Libri di Giuseppe Averardi
Ungheria 1956. Le verità rivelate
Giuseppe Averardi
Libro: Libro in brossura
editore: Minerva Edizioni (Bologna)
anno edizione: 2018
pagine: 352
Questo libro è il bilancio di un secolo, il Novecento, e il bilancio di un gruppo di amici, compagni, sodali, che l’ha attraversato. Giornalisti, politici e intellettuali che aderirono in gioventù al comunismo, vedendo nell’Unione Sovietica «il centro della speranza mondiale, la società cui milioni di esclusi guardavano come un modello e una possibilità di salvezza»; salvo poi ritrarsene disillusi dopo la rivolta di Budapest, e la conseguente durissima repressione sovietica. Per molti l’approdo finale di questo sofferto viaggio fu la socialdemocrazia. L’autore, tra i fondatori di “Corrispondenza Socialista” ripercorre quegli anni e l’epopea di quella rivista, che raccolse attorno a sé coloro che uscirono dal Pci dopo i fatti di Ungheria. Dopo un bilancio iniziale, l’autore ci propone una selezione di articoli dall’archivio di “Corrispondenza socialista”, in cui autori italiani, europei e americani raccontano la fine della loro innocenza di fronte al disvelarsi della natura repressiva del gigante sovietico. Un sofferto ed intimo percorso all’interno della sinistra italiana, europea e mondiale.
Socialdemocrazia l'altra voce dell'Europa. Un'uscita di sicurezza per l'Italia
Giuseppe Averardi, Franco Ferrarotti
Libro: Libro rilegato
editore: Datanews
anno edizione: 2014
pagine: 328
Questo libro ha l'ambizione di raccontare - per sintesi - una storia europea, in Italia pressoché sconosciuta soprattutto presso le giovani generazioni. È la storia delle grandi socialdemocrazie, di un movimento politico che ha segnato di sé tutto il XX Secolo. Vengono delineati la genesi, le fondamenta e le costanti, l'evoluzione del socialismo democratico, della sua cultura umanistica e scientifica che hanno portato in Europa all'ascesa di immense masse umane del movimento operaio e sindacale, contadino e dei ceti medi urbani. In Italia, dopo la caduta del fascismo, ciò è avvenuto anche attraverso la lotta per il superamento delle ideologie dogmatiche, dell'egemonia culturale della sinistra leninista e stalinista. Il grado attuale di coscienza e di organizzazione delle masse lavoratrici, confermata dall'entrata della sinistra italiana maggioritaria (il Partito Democratico) nell'Internazionale Socialdemocratica, è il segnale più evidente che l'Italia ha ormai superato il ritardo storico di decenni che la separava dai paesi del Nord Europa. È dunque in grado di contribuire all'ipotesi di fondare ciò che i socialdemocratici tedeschi, inglesi, dei paesi scandinavi, definiscono come la creazione di una nuova economia; l'economia verde. Vale a dire la necessità di una rivoluzione ambientale per ristrutturare l'industria europea e le politiche del lavoro allo scopo di espandere i livelli di occupazione, preservare le risorse del pianeta e ridurre al minimo l'inquinamento.
Togliatti addio. Delirio e retaggio dello stalinismo italiano
Giuseppe Averardi
Libro: Libro in brossura
editore: Datanews
anno edizione: 2012
pagine: 325
"Per costruire una sinistra italiana all'altezza di governare il Paese è necessario riprendere una riflessione collettiva sul partito comunista e sulla sua storia. E chiudere quindi i conti con lo stalinismo di Togliatti, che in tale storia ha avuto un peso determinante e che è perdurato ben oltre la morte di Stalin". Il dibattito sullo stalinismo, riavviatosi e portato a compimento negli anni di Gorbacev con la caduta del Muro e l'apertura degli archivi sovietici avrebbe dovuto liquidare in Italia l'ultima illusione di far sopravvivere lo stalinismo italiano e il mito di Palmiro Togliatti nella vulgata dei suoi epigoni. Nulla di tutto questo. Un balbettio stanco e monotono prosegue da oltre vent'anni. Il libro di Giuseppe Averardi risulta certamente un importante contributo personale a questa necessaria riflessione collettiva. Egli documenta in modo incontrovertibile quanto stalinista sia stato Togliatti. I suoi eredi hanno rimosso lui, come hanno rimosso tutta la storia del suo e del loro partito, attraverso una duplicazione della realtà, ultimo esito della "doppiezza" che Togliatti criticava, pur utilizzandola: vi sarebbe un Togliatti buono, costruttore della democrazia repubblicana italiana, e un Togliatti cattivo, collocabile in una storia aliena, del Comintern e dell'Urss. Prefazione di Giorgio Galli. Introduzione di Giuseppe Bedeschi.
1989-2009. I mutanti. Perché i comunisti hanno rifiutato l'opzione socialdemocratica
Giuseppe Averardi
Libro: Libro in brossura
editore: Datanews
anno edizione: 2009
pagine: 319
Nel 1989, in coincidenza con la caduta del Muro di Berlino, ha avuto inizio la metamorfosi del Partito comunista italiano che doveva subire un'improvvisa accelerazione con il fallimento dell'esperimento di Gorbacev in Urss. Soffia sui popoli dell'Europa orientale il vento dell'Est dove il comunismo si disintegra, la gioia affannosa dei tedeschi della Repubblica democratica che fuggono dalle loro catene, dei polacchi che inalberano croci, degli ungheresi che consacrano agli insorti del '56 il loro ritorno alla libertà, dei cecoslovacchi e della loro primavera ritrovata. In questo contesto staordinario il gruppo dirigente del Pci aveva l'occasione storica di condurre il partito all'approdo della grande socialdemocrazia europea. E, invece, con il XIX e XX congresso dei primi anni '90 ha inizio nel Pci una profonda convulsione politica che dura per tutto l'arco degli ultimi vent'anni, assume un carattere persistente di grande ampiezza con sconvolgimenti improvvisi, scissioni e abbandoni individuali.