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Libri di Daniel Estivill

La porta dei sacramenti di Crocetti nella Basilica di San Pietro. Note per una lettura iconografica e iconologica

La porta dei sacramenti di Crocetti nella Basilica di San Pietro. Note per una lettura iconografica e iconologica

Daniel Estivill

Libro: Libro rilegato

editore: Nuova Prhomos

anno edizione: 2025

pagine: 80

Chiunque varchi la soglia di una porta aspetterebbe di trovare accoglienza, per prepararsi alla scoperta di un nuovo spazio e disporsi a vivere un'esperienza nuova. Ciò è tanto più vero allorché si tratti della porta d'ingresso di una chiesa, perché tutto assume una dimensione spirituale: l'accoglienza diventa, pertanto, incontro con Dio in Gesù Cristo, vera porta della salvezza (cf. Gv 10,9) e la novità "spaziale" è quella della sacralità del luogo dove ci si trova; l'esperienza nuova è quella della grazia ricevuta e vissuta come dono divino. Per questa ragione, l'antica tradizione della Chiesa, che vuole rivestire di significato religioso ogni elemento dell'architettura sacra, ha sempre voluto che i fedeli trovassero già dalle soglie delle porte d'ingresso uno stimolo per comprendere meglio i misteri di Dio e la storia della salvezza. Ciò spiega come da tempo immemoriale, le porte degli edifici ecclesiastici siano costruite con materiali pregiati e decorate con immagini che alludono all'alto significato spirituale. Non potevano essere un'eccezione le cinque porte d'ingresso dell'atrio del tempio più importante della cristianità, la Basilica di San Pietro in Vaticano. Testimone di questa arcaica tradizione è la porta principale, opera del Filarete commissionata nel 1433 da Eugenio IV, l'unica rimasta della prima Basilica costantiniana... Le altre quattro porte furono commissionate ed eseguite in epoca contemporanea, anche se ognuna di esse ha avuto un particolare percorso di realizzazione. Peculiare per significato e valore simbolico è la Porta Santa, l'ultima a destra, opera di Vico Consorti, inaugurata nel 1950... La storia della progettazione e realizzazione delle altre tre porte bronzee, tutte realizzate e terminate durante il pontificato di Paolo VI, è legata, in qualche modo, alla munificenza di Mons. Georg von Wittelsbach, Canonico di San Pietro e Principe di Baviera, che nelle sue disposizioni testamentarie indicava la destinazione precisa di un suo legato: la costruzione, in bronzo, di alcune delle porte della Basilica. Tale principe e prelato poneva diverse condizioni essenziali per l'adempimento della suddetta volontà, tra queste, la prima, proprio la convocazione di un concorso... Diversi artisti di tutto il mondo ricevettero l'invito a presentare un progetto per partecipare ad un concorso internazionale, bandito dalla Fabbrica di San Pietro il 1° luglio 1947. Il bando prevedeva un'ulteriore convocazione, per una "seconda prova", qualora la Commissione incaricata di giudicare i progetti non fosse arrivata a designare un artista vincitore. Ciò è poi realmente accaduto il 26 luglio 1949, allorché vennero chiamati, per la seconda volta, i dodici migliori artisti risultanti dal primo concorso. I tre vincitori di questo secondo bando furono: Venanzo Crocetti, Alfredo Biagini e Giacomo Manzù. A quest'ultimo fu assegnata la seconda porta a sinistra di quella principale, in pendant con la Porta Santa... La prima porta a sinistra di quella principale fu commissionata inizialmente al secondo vincitore del concorso, Alfredo Biagini, ma dopo la sua morte, avvenuta nel 1952, la realizzazione del progetto passò a Nagni-Monteleone, i quali, finalmente, per diverse cause rescissero il contratto e il vuoto fu colmato dalla donazione dei battenti bronzei da parte dello scultore bolognese Luciano Minguzzi... Infine, a Venanzo Crocetti fu assegnata la prima porta a destra della principale, tra questa e la Porta Santa. È la cosiddetta Porta dei Sacramenti che fu inaugurata il 12 settembre 1965, da Papa Paolo VI, alla vigilia dell'inizio della IV Sessione del Concilio Ecumenico Vaticano II. Giova ricordare, a proposito del "tema" di questa porta, che la Costituzione Sacrosanctum Concilium - nella quale, appunto, i capitoli II e III sono dedicati ai sacramenti - fu il primo documento conciliare ad essere promulgato in data 4 dicembre 1963. Su quest'ultima porta intendiamo concentrare la nostra attenzione.
15,00

La porta del bene e del male di Minguzzi nella Basilica di San Pietro. Note per una lettura iconografica e iconologica

La porta del bene e del male di Minguzzi nella Basilica di San Pietro. Note per una lettura iconografica e iconologica

Daniel Estivill

Libro: Libro rilegato

editore: Nuova Prhomos

anno edizione: 2024

pagine: 86

La porta di una casa è, nel linguaggio architettonico comune alle diverse culture, segno di "delimitazione" e "comunicazione" tra due spazi. Mentre la porta aperta è un invito all'accoglienza, la porta chiusa è segnale di custodia di un luogo che, in qualche modo, si desidera proteggere. Nella Chiesa, a partire dalla Rivelazione, la porta assume un'ulteriore simbologia quella cioè che rimanda al passaggio tra il profano e il sacro, tra l'umano e il divino, tra questo mondo e l'aldilà. L'alto significato dato dalla Chiesa all'elemento architettonico della porta d'ingresso nell'edificio di culto spiega anche la tradizione di abbellirne in diversi modi i battenti e adoperando materiali nobili, ad esempio legni e metalli, pregiati come il cipresso o il bronzo. Non potevano, dunque, mancare anche nell'atrio della chiesa più importante della cristianità degne porte bronzee, scolpite da grandi artisti in epoche diverse, a testimonianza del connubio tra l'arte e la Chiesa nella sua millenaria storia. Le cinque porte della Basilica di San Pietro sviluppano, ognuna a suo modo, con il proprio linguaggio stilistico, iconografico e compositivo, un programma orientato ad esaltare l'importanza dell'ingresso allo spazio sacro, che si offre al visitatore quale ambito di preghiera ed espressione di fede, di arte e di cultura. Per la rilevanza del suo significato la Porta Santa è quella maggiormente conosciuta, e cioè l'ultima a destra di chi si trova nell'atrio; opera di Vico Consorti, inaugurata nel 1950. Questa porta è quella che attira più delle altre l'attenzione dei pellegrini, proprio a motivo della sua esclusiva apertura, ogni quarto di secolo, negli Anni Santi. Vi è, poi, la porta centrale, opera del Filarete; l'unica a non essere stata realizzata in epoca contemporanea, ma commissionata già nel 1433 da Eugenio IV per la prima Basilica: quella costantiniana. Il prezioso reperto attesta la continuità storica della tradizione dalla prima basilica a quella attuale. Le altre tre porte - rimarchevoli per la modernità stilistica della loro elaborazione - sono opere di artisti contemporanei eseguite in momenti diversi: nel 1964 fu inaugurata la porta di Giacomo Manzù, cosiddetta "della Morte"; il 1965 fu l'anno della porta dei Sacramenti di Venanzio Crocetti; infine, nel 1977 fu collocata la porta di Luciano Minguzzi, sulla quale intendiamo concentrare la nostra attenzione attraverso le riflessioni che seguono. Lo scultore ha voluto incidere su uno dei panelli la scritta con la quale la sua porta viene normalmente identificata: Porta del Bene e del Male. Tale denominazione non può, certo, passare inavvertita soprattutto allorquando se ne voglia fare una lettura iconografica ed iconologica. Infatti, detta denominazione tematica accenna al travaglio della vita umana che si dipana nella lotta continua tra il bene e il male, ma rievoca anche il giudizio escatologico, allorché si svolgerà la battaglia finale tra il bene e il male. Proprio come insegna il Signore nel Vangelo con la parabola del buon seme e la zizzania: "Lasciate che l'una [la zizzania] e l'altro [il buon seme] crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio" (Mt 13, 30). Questo sfondo biblico può essere un ottimo punto di partenza per capire come, chi varca la soglia della porta, in entrata o in uscita, deve confrontarsi sempre e comunque con il bene e con il male: si accede verso l'ambito di una sacralità che invita alla conversione in vista dell'ultimo giudizio; si esce verso il mondo, dove il bene e il male convivono nel quotidiano pellegrinaggio dell'uomo su questa terra.
10,00

La Chiesa e l'arte secondo il Concilio Ecumenico Vaticano II

La Chiesa e l'arte secondo il Concilio Ecumenico Vaticano II

Daniel Estivill

Libro

editore: Lateran University Press

anno edizione: 2012

Il presente saggio risponde all'appello del Santo Padre Benedetto XVI (discorso alla Curia Roma, 22 dicembre 2005), riguardante la necessità di una adeguata comprensione del Concilio Ecumenico Vaticano II, secondo un'ermeneutica della riforma nella continuità, offrendo una guida alla lettura dei testi conciliari relativi al rapporto tra la Chiesa e l'arte, con particolare riferimento al cap. VII della Constituzione Sacrosantum Concilium. L'intenzione è stata quella di ritornare alla fonte conciliare per riscoprire con oggettività, quello che è stato realmente proposto in relazione all'annuncio del Vangelo all'uomo contemporaneo attraverso la via pulchritudinis.
16,00

La porta della morte di Manzù nella Basilica di San Pietro

Daniel Estivill

Libro

editore: Nuova Prhomos

anno edizione: 2023

Affrontare un tema come quello della "Porta della Morte" di Manzù potrebbe sembrare solo un'ulteriore voce nel coro di coloro che ne hanno trattato, tuttavia il lavoro di Mons. Estivill non risulta essere "una voce nel coro" quanto invece una lettura storico-critica, ricca di documentazioni archivistiche, di tutto il processo, piuttosto articolato e complesso che, a partire dalle volontà testamentarie di un donatore, arriva attraverso ostacoli, interruzioni, ripensamenti, alla produzione di un capolavoro, espressione totale della poetica artistica del Manzù, e, nel contempo, monumento di catechesi sul mistero della morte.
15,00

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