Libri di B. Gentili
Metrica e ritmica. Storia delle forme poetiche nella Grecia antica
Libro
editore: Mondadori Università
anno edizione: 2004
pagine: 352
Per Carlo Corbato. Scritti di filologia greca e latina offerti da amici e allievi
Libro
editore: Edizioni ETS
anno edizione: 1999
pagine: 220
Giornate di studio su Gennaro Perrotta. Atti del Convegno (Roma, 3-4 novembre 1994)
Libro: Libro rilegato
editore: Ist. Editoriali e Poligrafici
anno edizione: 1996
pagine: 164
Giornate di studio su Gennaro Perrotta. Atti del Convegno (Roma, 3-4 novembre 1994)
Libro: Libro in brossura
editore: Ist. Editoriali e Poligrafici
anno edizione: 1996
pagine: 164
Catania antica. Atti del Convegno della SISAC (Catania, 23-24 maggio 1992)
Libro: Libro in brossura
editore: Ist. Editoriali e Poligrafici
anno edizione: 1996
pagine: 400
Cirene. Storia, mito, letteratura. Atti del 4º Convegno Sisac (Urbino, 3 luglio 1988)
Libro
editore: Quattroventi
anno edizione: 1990
pagine: 154
Catania antica. Atti del Convegno della SISAC (Catania, 23-24 maggio 1992)
Libro: Copertina rigida
editore: Ist. Editoriali e Poligrafici
pagine: 400
Elettra
Sofocle
Libro: Copertina rigida
editore: Mondadori
anno edizione: 2019
pagine: 415
L'"Elettra" di Sofocle ha sempre goduto, nei duemila-cinquecento anni dalla sua comparsa, di una popolarità eccezionale, tanto da conoscere numerosissime riscritture sino all'Elektra di Hofmannsthal (poi trasformata in memorabile opera in musica da Richard Strauss), a O'Neill, Giraudoux e Sartre. La personalità della protagonista vi campeggia assoluta. La trama si svolge con rapidità stupefacente, ma con una quantità di svolte e raddoppiamenti sensazionali. Il tessuto lirico, drammatico e melodrammatico è teso come la corda di una lira. In questa edizione si dà una lettura nuova della protagonista: Elettra vi è interpretata come un "problema" «in quanto ostacola i cospiratori e ruba la scena ai loro piani»; il dramma stesso si configura come "problema", «perché è privo del normale meccanismo che serve a portare avanti la trama». Davanti alla sconfitta ateniese nella guerra contro Sparta, Sofocle sceglie di «sondare più da vicino l'individuo drammatico», ma anche qui sorgono questioni non indifferenti: per esempio, «può un individuo eroico essere esemplare se la forza della sua personalità non è diretta contro potenti antagonisti ma resta un'esibizione largamente inefficace da parte di una persona», come Elettra, «posta ai margini»? E ancora: perché Sofocle complica la trama del riconoscimento tra Elettra e Oreste già resa celebre dalla versione di Eschilo? Nell'Elettra sofoclea tale intreccio si sviluppa in una serie di scene di finzione che vedono il Precettore narrare la morte di Oreste; poi la sorella Crisotemi annunciare che è vivo e raccontare una replica dell'episodio, ben noto dalle Coefore, presso la tomba di Agamennone; quindi la comparsa dell'urna, portata da Oreste stesso, che ne conterrebbe le ceneri, e l'esibizione dell'anello paterno come prova definitiva. «Sì, proprio l'unico che viene a soffrire dei tuoi mali», dice Oreste di sé stesso un attimo prima, in un verso denso di compassione. «Oreste è qui morto per finzione, e ora per quella finzione sano e salvo», esclama Elettra, convinta dall'anello. Quella «finzione» è la chiave di volta dell'emozione intensa che ancora oggi suscita l'"Elettra" di Sofocle.
Le Olimpiche
Pindaro
Libro: Copertina rigida
editore: Mondadori
anno edizione: 2013
pagine: 663
"Ottima è l'acqua e l'oro come fuoco che avvampa rifulge nella notte più di ogni superba ricchezza." È l'apertura dell'"Olimpica I" "il più bello fra tutti i canti", come di essa scriveva Luciano sei secoli dopo la sua composizione. Un inizio solenne, nel quale regnano la trasparenza e il bagliore: quelli che più tardi si sarebbero riassunti nella parola claritas. E che subito riverberano nei versi successivi, nei quali splende l'astro fulgido del sole che arde "nell'etere deserto". A voler cantare gli agoni, sostiene Pindaro, si deve per forza scegliere i migliori, le Olimpiadi: che sono come l'acqua, l'oro, il fuoco, il sole, e che ebbero luogo in Grecia per oltre mille anni, dal 776 a.C. a quel 393 d.C. nel quale l'imperatore Teodosio e il vescovo Ambrogio li proibirono. Pindaro, oltreché delle "Pitiche", delle "Istmiche" e delle "Nemee", è anche - nell'immaginazione dei lettori e dei poeti dei due millenni e mezzo che da lui ci separano - il grande poeta, il poeta per eccellenza, delle "Olimpiche". Con esse, celebra di volta in volta la vittoria degli atleti nelle gare di Olimpia. Ma i suoi epinici sono famosi per la luce che li pervade, la velocità fulminea dei passaggi tematici (i celebri "voli pindarici") intercalati a brevi sentenze di saggezza, l'esaltazione degli ideali di eroismo e gloria, la descrizione incisiva dei fenomeni naturali. Commento a cura di Carmine Catenacci, Pietro Giannini e Liana Lomiento.

