Libri di Miguel Abensour
L'utopia da Thomas More a Walter Benjamin
Miguel Abensour
Libro: Libro in brossura
editore: Inschibboleth
anno edizione: 2015
pagine: 160
Thomas More, Walter Benjamin? Riunire questi due nomi in una stessa costellazione un po' insolita può sorprendere. Rari sono infatti gli elementi che sembrano avvicinarli, se non forse l'essenziale, vale a dire l'utopia. Non si tratta per questo di scoprire una derivazione finora sconosciuta, né di pretendere di scrivere una storia dell'utopia rispetto alla quale Thomas More rappresenterebbe il principio e Walter Benjamin il compimento. Se è vero che Thomas More con "Utopia" è l'inventore di un nuovo dispositivo retorico con il quale tenta un intervento inedito nel campo politico, Walter Benjamin non rappresenta affatto il compimento della tradizione utopica che, sotto diverse forme, ha continuato e continua a manifestarsi dopo di lui. Il nostro progetto consiste piuttosto nel cogliere l'utopia in due momenti forti del suo destino: da una parte nel suo risveglio, e poi, dall'altra, di fronte all'estremo pericolo, davanti a ciò che Walter Benjamin chiama "la catastrofe".
Emmanuel Levinas, l'intrigo dell'umano. Tra metapolitica e politica
Miguel Abensour
Libro: Libro rilegato
editore: Inschibboleth
anno edizione: 2013
pagine: 135
"Quando ho incontrato l'opera di Levinas, una questione si è posta naturalmente: questa aveva qualcosa da apportare alla riflessione sulla politica o bisognava collocarla, al contrario, come si tendeva a fare, solo dalla parte dell'etica, considerando anche che vi era in questo filosofo, se non un disprezzo, almeno una mancanza di considerazione della politica? Molto presto, quest'ultima posizione mi è apparsa del tutto inesatta. Sono rimasto infatti impressionato dal testo che Levinas aveva dedicato alla critica dell'hitlerismo nel 1934 nella rivista Esprit, "Alcune riflessioni sulla filosofia dell'hitlerismo". Mi aveva colpito il fatto che questo filosofo, che si diceva essere estraneo o indifferente ai problemi politici, aveva visto le cose con molta più perspicacia e precisione rispetto a dei pensatori che si consideravano specialisti della politica o delle lotte sociali e che, in realtà, non avevano assolutamente misurato ciò che rappresentava l'hitlerismo. Presto, dunque, il respiro e il gesto di quest'opera mi sono apparsi non solamente nella loro aspirazione utopica, ma nel loro tentativo di pensare la politica secondo un altro paradigma rispetto a quelli classici."
La democrazia contro lo Stato. Marx e il movimento machiavelliano
Miguel Abensour
Libro: Libro in brossura
editore: Cronopio
anno edizione: 2007
pagine: 207
Siamo condannati a un'alternativa, i cui termini sarebbero: o un esercizio moderato della democrazia, o l'antidemocraticismo classico? In tal caso, saremmo posti di fronte alla scelta seguente: o la democrazia potrebbe essere accettata e valorizzata a patto di praticarla con moderazione, per esempio riducendola allo statuto di quadro politico insuperabile - oppure non ci sarebbe alcun motivo di scegliere la democrazia ed eventualmente di salvarla in caso di pencolo; perché essa funzionerebbe come un'illusione e rivelerebbe di essere una forma di dominio tanto più perniciosa, quanto più nascosta sotto le apparenze della libertà. In tal senso, una delle molte qualità del testo di Marx del 1843 non è forse quella di aprire un'altra via, che permetta di sfuggire a questa alternativa e alle sue rigidità, formulando la domanda sulla "vera democrazia"? Prima ancora di sottomettere la democrazia all'esigenza della moderazione o di rifiutarla senza appello, occorre porsi una questione preliminare, e interrogarsi sulla democrazia come è in verità; scoprirne cioè le caratteristiche, che rendono inadeguate sia la soluzione della moderazione, sia quella del rifiuto, senza procedere in modo essenzialista, ma riflettendo sul destino della democrazia nella modernità.
Della compatezza. Architetture e totalitarismi
Miguel Abensour
Libro: Libro in brossura
editore: Jaca Book
anno edizione: 2012
pagine: 73
"L'ombra inquietante di Albert Speer tornerà a ossessionarci? Sembrerebbe che l'avversione per l'architettura moderna sia così forte presso alcuni da sconvolgerne lo spirito al punto da far provare loro ammirazione, se non addirittura una venerazione senza scrupoli o rimorsi, nei confronti dei monumenti e di tutta l'opera di Speer. A voler credere a costoro, l'opera dell'architetto di Hitler costituirebbe un modello per l'architettura pubblica dei tempi nostri e di quelli a venire. Il nazionalsocialismo di Speer, la sua partecipazione ai massimi gradi dell'impresa hitleriana - Hitler pensò a un certo punto di farne il proprio delfino - non sarebbero che elementi contingenti, secondari, che si potrebbe agevolmente mettere da parte, o tra parentesi, allo scopo di riscoprire, sotto la cortina ideologica, l'autentico nucleo architettonico". Così inizia questo breve testo di filosofia politica ed estetica di Miguel Abensour. Abensour si richiama a Elias Canetti e a Hannah Arendt: compattezza dell'architettura, compattezza delle masse, totale eteronomia dell'umano. Il totalitarismo, da qualsiasi epoca o movimento prenda in prestito gli elementi stilistici, produce un'architettura inscindibile dal suo progetto di totale e inedito dominio sull'umano. Totale è perciò la compattezza fra i totalitarismi e le loro architetture.
Per una filosofia politica critica
Miguel Abensour
Libro: Libro in brossura
editore: Jaca Book
anno edizione: 2011
pagine: XIII-358
La filosofia politica di Miguel Abensour si definisce "critica" perché non smette mai di interrogarsi sul problema del dominio e della servitù volontaria, che spinge gli uomini ad accettarlo. In queste pagine compare inoltre una dimensione utopica e si presta molta attenzione a coloro che - per usare le parole di Marx - hanno saputo dar vita all'"espressione immaginativa di un mondo nuovo". In forme diverse, e attraverso l'analisi delle opere di Claude Lefort, Hannah Arendt, Pierre Leroux ed Emmanuel Lévinas, Abensour propone un confronto serrato fra democrazia e utopia: entrambe sono considerate una via d'uscita, una evasione verso l'alterità, al di là della compatta opacità del potere, che ha trovato la sua drastica espressione nei totalitarismi del Novecento e riaffiora nei governi neoautoritari dell'Europa attuale. La democrazia non può essere pensata che come insorgenza al di là dei poteri istituiti e critica radicale dell'ordine esistente, restituendo al termine il significato rivoluzionario che aveva alle sue origini e strappandolo alla banalizzazione corrente.
Hanna Arendt contro la filosofia politica?
Miguel Abensour
Libro: Libro in brossura
editore: Jaca Book
anno edizione: 2010
pagine: 182
Per Miguel Abensour "filosofia politica" è un termine paradossale, un tentativo di unire due concetti contraddittori. Ripercorrendo il pensiero di Hannah Arendt, egli si chiede piuttosto se "filosofia" e "politica" non appartengano a tradizioni differenziali e alternative. Ciò è ben visibile secondo Abensour - nell'analisi da lei dedicata al mito della caverna di Platone. L'immagine della caverna e dei prigionieri suppone un'immagine negativa dell'agire politico, a cui il filosofo vuole opporsi e imporsi, per affermare contro un simile caos l'unità e l'autorità regolatrice. Se, nella lettura di Platone, Arendt mostra più di un punto di contatto con Heidegger, se ne allontana però decisamente, respingendo la sua concezione dell'essere-per-la-morte. La filosofia occidentale è in larga misura, secondo Abensour, condizionata e guidata dall'idea della morte, e questa è tra l'altro una delle cause che determinano la sua ostilità alla politica e alla vita indeterminata e caotica della polis. Questa è infatti dominata dal principio imprevedibile e opposto dell'essere-per-la-nascita, dall'irruzione di eventi incondizionati, di inizi indominabili: l'essere inaugurale produce "l'apertura di un'infinità di possibili, capaci di far sorgere il nuovo nel mondo".