Libri di Idamaria Fusco
Identità mediterranea ed Europa. Mobilità, migrazioni, relazioni interculturali
M. Rosaria Carli, Gioia Di Cristofaro Longo, Idamaria Fusco
Libro
editore: CNR Edizioni
anno edizione: 2010
pagine: 496
La grande epidemia. Potere e corpi sociali di fronte all'emergenza nella Napoli spagnola
Idamaria Fusco
Libro: Libro in brossura
editore: Guida
anno edizione: 2018
pagine: 433
Eventi straordinari, quali un'epidemia di peste, potevano ripetersi con una certa frequenza in una società di antico regime. Essi mettevano a dura prova le autorità di governo, costringendole ad assumere provvedimenti drastici ma, nella maggior parte dei casi, scarsamente risolutivi. Per combattere la peste bisognava infatti prevenirla, bloccarla alle porte di un centro, impedire che essa dilagasse. Era soprattutto la prevenzione alla base della lotta impari contro la malattia. Una prevenzione che le autorità erano tenute ad adottare in maniera rigorosa, senza eccezioni di sorta; tuttavia, nella realtà altre erano le logiche che spesso prevalevano. Con conseguenze disastrose per intere popolazioni. Alla luce di tali osservazioni, il ruolo delle istituzioni, le scelte e le "politiche" da esse adottate, a livello centrale e locale, emergono quali fattori chiave per leggere la storia delle epidemie di età moderna e, non ultima, della terribile pandemia scoppiata nel 1656 nel regno di Napoli. Fattori in grado di chiarirci successi e insuccessi, diffusione e controllo. In una società caratterizzata da dinamiche tutte proprie, basate su privilegi e diritti consuetudinari, la peste rompe gli equilibri preesistenti e l'ordine costituito, rimette in discussione le forze tradizionali e fa sorgere forze nuove. E, mentre le istituzioni centrali cercheranno, spesso invano, di proporre soluzioni atte a governare un regno in preda all'epidemia, saranno i "poteri" locali a emergere con rinnovato vigore, a trovare nuovi spazi di azione nel tentativo di controllare il territorio da essi amministrato. Spazi che toccherà alle istituzioni della capitale ricollocare, a epidemia terminata, in ambiti tutti nuovi. In tal senso, la peste del 1656 rappresenta un importante punto fermo per la storia delle epidemie che scoppieranno nel Mezzogiorno negli anni successivi, un'importante lezione per i governanti che verranno, i quali faranno ricorso a "politiche" ben diverse da quelle adottate nel 1656.
Peste, demografia e fiscalità nel Regno di Napoli del XVII secolo
Idamaria Fusco
Libro
editore: Franco Angeli
anno edizione: 2008
pagine: 368
Le epidemie di peste, tutt'altro che infrequenti nelle società di antico regime, non mancavano di arrecare danni ingenti, sconvolgendo assetti precostituiti e rimettendo in discussione scelte politiche, economiche e fiscali. La pestilenza che nel 1656 colpì il Regno di Napoli finì dunque col rappresentare anch'essa un importante momento di cesura. Comportò infatti una grave battuta d'arresto in termini di crescita economica e demografica, e impose ai governanti scelte difficili, pur se non sempre pienamente atte a fronteggiare lo stato di emergenza creatosi. La peste, in particolare, acuì il divario tra un centro, Napoli-capitale, lontano e spesso ignaro della realtà provinciale, e una periferia che, dominata da forti poteri locali, tese sempre più ad autoamministrarsi: con conseguenze risultate a volte benefiche, perché si riuscì in tal modo a preservare alcuni territori dall'epidemia. Per le autorità centrali restava però l'esigenza, una volta terminata la pestilenza, di riacquistare il pieno controllo dell'intero territorio, e la strada imboccata e percorsa fu quella dell'accertamento dei danni demografici e fiscali, danni che compromettevano ulteriormente il già difficile reperimento di risorse per far fronte alle pressanti richieste finanziarie della Monarchia spagnola, di cui il Regno era parte integrante.