Libri di A. Venables
Black mode
Alberto Fiz
Libro
editore: Vanillaedizioni
anno edizione: 2020
pagine: 104
Catalogo pubblicato in occasione della mostra "Black Mode", a cura di Alberto Fiz, 12 settembre - 4 novembre 2020, E3 arte contemporanea, Brescia. Black Mode è una mostra che intercetta lo sguardo mobile dello spettatore attratto dal non colore, così come avviene per il suo opposto, il bianco. Da Kazimir Malevich a Alberto Burri, il nero è inteso come elemento embrionale che contiene in potenza tutte le cose e, in base a queste premesse, si dipana il percorso di una rassegna variegata e originale nell'ambito della quale si confrontano approcci differenti ad una medesima suggestione. Utilizzando le parole del filosofo Alain Badiou, si potrebbe affermare che Black Mode va incontro alla "sintesi infinita delle luci all'interno del nero". Sculture, video, installazioni, sono solo alcune delle modalità attraverso cui viene messo in scena un vero e proprio caleidoscopio di proposte e opportunità che si sviluppano in una dimensione dialettica e relazionale. Artisti coinvolti: Domenico Bianchi, Paolo Canevari, Bruno Ceccobelli, Davide Coltro, Riccardo De Marchi, Emmanuele De Ruvo, Matteo Gironi, Christine Liebich, Gerold Miller, Susan York.
Riccardo De Marchi. 2777. Catalogo della mostra (Brescia, 21 aprile-23 giugno 2017). Ediz. italiana e inglese
Libro: Copertina rigida
editore: Silvana
anno edizione: 2017
pagine: 73
L'opera di Riccardo De Marchi (Tarvisio, 1964) invita l'osservatore a un esercizio ermeneutico. Le sue sequenze lineari dei buchi, scalati in righe sovrapposte su diverse superfici - in alluminio, in plexiglas o polietilene - esibiscono impaginati e formati di scritture lontane, indecifrabili, che tanto più perentoriamente si affermano quanto più si sottraggono alla lettura e alla comprensione. Allineati e alternati in diametri diversi, assumono l'aspetto di impaginati artistici, dittici arcaici, textures alfabetiche. Ma l'ossessione scritturale di De Marchi va oltre, invadendo oggetti comuni, copertine di dischi, cucchiai, conchiglie e cartoline, come fosse una marcatura indelebile e misteriosa delle cose. Il silenzio dei segni che De Marchi mette in scena non è altro che l'apertura di uno spazio di lettura negato e, proprio per ciò, di una scrittura in permanente stato di attesa.