Libri di Sabrina Lo Iacono
«Heimat di tutti i giuristi». Il contributo di Philipp Lotmar al diritto romano
Urs Fasel, Sabrina Lo Iacono
Libro: Libro in brossura
editore: Inschibboleth
anno edizione: 2021
pagine: 160
Philipp Lotmar (1850-1922) definiva nel 1896 il diritto romano «gemeinsame geistige Heimat aller Rechstgelehrte», nella convinzione che l’esperienza giuridica romana rappresenti il fondamento imprescindibile di ogni branca del diritto e costituisca la chiave di lettura e di comprensione dei problemi giuridici. Di lì a poco Lotmar tradusse nei fatti questa sua convinzione, mettendo le sue competenze romanistiche a pietra d’angolo dell’architettura del diritto del lavoro, di cui è considerato uno dei padri fondatori in Europa. Il volume concentra in un’unica sede contributi in lingua italiana sulle sue ricerche romanistiche, mirando a testimoniare, oltre al suo faticoso percorso accademico e scientifico, la latitudine di interessi che lo portò ad affrontare – sempre con grande serietà e rigore scientifico – i temi più diversi della disciplina.
Gli anni della breccia cristiana. La legislazione dell'imperatore graziano
Sabrina Lo Iacono
Libro
editore: Giuffrè
anno edizione: 2021
pagine: X-266
Ambulatoria est voluntas defuncti? Ricerche sui «patti successori» istitutivi
Sabrina Lo Iacono
Libro
editore: Giuffrè
anno edizione: 2019
pagine: IX-373
Il tema dei patti successori sta assumendo sempre maggiore rilevanza a livello europeo e diverse sono le spinte volte a determinarne l'accoglimento nei Paesi in cui ancora sussiste un divieto di tali convenzioni. Il presente elaborato mira ad approfondire diacronicamente l'istituto (con particolare riferimento ai patti successori istitutivi), così da acquisire una conoscenza 'cumulativa' dello stesso e delle ragioni alla base del suo divieto o del suo accoglimento nei tre ordinamenti giuridici considerati: quello italiano, quello svizzero e quello romano. Nel primo capitolo, dedicato al diritto italiano, si analizza la disciplina della nullità delle tre distinte tipologie di patti successori (istitutivi, dispositivi e rinunciativi) riconducibili nell'alveo dell'art. 458 c.c., individuando altresì gli elementi essenziali che permettono di qualificare una convenzione come patto successorio e mettendo in luce le ragioni addotte tradizionalmente dalla dottrina e dalla giurisprudenza a giustificazione della nullità di tale istituto. Segue poi una parte dedicata a talune figure 'grigie' e controverse (quali le donazioni a causa di morte, il patto di famiglia, il mandato post mortem ecc.), delle quali è messa in luce la similarità con il patto successorio e, talvolta, l'identità con esso. L'argomento è poi studiato anche in relazione alle nuove esigenze percepite all'interno del territorio nazionale e alla nuova disciplina di diritto comunitario (Regolamento UE n. 650/2012). Si presenta infine quella che si ritiene essere la reale ragione alla base del divieto oggi vigente in Italia, ossia la tutela degli stretti familiari del de cuius. Il secondo capitolo è dedicato all'ordinamento elvetico, nel quale, al contrario che nel diritto italiano, l'istituto non solo è accolto, ma costituisce uno dei mezzi più frequentemente adoperati per pianificare la successione degli individui e delle piccole e medie imprese. Infine, l’ultimo capitolo è volto all'analisi dell'istituto del patto successorio nel diritto romano. Al contrario di quanto tradizionalmente ritenuto, in questo ordinamento un divieto dell'istituto non è mai stato sancito in termini generali e astratti. Si indaga quindi la veridicità delle tradizionali affermazioni che vedono il fondamento del presunto divieto del patto successorio istitutivo nella sua immoralità e nella necessità di assicurare al de cuius la più ampia libertà di revoca delle disposizioni relative alla sua successione.