Libri di Salvatore Emblema
La seconda vita del desiderio
Enzo Ragone
Libro: Libro rilegato
editore: Interno Libri Edizioni
anno edizione: 2025
pagine: 88
«Un inatteso dialogo di amorosi sensi si crea tra la raccolta di poesie del giornalista Enzo Ragone e la produzione pittorica dell'artista Salvatore Emblema. Da un campo lirico interiore a una campitura cromatica evocativa, il sottotraccia di questa corrispondenza vede protagonista l'amore», ricordano, con lettura attenta e acuta dei due segni espressivi, Renata Caragliano e Emanuele Leone Emblema nell'introdurre questo libro. E così è: la parola di Ragone si incontra con il prevalere degli azzurri e dei neri, spesso a contrasto con il bianco, dei disegni di Salvatore Emblema, fondendosi in un intreccio a doppio filo al cui estremo, però, si trova un unico capo, segno di una profonda reciproca armonia di tratto. Una consonanza piena e consapevole, che si coglie pagina dopo pagina, visione dopo visione, per una sintonia crescente rintracciabile anche in due consuonanti «ossessioni» artistiche ed espressive: quella della forma (poetica) per Enzo Ragone e quella della proporzione (pittorica e materica) per Salvatore Emblema. E allora, quando il poeta afferma nei suoi versi che è «solo attraverso la vista, / il più nobile dei nostri sensi, / che cerchiamo lo smarrimento / nel movimento interno del pensiero / e in ogni parola che leggiamo / nel libro universale sulla bellezza» sembra dar voce anche al pittore, come fossero accordatisi, a distanza di tempo e spazio, sul medesimo «la», sull'implicita (e complice in queste pagine) fondamenta sinestesica di poesia e pittura.
Nudaluce
Salvatore Emblema
Libro: Libro in brossura
editore: Iemme Edizioni
anno edizione: 2015
pagine: 240
L'artista campano disse un giorno: "Io appartengo alla luce", ragionando su una vertigine metafisica che avrebbe segnato la sua visione della Natura, il suo legame con lo spazio abitabile, le sue campiture di colore mutevole. Emblema decise presto che tutto ruotava attorno alla luce, la pittura stessa era questione di luce, così come lo sguardo esisteva nel suo legame retinico con la luce. Si trattava di un viaggio a ritroso lungo il margine della Storia, un anelito alle origini della figura primordiale, verso lo scheletro cromatico che precede ogni abito della figurazione visiva. Emblema aveva deciso negli anni Cinquanta che la pittura poteva fare a meno della pittura. Nel senso che il quadro meritava un ragionamento autonomo, relativo alla natura biologica della superficie, del colore, delle materie coinvolte. Era questa un'attitudine diffusa tra maestri informali e difensori del colore poetico come Mark Rothko, Barnett Newman o Clyfford Styll; la stessa che colse Emblema in giovane età, quando soggiornò negli Stati Uniti e scoprì gli esiti drammaturgici di un'astrazione radicale, portata alle massime conseguenze da Jackson Pollock e Yves Klein...