Libri di Maria Lepori
Bande, fazioni, trame. La nobiltà rurale tra violenza e giustizia nella Sardegna del Settecento
Maria Lepori
Libro: Copertina morbida
editore: Viella
anno edizione: 2020
pagine: 253
Nel 1768, mentre massicci contingenti dell'armata d'Oltralpe giungevano in Corsica, un plico anonimo pervenuto alla segreteria vicereale sabauda svelò un progetto di sovversione volto ad assecondare lo sbarco dei francesi in Sardegna. Da immediati arresti e segreti interrogatori non emerse alcuna trama di sedizione. Risultò chiaro invece che dietro le accuse c'era un duro scontro tra fazioni. Scompaginate le grandi bande armate, la sfida di gentiluomini e notabili per il prestigio e il potere in seno alle comunità rurali era infatti tutt'altro che cessata e implicava ancora conflitti e inimicizie, ma accanto alla violenza fisica si era fatto strada il ricorso al viceré per screditare l'avversario e rivelarne l'inabilità agli uffici. A fare la differenza con i partiti in lotta nei decenni precedenti fu proprio l'uso spregiudicato e diffamatorio della scrittura, che permetteva al mittente di mascherarsi dietro l'anonimato o il nome altrui e di indirizzare gli apparati repressivi di governo contro il proprio avversario.
Faide. Nobili e banditi nella Sardegna sabauda del Settecento
Maria Lepori
Libro: Libro in brossura
editore: Viella
anno edizione: 2010
pagine: 224
Al momento del loro insediamento nel Regnum Sardiniae, nel 1720, i Savoia dovettero fronteggiare il fenomeno di una piccola nobiltà turbolenta, impegnata in un'aspra competizione per il prestigio e il potere all'interno delle comunità rurali, abile nel trovare referenti in funzionari regi, rappresentanti feudali e gerarchie ecclesiastiche. In quei villaggi l'onore era un bene primario e il confronto avveniva alla luce del sole, tra fazioni 'disciplinate', legittimate all'interno della collettività, rispettose delle leggi non scritte della 'giustizia comunitaria'. La vendetta si configurava, di volta in volta, come risposta ragionata e commisurata all'offesa. Per non espandere il conflitto agli estranei, lo scontro armato si formalizzava spesso in luoghi ad esso 'deputati'. Negoziate, registrate in atti notarili e officiate in riti pubblici, le riconciliazioni interrompevano le violenze e aprivano periodi di pace nei quali le cariche comunitarie venivano accuratamente distribuite al fine di un'equilibrata condivisione del potere locale. Per alcuni decenni poco poterono la repressione militare e la 'giustizia del re' contro quelle faide che, agli occhi dei vicerè sabaudi, erano fonte continua di disordini e crimini.
Dalla Spagna ai Savoia. Ceti e corona nella Sardegna del Settecento
Maria Lepori
Libro
editore: Carocci
anno edizione: 2003
pagine: 200
Proiettata fuori dall'alveo spagnolo, esclusa dal servizio a corte e nell'esercito, privata del ruolo di principale interlocutore del potere, l'aristocrazia del Regnum Sardiniae avvertì a partire dal 1720 un forte disagio. Il risentimento aristocratico maturato in cinquant'anni di dominio sabaudo esplose tuttavia solo con l'insediamento nel regno di "consigli" rappresentativi delle comunità rurali, sottratti alla tutela feudale e funzionali al controllo regio del territorio. Da questi venne ai contadini sardi maggiore consapevolezza dei propri diritti, autorevolezza nel difenderli ed energia nel contestare gli abusi baronali, mentre l'antica nobiltà reagì con una radicale denuncia del dispotismo regio che, pur da un'ottica strettamente aristocratica, avviava la rivendicazione della peculiarità delle leggi del Regnum Sardiniae e dell'intangibilità di un patto originario tra sovrano e "nazione". Le tensioni allora sprigionatesi sarebbero confluite nei moti antipiemontesi e antifeudali degli anni Novanta.