Libri di Alessandro Monchietto
Il nemico principale
Costanzo Preve
Libro: Libro rilegato
editore: Inschibboleth
anno edizione: 2021
pagine: 272
Dal punto di vista di Costanzo Preve, oggi, in Italia, non esiste un pericolo fascista (come d’altronde non esiste alcuna prospettiva comunista), per il semplice fatto che non ce n’è bisogno. Le classi subalterne non costituiscono una minaccia, la democrazia moderna è in corso di smantellamento, la morale è ultraindividualista e – a livello geopolitico – siamo in piena fase di ricolonizzazione. Il nemico principale è un altro. L’attuale crisi della democrazia non è la conseguenza di un complotto o di un attacco, ma di una nuova configurazione nei rapporti di forza tra le classi che ha portato al trionfo del liberismo reale. Il quale, senza più avversari, si è ripreso con gli interessi ciò che aveva dovuto cedere in passato. Il concetto di democrazia è così stato quasi completamente svuotato dal suo significato originario, che non risiede nell’affermazione del principio di maggioranza, nella tutela istituzionale delle minoranze o nel mantenimento di uno spazio pubblico. La democrazia non è fatta solo di procedure formali, ma è una questione di contenuti, di accesso del demos al potere, di controllo collettivo del popolo sulla sua riproduzione economica. È una questione di comunità reale.
Da capo senza fine. Il marxismo anomalo di Georges Sorel
Alessandro Monchietto
Libro: Libro in brossura
editore: Petite Plaisance
anno edizione: 2015
pagine: 208
La funzione fondamentale di un'immagine del mondo è quella di costituire l'orizzonte ultimo - irraggiungibile, ma allo stesso tempo inaggirabile rispetto al quale si definisce ogni condotta pratica. È l'immaginario di volta in volta adottato a definire i limiti e i confini di ciò che rientra nel nostro potere d'azione, di ciò che si può modificare e di ciò che, invece, è percepito come semplicemente fatale. Uno dei filosofi che più fecondamente seppe dedicare il proprio itinerario intellettuale all'analisi di tale plesso tematico fu Georges Sorel. Elaborando la nozione di mito, Sorel intendeva creare uno strumento in grado di "legare" una comunità, per quanto minoritaria, fornendo a essa identità e coesione. A suo dire la macchina mitologica doveva produrre un "senso comune" - quel sentire che non deve essere identificato con la capacità che tutti gli uomini possiedono, ma con il senso che fonda la comunità - il quale fosse in grado di orientare (in modo quasi irriflesso) la prassi politica delle classi dominate. Sorel fu uno dei pochissimi pensatori marxisti che cercarono di disgiungere il principio del progresso da quello dell'emancipazione.