Libri di Claudio A. Colombo
Riccardo Bauer. Un ideale che diventa destino. Lettere 1916-1982
Barbara Bracco, Antonella Braga, Piero Graglia, Alberto Martinelli, Andrea Ricciardi, Riccardo Bauer
Libro: Libro rilegato
editore: Guado
anno edizione: 2022
pagine: 440
Il 15 ottobre 1982, a Milano, si spegneva una delle voci più autentiche e autorevoli dell’Italia repubblicana: Riccardo Bauer. Una figura esemplare di patriota, antifascista della prima ora (e per questo condannato a vent’anni di prigionia tra carcere e confino), un vero padre della patria, educato al culto della res publica, temprato dal senso del dovere, modellato da un rigore morale inattaccabile. In occasione del quarantennale della scomparsa, attraverso una selezione di 150 lettere inedite, scelte nel suo sterminato epistolario (oltre tremila le lettere scritte da Bauer), viene delineato non solo il profilo di un personaggio fuori dal comune, ma soprattutto emerge lo scenario del nostro Paese attraverso tutto il ‘900, dal primo conflitto mondiale all’avvento di Mussolini, dagli anni duri della dittatura fascista alla Liberazione, dal boom economico, agli anni del terrorismo e della guerra fredda. C’è tutta l’Italia in questa corrispondenza, un’Italia che traspira attraverso i pensieri, le decisioni e i sentimenti di Bauer: c’è il sottufficiale in trincea che segue le sorti del conflitto; c’è il prigioniero politico inflessibile nelle sue scelte e c’è il politico...
Il palcoscenico insegna. Milano, l'Umanitaria, il Teatro del Popolo
Claudio A. Colombo, Emanuela Scarpellini
Libro
editore: Raccolto
anno edizione: 2011
pagine: 192
La Scala. La Rai. Il Piccolo Teatro. Il Nuovo Canzoniere Italiano. Sono solo alcuni dei soggetti con cui è venuto a contatto il Teatro del Popolo dell'Umanitaria durante gli anni della sua programmazione (1911-1967), quando i maggiori artisti e musicisti - da Arturo Toscanini a Victor De Sabata, da Rosina Storchio a Francis Poulenc, da Bela Bartók a Lyda Borelli, da Arturo Benedetti Michelangeli a Sem Benelli - non perdevano l'occasione di esibirsi davanti alle moltitudini immense che ne affollavano le sale: fosse il palcoscenico del "capannone" di via Fanti (un ex stabilimento industriale, poi distrutto nel 1943), il proprio Salone degli Affreschi, oppure il palco riadattato nelle sedi rionali (grazie ad un innovativo sistema teatrale decentrato), o ancora il salone del Regio Conservatorio o dei maggiori teatri cittadini, che negli anni sentirono il dovere morale di affiancare l'Umanitaria nella sua opera di educazione dei lavoratori: "andare alla plebe e farla elevare a popolo". Il Teatro del Popolo rimane un unicum, un'esperienza grandiosa non solo per il panorama artistico di Milano, ma per l'Italia e per l'Europa, proprio perché nel corso del tempo ha rappresentato uno spartiacque, un punto di non ritorno, un modo nuovo di sentire e fare arte. Prefazione di Giuliano Pisapia. Introduzione di Piero Amos Nannini. Intervento di Sergio Escobar.