarsi? Sentire la fragranza del desiderio che cresce. Come può la scrittura rendere sensibili i tormenti psichici quand'essi sono anche tormente fisiche, assimilabili ai fenomeni naturali, persino aerei, atmosferici? Siamo qui chiamati, al di là dell'esegesi letteraria, a immergerci nella vasta fenomenologia del mondo visibile: infatti l'equivalenza di cui s'è detto si manifesta materialmente, sopra ogni foglio, nell'immanenza stessa delle mirabili immagini create da Hugo. Ipocondriache chimere che svelano, nel pittore-poeta, un grande lucreziano in grado di decifrare il «fondo delle cose»; conferendo a ogni cosa umana l'immensità di una tempesta, a ogni cosa naturale l'intensità di un gesto corporeo animato dalla passione.
I tic nei bambini. Programma di intervento cognitivo-comportamentale
Cara Verdellen, Jolande Van De Griendt
Libro: Libro in brossura
editore: Erickson
anno edizione: 2016
pagine: 246
Il volume presenta un protocollo cognitivo-comportamentale per il trattamento dei tic in bambini di età compresa tra i 6 e i 13 anni, affetti da sindrome di Gilles de la Tourette o da altri disturbi da Tic. Presenta un manuale per il terapeuta per la somministrazione e la supervisione del programma; le sessioni di attività per il bambino con schede, checklist, esercizi e compiti per casa e altri materiali fotocopiabili; le indicazioni per i genitori per supportare l'intervento a casa. L'intervento ruota attorno a due training: l'Exposure and Response Prevention prevede 12 sessioni in cui vengono affrontati contemporaneamente tutti i tic che presenta il bambino. Obiettivo principale è allenarlo alla spiacevole sensazione che precede i tic e cercare di sopprimerli il più a lungo possibile; l'Habit Reversal Training si articola in 10 sessioni in cui i tic vengono affrontati uno a uno. Obiettivo principale è che il bambino impari ad attuare dei comportamenti competitivi e antagonisti al tic per impedire che continui a manifestarsi.
Sulla fotografia
Lewis Carroll
Libro: Copertina morbida
editore: Abscondita
anno edizione: 2022
pagine: 112
Una grande affinità legò Lewis Carroll e il suo fantastico universo alla fotografia. La morte del soggetto, la sua resurrezione al di là del reale, l'arresto del tempo, la presenza di ciò che è assente e l'assenza di ciò che è presente, tutti questi paradossi Carroll li visse un'infinità di volte dietro il suo obiettivo. La fotografia svolse un'altra funzione per il grande poeta: quella di essere la camera di compensazione della sua vita amorosa frustrata. Noi fotografi siamo una genia di bricconi, di guardoni e di ladri. Ci troviamo ovunque non siamo desiderati; tradiamo segreti che nessuno ci confida; spiamo senza vergogna ciò che non ci riguarda e ci appropriamo di cose che non ci appartengono. E, a lungo andare, ci ritroviamo possessori delle ricchezze di un mondo che abbiamo depredato. Fu dunque la fotografia che permise a Lewis Carroll, a questo pastore tentato dal maligno, di esorcizzare i demoni che lo perseguitavano. Grazie alla fotografia, la cattura dell'immagine poteva surrogare il possesso. «Era fatale» scrive André Bay, uno dei suoi più profondi conoscitori, «che Carroll facesse intervenire questo schermo tra l'inaccessibile fanciulla e la sua brama di averla. Egli la possedeva attraverso l'obiettivo». L'intera vita amorosa di Lewis Carroll fu mediata dalla fotografia, passò attraverso di essa. Era il suo paese delle meraviglie, l'altro lato dello specchio. (Dallo scritto di Brassaï)
Mantegna
Roger Fry
Libro: Copertina morbida
editore: Abscondita
anno edizione: 2021
pagine: 128
"Fra gli ultimi anni dell'Ottocento e la fine della prima decade del Novecento gli interessi di Roger Fry (1866-1934) si concentrarono principalmente sull'arte italiana, e gli scritti su Mantegna qui tradotti sono da ascrivere al periodo che precedette la scoperta del postimpressionismo. Rivelano le qualità di Fry come critico, conoscitore e storico dell'arte: l'abilità sia nella generalizzazione sia nell'acuta osservazione del dettaglio, la ricerca indefessa delle qualità estetiche essenziali, l'attenzione alla tecnica, e al suo significato, derivata dalla convinzione che "l'eccellenza nella tecnica consiste sempre nella sua capacità di adattarsi perfettamente all'espressione dell'idea". Va ricordato che Fry era anche restauratore di quadri, conosceva per esperienza personale le possibilità e i limiti del mezzo, e sapeva parlarne in termini appropriati. E proprio questa capacità di giudicare il quadro da un duplice punto di vista - come pittore, affrontando problemi attuali di colore e di composizione, e come spettatore, con atteggiamento estetico, poetico e filosofico - a conferire profondità e allo stesso tempo freschezza ai suoi scritti." (Dallo scritto di Caroline Elam)
Lewis Carroll fotografo
Libro: Copertina morbida
editore: Abscondita
anno edizione: 2019
pagine: 160
"Sino ad alcuni decenni or sono si ignorava che l'autore di 'Alice's adventures in Wonderland' fosse anche uno straordinario fotografo. Solo nel 1949 lo storico della fotografia Helmut Gernsheim, mentre stava lavorando a un libro su Julia Margaret Cameron, trovò un album contenente centoquindici fotografie di un dilettante dell'epoca vittoriana che, con suo profondo stupore, scoprì essere Lewis Carroll. Alla sua morte, avvenuta nel 1898, il poeta aveva infatti lasciato trentatré album, dodici dei quali contenenti sue fotografie. Circa settecento immagini, di cui solo una parte sono state pubblicate. Alcuni pensano che la fotografia fu per Lewis Carroll soltanto un passatempo, uno svago. Ritengo invece che essa giocò un ruolo essenziale nella sua stessa esistenza. Già nel suo primo incontro la salutò come «la nuova meraviglia del mondo». Fu uno dei primi a vedere in essa un mezzo espressivo degno di interesse. Una grande affinità legava del resto il suo universo, popolato di trabocchetti, di giochi di specchi, di magiche trasformazioni, a quello della fotografia. Carroll si trovava perfettamente a suo agio nello spazio irreale della camera oscura, dove i raggi luminosi, fissandosi, ricreano le apparenze fuggevoli e impalpabili della realtà. Rivelare le immagini latenti, captarle, fissarle per sempre e materializzarle: questo è il prodigio della fotografia, che lo folgorò e l'indusse a coltivarla, ad amarla. La morte del soggetto, la sua resurrezione al di là del reale, l'arresto del tempo, la presenza di ciò che è assente e l'assenza di ciò che è presente, tutti questi paradossi Carroll li ha vissuti un'infinità di volte dietro il suo obiettivo." (dallo scritto di Brassaï)
Giovanni Bellini
Roger Fry
Libro
editore: Abscondita
anno edizione: 2018
pagine: 140
Edito originariamente nel 1899, "Giovanni Bellini" è stato il primo libro di Roger Fry. Molto popolare al momento della sua pubblicazione, la monografia è stata fondamentale per la riscoperta del pittore veneziano da parte del grande pubblico degli appassionati d'arte, imprimendo inoltre un notevole impulso agli studi. Oggi, nonostante resti un riferimento obbligato per gli specialisti di Bellini, il libro documenta soprattutto il metodo critico di Fry, che indaga in maniera "scientifica" l'evoluzione stilistica del maestro, le sue innovazioni tecniche, la scelta e la resa psicologica dei soggetti. A ulteriore testimonianza di un amore mai sopito, la presente edizione include un'appendice con una serie di articoli, inediti in italiano, nei quali Fry ritorna su Bellini a distanza di anni dall'uscita del celebre saggio.
Delirious museum. Un viaggio dal Louvre a Las Vegas
Calum Storrie
Libro: Copertina morbida
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2017
pagine: 256
Indossando i panni sia del flàneur che del situazionista, Calum Storrie si imbarca in un immaginario percorso alla scoperta di città ed epoche diverse che lo porta a perlustrare una serie di ambienti - luoghi pubblici, architetture, ma anche mostre storiche e opere d'arte - tutti possibili incarnazioni del concetto di "museo delirante". Luogo inafferrabile per eccellenza, il Delirious Museum reinterpreta o ridefinisce il modello museale tradizionale attraverso un détournement che prende corpo nel rifiuto di una narrazione lineare in favore di una forma disarticolata, composta - come l'arte stessa - da un montaggio anacronistico di tracce e frammenti. Sono gli echi di una città che ha invaso il museo (ma anche il contrario) spalancandolo alla vita e rendendo i suoi significati fluidi e mutevoli. Il furto della Gioconda, nel 1911, segna un primo contagio. Portato in strada, il capolavoro di Leonardo diventa nomade e fa il suo ingresso nella modernità. I surrealisti se ne impossessano per i propri fini: Duchamp le aggiunge baffi e pizzetto, Dalì la trasforma in autoritratto. Con il ritorno del dipinto, il germe del Delirious Museum è ormai entrato al Louvre, e dai suoi corridoi si propaga per le vie di quella Parigi già esplorata da Baudelaire, poi da Benjamin, Aragon e Breton. Una città onirica e porosa, provvista di fenditure che ne lasciano intravedere realtà parallele, nate dal caso e da un certo grado di caos. Sulle tracce di possibili derive, l'autore si imbatte negli allestimenti di El Lissitzky e Kiésler e negli objets trouvés di Cornell e Warhol, si perde nella collezione di Soane, nell'architettura museale di Libeskind e nel museo-labirinto di Carlo Scarpa. E infine con il postmodernismo che il Delirious Museum raggiunge l'apoteosi nelle sue diverse declinazioni: dai progetti di Gehry e Koolhaas, fino a spettacolari città-palinsesto come Los Angeles e Las Vegas. Ricettacolo di aneddoti e fatti arcani, questo libro-wunderkammer riesamina i confini evanescenti fra i musei e le città che li contengono. Lo fa attraverso una narrazione rizomatica che, imitando ciò che descrive, procede dal presente al passato per poi tornare al contemporaneo e stabilire infine un rapporto simbiotico tra lo spazio e la sua memoria.
Come vedere il mondo. Un'introduzione alle immagini: dall'autoritratto al selfie, dalle mappe ai film (e altro ancora)
Nicholas Mirzoeff
Libro: Copertina morbida
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2017
pagine: 220
Che il potere delle immagini sia cresciuto a dismisura è sotto gli occhi di tutti. Con l'avvento dei nuovi media, la loro produzione è cresciuta vertiginosamente e la loro circolazione è così pervasiva da scandire ogni momento della nostra vita. Solo negli Stati Uniti ogni due minuti vengono scattate più fotografie di quante se ne siano realizzate nell'intero XIX secolo, e ogni mese vengono caricati sul web novantatré milioni di selfie, per non parlare dei milioni di nuovi video postati quotidianamente sui social. II mondo di oggi, sempre più giovane, urbanizzato, connesso e surriscaldato, ci appare inevitabilmente ridotto in frantumi. L'immagine stessa della Terra - non più quella compatta sfera di marmo blu immortalata nel 1972 dallo scatto analogico degli astronauti dell'Apollo 17 - ci viene presentata attraverso un mosaico di foto satellitari che ne ricompongono una forma molto fedele nei dettagli ma di fatto "virtuale", perché non più legata a un unico luogo e tempo. Come possiamo allora reimparare a guardare un mondo che innovazioni tecnologiche, sconvolgimenti climatici e politici hanno trasformato radicalmente nel giro di pochi decenni, e che continua a mutare sotto i nostri occhi a una velocità insostenibile? Nicholas Mirzoeff esplora il modo in cui diamo forma alle immagini e come queste, a loro volta, plasmino la nostra esistenza, scatenando profondi cambiamenti politici e sociali. Nel farlo, l'autore distilla un vasto repertorio di scritti teorici - da John Berger a Walter Benjamin, da Michel Foucault a Gilles Deleuze - ed esamina in una prospettiva storica numerosi fenomeni della cultura contemporanea, muovendosi tra diverse discipline e contesti geografici. Dal selfie, una forma di autoritratto non più appannaggio esclusivo delle élite ma strumento con cui la maggioranza globale dialoga con se stessa, ai droni, che hanno sostituito i generali nell'arte di visualizzare la guerra, "Come vedere il mondo" è una mappa essenziale per orientarsi nel mare di immagini in cui siamo immersi.
Carlo Scarpa. L'arte di esporre
Philippe Duboÿ
Libro: Copertina morbida
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2016
pagine: 268
Il nome di Carlo Scarpa (1906-1978) è intrinsecamente legato alla storia dell'arte, al gusto e alla museografia del XX secolo, tanto che negli anni settanta lo storico dell'arte francese André Chastel scriveva: "Molti di coloro che viaggiano in Italia lo conoscono senza saperlo: è il più grande allestitore di mostre d'arte lì e forse in tutta Europa". Ancora oggi occupa un posto d'onore nel pantheon di quanti - nonostante le forti resistenze e il provincialismo diffusi all'epoca - hanno rivoluzionato i musei nel dopoguerra trasformandoli in avamposti dell'avanguardia. Dopo il successo clamoroso dell'impianto concepito per ospitare l'opera di Paul Klee alla Biennale del 1948 se ne succedono molti altri, in rapida sequenza. Le mostre monografiche di Piet Mondrian e di Marcel Duchamp, le collaborazioni con Lucio Fontana e Arturo Martini e gli interventi su numerosi monumenti storici tracciano il percorso di un architetto originale che ha saputo svecchiare il modo di esporre imponendo un modello che, con libertà quasi insolente e incomparabile poesia, si affranca dalla magniloquenza dei luoghi preesistenti favorendo uno stile spoglio e leggero. La sua carriera abbonda di leggendarie soluzioni trovate "in situ", sempre nell'urgenza e nonostante una grande parsimonia di mezzi, in simbiosi con la maestria degli artigiani che lo circondano.