Libri di S. Salerno (cur.)
Le maschere del saracino e altre storie
Domenico Zappone
Libro: Copertina morbida
editore: Rubbettino
anno edizione: 2014
pagine: 125
"Le maschere del Saracino" è una selezione di scritti giornalistici di Domenico Zappone apparsi tra il 1934 e il 1969 sulle Terze pagine del "Giornale d'Italia", del "Tempo" del "Giornale dell'Emilia", della "Gazzetta del Mezzogiorno" e di altre testate nazionali. Suddiviso in piccole aree tematiche il volume presenta fatti della vita reale e personaggi altrettanto veri, ma strambi, colti nei momenti in cui manifestano le loro stravaganze: estrosi barbieri, patetici pompieri esautorati sul campo per manifesta incapacità, "rudi artieri" che disertano bettole e cantine per frequentare l'Università Popolare, il cocchiere che discetta di "ermetismo" e dà il nome di 'Ungaretti' al vecchio cavallo, ladri di cocomeri, penitenti blasfemi, visionari in cerca di antichi tesori. Su di essi Zappone riversa la sua ironia e il suo umorismo da cui tuttavia trapela la pervasiva, insinuante e arruffata malinconia dell'autore alla disperata ricerca del tempo in cui l'uomo credeva alle favole e aveva altro cuore.
Il pane della Sibilla. Viaggio nei luoghi di Corrado Alvaro
Domenico Zappone
Libro: Copertina morbida
editore: Rubbettino
anno edizione: 2011
pagine: 140
"Il pane della Sibilla" raccoglie venti articoli di Domenico Zappone apparsi su diverse testate nazionali tra il 1951 e il 1976, aventi come oggetto San Luca, città natale di Corrado Alvaro e persone e luoghi di quell'universo. Sono scritti da cui traspare la forte attrattiva che Alvaro esercita su Zappone e il comune rimpianto per un mondo "in cui l'uomo credeva nelle favole e aveva altro cuore". Sullo sfondo di luoghi e di paesaggi reali ma avvolti in un'aura da leggenda, ecco muoversi personaggi altrettanto veri ma sospesi nel tempo: i vecchi e reticenti "saggi" che a San Luca siedono sui gradini della chiesa come in un areopago; la madre di Alvaro con i suoi schivi silenzi e le sue sibilline allusioni; Giuseppe Musolino che in preda alle sue fantasticherie enigmatiche aspetta una nave nel manicomio di Reggio Calabria. Tra realtà e affabulazione, tra ironia e intensa partecipazione emotiva, Domenico Zappone offre qui lo spaccato di un mondo apparentemente distante, lontano, eppure a noi fin troppo vicino.
Leonida Repaci una lunga vita nel secolo breve
Libro: Copertina rigida
editore: Rubbettino
anno edizione: 2008
pagine: 253
[...] Questo libro, che non è un saggio critico, con le immagini, i documenti e le testimonianze che riproduce, ha una sola ambizione: quella di offrire un'occasione, uno stimolo, per una rivalutazione del "personaggio" e dello scrittore ingiustamente messo in ombra e che nella sua opera maggiore, ."Storia dei fratelli Rupe", ha posto al centro e celebrato "quel tanto di gigantesco, di indomabile, di solenne, di impervio, di corrucciato, di antico, di sofferto che è nel paesaggio fisico e morale dei calabresi". Ma vuole essere anche l'omaggio all'uomo avventuroso e imprudente, portato, per indole e temperamento, nella scrittura come nella vita, a travalicare la misura, a rompere gli argini della contenutezza. È l'omaggio, insomma, ad un intellettuale che si è misurato con la realtà, con la storia, con la caparbia volontà di entrare nei processi che dominano l'una e l'altra. Tutto ciò ha costituito l'unità e la ricchezza della vita di Répaci e del suo lavoro dove decantano tutte le passioni, tutte le febbri, gli impeti, le istanze e tutte le delusioni cui inevitabilmente vanno incontro gli uomini come lui, aperti, generosi e leali.
Vincenzo Talarico. Un calabrese a Roma
Libro: Copertina morbida
editore: Rubbettino
anno edizione: 2007
pagine: 231
Gli italiani sono bianchi? Come l'America ha costruito la razza
Libro: Copertina morbida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2006
pagine: 383
Ognuno di questi contributi indaga su come, quando e perché l'essere considerati bianchi divenne importante per gli italiani emigrati negli Stati Uniti. Nessun emigrante arrivò in America con un'idea precisa del colore della propria pelle, ma ben presto tutti impararono che essere bianchi significava avere la possibilità di evitare molte forme di violenze e umiliazioni, assicurava una via preferenziale per ottenere la cittadinanza e un lavoro soddisfacente che fosse decentemente pagato. Potere politico, status sociale e una migliore educazione erano privilegi riservati ai bianchi, e riuscire ad essere considerati tali era l'unico modo di sfuggire alla vita di miserie e umiliazioni cui erano destinati gli afroamericani.