Libri di Jaufré Rudel
Amor de terra lonhdana (Amur de paes luntan). Testo provenzale a fronte
Jaufré Rudel, Piero Marelli
Libro: Libro in brossura
editore: La Vita Felice
anno edizione: 2012
pagine: 64
C'è un'amicizia di vecchia data fra provenzali e dialettali. Marelli scrive nella lingua di Verano Brianza, una delle mille facce del milanes arius, il milanese del contado. La qualità orale della parola dialettale assume in Marelli la forma del poema drammatico o del testo teatrale vero e proprio. Le traduzioni da Jaufre Rudel costituiscono, però, un momento di pausa sul versante teatrale a favore di quello lirico strettamente inteso. Siamo di fronte a traduzioni d'autore, a testi che aspirano a una propria autonomia benché all'interno di un sostanziale rispetto dell'originale. Queste versioni brianzole ci costringono a vedere un aspetto dei provenzali che la tradizione dominante ha occultato, ovvero la loro concretezza materica e il loro realismo. Introduzione di Edoardo Zuccato. Testo italiano in appendice.
L'amore lontano. Testo occitano a fronte
Jaufré Rudel
Libro
editore: Carocci
anno edizione: 2003
pagine: 176
Stendhal, Uhland, Heine, Browning, Swinburne, Carducci, Pasolini, Maalouf basterebbe questo parziale elenco di scrittori affascinati dalla biografia leggendaria di Jaufre Rudel per valutare la portata dell’invenzione poetica del trovatore vissuto nella prima metà del XII secolo: l’amor de lonh, l’amore di lontano, su cui è quasi esclusivamente intessuto il suo esiguo canzoniere e che ispira la trama esotica e favolosa della Vida scritta circa un secolo dopo la morte del poeta, ha la ricchezza del mito. Il concetto di amor de lonh trascende l’eventuale dato storico per rappresentare, come in un emblema, il carattere fantasmatico dell’amore, l’imprendibilità della figura femminile. Scacco in qualche modo risarcito dalla mirabile densità dell’immagine poetica: distanza d’amore e poesia si fondono nel segno di una malinconica e aristocratica rinuncia configurando quell’enigmatico "paradosso" colto da Leo Spitzer - interprete acutissimo di Jaufre Rudel e della linea trobadorica che ne deriva - di una passione oscillante fra realtà e irrealtà, passione in cui «la lontananza è consustanziale con il desiderio dell’unione».