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Libri di Sholem Aleichem

Moshkele il ladro

Sholem Aleichem

Libro: Libro in brossura

editore: Giuntina

anno edizione: 2024

pagine: 112

"Fino al momento in cui scrisse questo romanzo, Sholem Aleichem non aveva mai dedicato un’opera completa al sottoproletariato ebraico. Qui ci descrive la vita reale, mostrando che la società ebraica dello shtetl aveva, come la società russa nel suo insieme, i suoi reprobi e la sua malavita. 'Moshkele il ladro' ha una trama avvincente, un’insolita storia d’amore e un ritratto superbo e acuto di un ebreo fuorilegge e del suo ambiente sociale. Vi vediamo uno spaccato della vita ebraica russa della fine del XIX secolo, pieno di personaggi ben delineati, personaggi che non si erano mai visti prima nelle belle lettere yiddish. Colpisce anche il modo in cui il romanzo mostra gli ebrei che interagiscono con i non-ebrei nella Zona di Residenza russa, un tema nuovo e rivoluzionario nella moderna letteratura yiddish. Dal momento che questo romanzo non è stato incluso nell’edizione standard delle opere di Sholem Aleichem – e ancora non sappiamo perché – esso può essere considerato un’opera «perduta», «appena scoperta», «dimenticata» o «trascurata», oppure una combinazione di tutte e quattro le cose." (dall’Introduzione di Curt Leviant)
12,00 11,40

Un matrimonio senza musicanti

Sholem Aleichem

Libro: Libro in brossura

editore: Robin Edizioni

anno edizione: 2021

pagine: 120

Sholem Aleichem sa cogliere l'unità profonda dell'esperienza umana, nella quale commedia e tragedia sono indistinguibili e non separabili, pena la loro trasformazione in pagine di un atlante anatomico. Questa unità è minata dallo sviluppo capitalistico, che contrappone la nascente Großstadt industriale al piccolo Shtetl, il successo dell'individuo alla tenuta della comunità, con la conseguente perdita della dimensione "verticale" dell'uomo. Nell'opporsi all'"universalità del soggettivismo proclamata dal romanzo classico" (Magris), Sholem Aleichem non si limita a fare la cronaca "di una cultura morta in una lingua morta” (Nissan), bensì stabilisce una linea di continuità tra passato e presente, pur se quest'ultimo è visto come instabile e poco amichevole. In lui "l'arcaico smaschera le illusioni del passato prossimo e quindi del moderno e svela come falsi i surrogati dei valori trascendenti a ermati dall'individualismo classico" (Magris). Quale strada dunque resta ancora aperta se non quella dell'ironia, del Witz, del sorriso che coglie l'inconsistenza del mondo sub specie aeternitatis e, nello stesso tempo, manifesta un sentimento di "con-passione" per l'umanità tutta?
12,00 11,40

Panico nello shtetl. Racconti di Kasrilevke

Sholem Aleichem

Libro: Libro in brossura

editore: Bollati Boringhieri

anno edizione: 2021

pagine: 288

Per lungo tempo le misere condizioni di vita negli shtetl dell'Europa orientale furono considerate con disprezzo dagli ebrei benestanti ed emancipati dell'Occidente. Ben presto però, soprattutto grazie ai racconti di Sholem Aleichem, Isacco Leyb Peretz e Mendele Moicher Sforim (i tre grandi autori classici della letteratura yiddish), si sviluppò un modo diverso di guardare agli Ostjuden, gli ebrei orientali che vivevano come in un mondo a sé, impermeabile agli sviluppi della modernità, e che sarebbero poi stati spazzati via con la seconda guerra mondiale. Sholem Aleichem, che in ebraico significa «la pace sia con voi», ha offerto coi suoi lavori un decisivo contributo al salvataggio della cultura yiddish. Al centro della sua prosa tagliente e umoristica c'è sempre la «gente semplice», con i suoi lati di luce e di ombra. I suoi racconti mescolano in modo inimitabile lo sguardo spassionato sulla vita appartata degli abitanti dello shtetl e il «panico» che si diffonde tra loro quando nel loro mondo irrompe la realtà esterna, avversa ed estranea: quel «panico» che costituisce una sorta di filo conduttore dei racconti che qui vengono proposti per la prima volta in italiano. Nella sua vita, Aleichem soggiornò in varie località: da Kiev e Odessa alla Svizzera e all'Inghilterra e infine agli Stati Uniti (New York), dove si trasferì dopo i pogrom del 1905 e dove abitò sino alla sua morte. Il corteo di centomila ebrei che lo accompagnarono nel suo ultimo viaggio e la chiusura dei negozi il giorno del suo funerale sono una dimostrazione del significato e dell'importanza rivestita dalla sua figura per gli ebrei emigrati in America.
19,00 18,05

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