Libri di G. Guastella
Menestrelli e giullari. Il Medioevo di Fabrizio De Andrè e l'immaginario medievale nel Novecento italiano. Atti del Convegno (Bagno a Ripoli, 16 ottobre 2010)
Libro: Libro in brossura
editore: EDIFIR
anno edizione: 2012
pagine: 150
Il volume indaga alcuni aspetti cruciali della rivisitazione del Medioevo, che veniva costruendosi nell'intreccio fra le forme artistiche più frequentate dalla cultura di massa. I saggi prendono in considerazione in particolare le varie componenti che sono alla base di questi inediti quadri medievali, proposti a partire dagli anni Sessanta nella canzone, nel teatro e nel cinema del nostro paese. Determinante, in questo senso, è stato l'atteggiamento con cui Fabrizio De André, in gran parte della sua prima produzione, ha guardato verso il mondo medievale. Rispetto al quadro ampiamente stereotipato della produzione musicale "leggera" contemporanea, l'universo creativo del De André "medievale" appariva attraversato da un sentimento di umanità seria e profonda, attenta da un lato alle miserie e all'infelicità degli ultimi, dall'altro a una gioia di vivere svincolata dai luoghi comuni della cultura borghese.
Le rinascite della tragedia. Origini classiche e tradizioni europee
Libro: Copertina morbida
editore: Carocci
anno edizione: 2006
pagine: 380
La forma teatrale della tragedia, inventata dai Greci e riproposta in varie modalità sulle scene romane, si esaurì e scomparve dalla cultura occidentale per un lungo periodo, compreso fra l'età tardo-antica e l'inizio dell'Umanesimo. Il volume si concentra sulla varietà dei modi in cui la cultura moderna ha reinventato la tragedia classica. Le diverse declinazioni che questo genere ha conosciuto vengono illustrate seguendo l'evoluzione e le fratture della sua storia in Grecia, a Roma, durante il Medioevo e nella prima produzione italiana, inglese, francese e spagnola.
L'imperatore Claudio (Vite dei Cesari. Libro 5º)
C. Tranquillo Svetonio
Libro
editore: Marsilio
anno edizione: 1998
pagine: 240
Considerato esponente di un genere di storiografia "minore", opposta a quella aristocratica sul modello tacitiano, Svetonio viene oggi rivalutato perché il suo modo di fare storia, fondato sulle notizie più svariate e sui vizi privati oltre che sulle pubbliche virtù degli imperatori romani, appare come l'espressione di una precisa volontà di demistificazione del potere imperiale e come riflesso della forma individualistica assunta dal potere stesso.