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Libri di Luigi Di Gregorio

War room. Attori, strutture e processi della politica in campagna permanente

Luigi Di Gregorio

Libro: Libro in brossura

editore: Rubbettino

anno edizione: 2024

pagine: 384

"War room. Attori, strutture e processi della politica in campagna permanente" è un libro che parla a diversi pubblici: politici di professione e outsider che intendono candidarsi a cariche elettive, professionisti, esperti e consulenti politici, studiosi e studenti di comunicazione e marketing politico. L’autore adotta un approccio innovativo e ibrido, combinando teoria e pratica. Convinto che sia essenziale studiare la politica e contemporaneamente immergersi nelle sue dinamiche interne per comprenderla appieno, il libro fonde ricerche accademiche in comunicazione politica, marketing politico, scienza politica, sociologia, psicologia cognitiva neuroscienze con aneddoti e case studies concreti. Questi ultimi sono tratti dall’esperienza diretta in comitati elettorali, partiti politici e istituzioni a livello sovranazionale, nazionale e locale. L’obiettivo del libro è duplice: evidenziare come la conoscenza accademica e l’esperienza sul campo siano utili sia a chi studia, sia a chi pratica la politica e sottolineare come le evoluzioni recenti spingano verso un approccio più “scientifico” e meno “artistico” nella gestione della comunicazione politica. La politica in campagna permanente necessita di un approccio strategico, data-based, alla comunicazione e ciò vale sia nella fase della campagna elettorale, sia in quella di governo.
24,00 22,80

Demopatìa. Sintomi, diagnosi e terapie del malessere democratico

Luigi Di Gregorio

Libro: Copertina morbida

editore: Rubbettino

anno edizione: 2019

pagine: 314

Cosa è successo alle nostre democrazie? Perché vivono una crisi di legittimità e di performance proprio quando sembravano indiscutibilmente vincenti? A partire da numerosi sintomi, diffusi in tutto l'Occidente, il volume giunge a una diagnosi a largo spettro e perviene alla conclusione che la democrazia è affetta da demopatìa. È malata perché è malato il demos. E il demos si è ammalato "inevitabilmente", per una sorta di patologia autoimmune e degenerativa, che è il prodotto di mutamenti fortemente voluti in tutto l'Occidente. Il malessere democratico è il derivato della lunga transizione alla postmodernità: individualizzazione, perdita di senso sociale, fine delle metanarrazioni, crisi del sapere, delle istituzioni e delle autorità cognitive, narcisismo, nuove percezioni e concezioni di tempo e spazio, trionfo della sindrome consumistica e della logica totalizzante dell'"usa e getta" che ormai si applica in ogni ambito esistenziale. I grandi motori di questo cambiamento sono i mass media e le innovazioni tecnologiche. Hanno accelerato la transizione postmoderna, incrementando le logiche della società dei consumi: istinti, istanti, immaginario, neoreale mediatico più rilevante del reale "empirico", politiche simboliche che dominano sulle politiche reali, verità "diffuse" e personalizzate. La democrazia che ne deriva, mediatizzata e psicologica, sembra una sondocrazia permanente, i cui leader assumono le caratteristiche dei follower (inseguitori dell'opinione pubblica) e in cui l'opinione si fa emozione pubblica, tanto è diventata volatile e volubile in una dinamica istantanea. Le terapie proposte fin qui, per uscire dalla crisi, sembrano spesso velleitarie. Non si salva la democrazia immaginando retromarce della storia, evocando il ritorno a una presunta età dell'oro o confidando in individui iper-razionali che non esistono. C'è una sola strada percorribile: fare i conti con noi stessi. Se non si parte dal demos, non esiste cura democratica.
18,00 17,10

Verso una nuova cultura amministrativa? Il caso del MIPAF tra innovazioni e resistenze organizzative

Giuseppe Cammarota, Luigi Di Gregorio, Luciano Gambardella

Libro: Libro in brossura

editore: Franco Angeli

anno edizione: 2007

pagine: 160

La pubblica amministrazione italiana rientra ancora nei parametri delineati da Max Weber nell'elaborazione dell'idealtipo burocratico? Questo lavoro cerca di interpretare alcune dinamiche recenti del pubblico impiego, per comprendere se sia in atto - anche in questo settore, storicamente molto "conservatore" e poco permeabile alle riforme - una transizione "post-moderna", o quantomeno un processo di allontanamento dal modello "modernista" dell'amministrazione pubblica, formulato per la prima volta dal sociologo tedesco. Il libro tratteggia brevemente i passaggi fondamentali della transizione culturale dal "progetto della modernità" al "puzzle post-moderno", facendo esplicito riferimento anche alle recenti riforme concernenti il pubblico impiego in Italia. Passando "dalla teoria alla prassi" analizza alcune iniziative prese dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali (MIPAF) in linea con le direttive e le esigenze di un'amministrazione di nuova concezione: più flessibile, più efficace ed efficiente e più attenta tanto alla soddisfazione dell'utente esterno, quanto a quella dei propri dipendenti; il tutto basato prevalentemente su un nuovo modello organizzativo e su un ruolo prioritario della comunicazione esterna ed interna. Non mancano i parallelismi con il mondo aziendale, spesso precursore delle nuove tendenze di riforma dell'organizzazione del lavoro.
23,00 21,85

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