Libri di Raffaele De Ritis
Storia del circo. Dagli acrobati egizi al Cirque du Soleil
Raffaele De Ritis
Libro: Copertina morbida
editore: Bulzoni
anno edizione: 2016
pagine: 570
Illusionismi. Settemila anni di teatro, scienza e religione
Raffaele De Ritis
Libro: Copertina morbida
editore: Stampa Alternativa
anno edizione: 2004
pagine: 219
Dai fachiri di strada indiani ai palcoscenici vittoriani, dagli avveniristici teatri di Las Vegas agli sciamani della Siberia, dai gabinetti scientifici del Settecento ai ciarlatani medievali. Levitazioni, sparizioni, lettura del pensiero, inganni con le carte sono i repertori che da millenni, in tutte le culture, influenzano gente comune, artisti, pittori, scrittori e, in tempi recenti, psicologi, sociologi e comunicatori. Documenti in gran parte inediti raccontano della magia giapponese, della sfida tra illusionisti, delle origini rinascimentali della magia con le carte da gioco e del cinema del primo Novecento. Il tutto accompagnato da più di 100 immagini. Raffaele De Ritis, regista e storico, ha diretto spettacoli in tutto il mondo.
Destrezza e libertà. Circo e resistenza tra memoria e presente
Libro: Libro in brossura
editore: Seb27
anno edizione: 2025
pagine: 200
Nomade per vocazione, fluido per natura, il circo attraversa i secoli come corpo estraneo ai confini, alle patrie, alle ideologie. Eppure, proprio in quella marginalità apparente, si nasconde un cuore resistente: sotto il tendone, tra cavallerizzi e acrobati in perenne fuga, si è celata una patria invisibile senza confini, tentacolare attraverso i continenti. Il circo è stato capace di proteggere le minoranze, lanciare messaggi di libertà attraverso i suoi spettacoli, vivendo in un perenne equilibrio di quasi invisibilità sociale. Questo volume affronta la traiettoria di una forma di società e di arte capace di opporsi senza dichiararsi, di proteggere senza apparire, di assecondare il potere senza schierarsi. Dove l’equilibrismo non è solo disciplina fisica, ma gesto di sopravvivenza e inconsciamente politico. Un percorso tra piste e silenzi, dove la memoria non è retorica, ma esercizio di verità.