Libri di Sebastiano Timpanaro
Contributi di filologia e storia della lingua latina
Sebastiano Timpanaro
Libro
editore: Pàtron
anno edizione: 1994
pagine: XIV-512
Aspetti e figure della cultura ottocentesca
Sebastiano Timpanaro
Libro
editore: Nistri-Lischi
anno edizione: 1981
pagine: 488
De lingua latina. Corso di latino per il biennio
Aureliana Pasini, Sebastiano Timpanaro
Libro
editore: Liviana Scolastica
anno edizione: 1990
pagine: XXXII-856
Virgilianisti antichi e tradizione indiretta
Sebastiano Timpanaro
Libro
editore: Olschki
anno edizione: 2001
pagine: XVIII-184
Il verde e il rosso. Scritti militanti 1966-2000
Sebastiano Timpanaro
Libro
editore: Odradek
anno edizione: 2001
pagine: XLVIII-254
Il lapsus freudiano. Psicanalisi e critica testuale
Sebastiano Timpanaro
Libro
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2002
pagine: 244
In questo libro viene presa in esame una parte della teoria psicoanalitica che, dopo Freud, è stata ben poco studiata e discussa, nonostante la grande importanza che Freud le ha sempre attribuito: l'interpretazione dei lapsus, delle amnesie e degli altri "atti mancati". L'autore si propone di dimostrare come la spiegazione freudiana di tali fenomeni psichici, basata sulla "rimozione" di pensieri spiacevoli che riaffiorano a perturbare i nostri discorsi o le nostre azioni, sia accettabile solo in una minoranza di casi. Nella ricerca di spiegazioni alternative un aiuto può essere dato dalla critica testuale: una disciplina anch'essa mirante (sia pure per scopi diversi) a rintracciare l'origine di lapsus compiuti da copisti e autori.
Contributi di filologia greca e latina
Sebastiano Timpanaro
Libro: Copertina morbida
editore: SAMERL
anno edizione: 2005
pagine: 528
Sulla linguistica dell'Ottocento
Sebastiano Timpanaro
Libro: Libro rilegato
editore: Il Mulino
anno edizione: 2005
pagine: 326
Sebastiano Timpanaro (1923-2000) fu filologo e latinista di fama mondiale. In questo volume sono raccolti alcuni contriuti scritti negli anni Sessanta e dedicati alla storia della linguistica sette-ottocentetsca. Rimasti fino ad ora di disagevole accesso perché dispersi in sedi diverse, gli interventi di Timpanaro si concentrano sugli inizi della linguistica indeouropea e su figure talvolta dimenticate della linguistica del XVIII e del XIX secolo.
Della divinazione
Marco Tullio Cicerone
Libro: Libro in brossura
editore: Garzanti
anno edizione: 2006
pagine: 544
Introduzione, traduzione e note di Sebastiano Timpanaro «Mi meraviglio che un aruspice non si metta a ridere quando incontra un altro aruspice». Cicerone aveva ben presente il celebre motto di Catone il Vecchio mentre componeva il De divinatione (44 a.C.). Nel dialogo, il fratello Quinto, suo interlocutore, seguendo la dottrina degli stoici difende l'eterogeneo armamentario delle pratiche divinatorie, che va dal consultare gli oracoli all'interpretare il volo degli uccelli, al decifrare prodigi, portenti e inusuali segni celesti per ricavarne anticipazioni sul futuro. Cicerone, invece, ne è un fiero e convinto detrattore: tutti i fenomeni hanno cause naturali, anche quando appaiono straordinari, ed è meglio rassegnarsi all'ignoranza che cadere nella superstizione. E se da cittadino e uomo politico, nel timore che l'incredulità generi pericolosi sovvertimenti sociali è costretto a difendere il ricorso ai riti divinatori come instrumentum regni, in quanto filosofo egli denuncia con veemenza l'infondatezza e il carattere ridicolo di tali pratiche che alimentano terrori irrazionali finendo con l'inquinare l'autentico sentimento religioso.
Classicismo e illuminismo nell'Ottocento italiano. Testo critico
Sebastiano Timpanaro
Libro: Libro in brossura
editore: Le Lettere
anno edizione: 2011
pagine: 668
Alcune osservazioni sul pensiero di Leopardi
Sebastiano Timpanaro
Libro: Libro in brossura
editore: Solfanelli
anno edizione: 2015
pagine: 88
Il presente lavoro di Sebastiano Timpanaro, che si avvale nelle sue argomentazioni della svolta critica segnata dagli studi di Walter Binni e di Cesare Luporini, è una serrata indagine, filologica e filosofica insieme, che porta in primo piano la sostanza concettuale dell'opera di Leopardi, il quale fece della poesia un passaggio testimoniale per la definizione del suo pensiero. La particolarità della posizione leopardiana, ancorata a una tradizione classicistico-illuministica, risiede nella rappresentazione del rapporto uomo-natura che esclude ogni metafisica consolatoria. Il critico, tenace avversario della linea idealista ottocentesca e poi crociana, vede nell'umana infelicità di cui ragiona il Leopardi materialista non già un romantico mal du siècle, né un'angoscia esistenziale, ma un'afflizione soprattutto fisica che egli converte in strenua strategia conoscitiva.