Libri di Giulio Locatelli

Una giovane coppia della provincia di Avellino emigra ad Haiti per trovare lavoro e fortuna, alla fine dell’Ottocento. Non ottiene quello che cerca per cui, dopo alcuni anni, decide di tornare in Italia con i tre figli nati sull’isola caraibica, senza alcuna ricchezza. Il maggiore di loro s’innamora perdutamente di una ricca ragazza del suo paese, ma la famiglia di lei si oppone alla loro tormentata unione. Il ragazzo, ormai diciassettenne, decide di tornare ad Haiti per tentare di trovare quel riscatto sociale che i suoi genitori non erano riusciti a raggiungere e, tra mille peripezie, ci riesce. Torna di nuovo in Italia dopo alcuni anni, e qui corona l’unione con la sua amata. La vita, però, gli riserva ancora molti ostacoli da superare. Grazie all’amore per la sua donna, alla passione per il lavoro ed ai suoi legami con Haiti diventerà uno degli uomini più potenti e ricchi di tutta la Campania. Ma i tanti successi, alla fine, lo stancano. E, con una scelta a sorpresa, dà un senso vero alla sua vita, ormai al tramonto.

La stagione di Teresa è un romanzo di introspezione che esplora con delicatezza e crudezza la complessità dell’animo femminile. La protagonista, Teresa, si ritira con il fidanzato Bruno in un piccolo paese di montagna per mettere alla prova la loro relazione e, soprattutto, per comprendere se stessa. Mentre lui si dedica alla tesi, lei affronta un turbine di pensieri e dubbi sull’amore, sulla vita e sulla propria identità. Un incidente, l’incontro con un giovane medico e le conversazioni con persone di passaggio smuoveranno la quiete apparente del soggiorno, portandola verso una possibile maturazione. Attraverso Teresa, il romanzo riflette sulla bellezza e la ricchezza delle contraddizioni che abitano in ogni essere umano.

Giorgio Bassi è un tranquillo professore di storia dell'arte in un liceo Classico di Firenze. Una sera di dicembre trova, abbandonata su una panchina, una bambina di quattro anni. Da questo momento ha inizio un percorso burocratico con i carabinieri e gli assistenti sociali, una serie di circostanze che lo porteranno a riconsiderare tutta la sua vita con la remota speranza di diventare, finalmente, padre. Sullo sfondo di una città scintillante di luci che si prepara al Natale, Giorgio mette in discussione le sue amicizie, le sue passioni, le sue abitudini per potersi aprire finalmente a un nuovo amore.

Giulio è un ragazzino che inizia ad affacciarsi al mondo con il desiderio di visitare paesi lontani e di scoprire nuovi orizzonti. La sua esistenza trascorre serenamente finché, da adulto, la vita farà di tutto per impedirgli di realizzare questo sogno ma lui cercherà sempre di lottare perché questo non si verifichi. Il tema del libro è il viaggio: si viaggia in orizzontale, quando i racconti dei vari spostamenti danno respiro alla narrazione di una vita quotidiana drammatica, segnata dalla nascita di un figlio disabile e dalla prematura scomparsa della moglie, ma si viaggia anche in verticale, quando il tono si innalza con le analisi degli stati d'animo e delle considerazioni su una vita che, iniziata come quella di un qualsiasi bambino di un piccolo paese della campagna toscana, va via via assumendo tratti sempre più dolorosi. "Un pugno di vita" è un romanzo autobiografico, dove i continui spostamenti di luoghi e di temi tengono alto il ritmo del racconto di una vita ancora giovane ma già profondamente segnata.

Con questa ampia raccolta di testi poetici, lo scrittore casentinese Giulio Locatelli, che ha già pubblicato una trilogia di romanzi, conduce il lettore nel suo cammino più intimo e inaspettato, quello della forma poetica. Questo volume, volutamente suddiviso in quattro parti, suggerisce il richiamo alle fasi del giorno, forse alle stagioni, per indicare la possibilità di compiere un viaggio interiore ideale in cui l’autore accompagna il lettore alla scoperta delle sensibilità, insieme alle fragilità interiori, dei diversi momenti della sua vita. Il titolo scelto "Essere fragile" ha una connotazione precisa con richiami musicali e letterari, ad esempio c’è una forte assonanza con il pensiero di Seneca “Noi viviamo come se dovessimo vivere sempre, non riflettiamo mai che siamo esseri fragili”.