Libri di Stig Dagerman
L'isola dei condannati
Stig Dagerman
Libro: Libro in brossura
editore: Ortica Editrice
anno edizione: 2025
pagine: 334
"È la gioia del lottare, non quella del raggiungere l’obiettivo, che ci impedisce di soccombere. Chi non teme la vita nemmeno la amerà, chi non nutre la paura dentro di sé non vi reperirà nemmeno il coraggio, chi non teme la morte non potrà neanche morire con dignità, e chi non teme se stesso non potrà neppure amare un’altra persona. Sarò fedele alla mia direzione e a tutto ciò che in essa confluisce: la mia paura, la mia fame, la mia sete, la mia disperazione, il mio dolore, il mio desiderio, la mia paralisi, i miei impulsi sessuali, il mio odio, la mia morte. Sì, entro i limiti della mia direzione sarò così fedele alla mia morte che, senza un brivido ma con grata indifferenza per aver avuto la possibilità di vivere, potrò camminare sulla sabbia, penetrare lentamente in acqua e lì…". Immagini di terrore, di incubo circondano sette naufraghi (due donne e cinque uomini) – protagonisti di questo secondo romanzo di Dagerman – che aspettano la morte su un’isola misteriosa, immaginaria, dove sono stati scaraventati con poca acqua e poco cibo, feriti nel corpo e soprattutto nello spirito. Un’isola simbolica in cui i naufraghi vengono sottoposti alle sofferenze del mondo con la possibilità per il lettore di “osservarle, di comprenderle e combatterle sul piano del possibile”. I naufraghi sono preda dei loro incubi, delle loro paure più profonde. In mezzo ad una natura nemica, i sette personaggi portano in scena una furia distruttiva senza salvezza. Ognuno di loro, nel comune destino che li accerchia, raffigura una particolare forma di paura, una particolare forma di angoscia. Senso di colpa, solidarietà, individuo contro organizzazione sociale, solitudine, tempo, dolore, pervadono questo romanzo onirico realistico simbolico.
I giochi della notte
Stig Dagerman
Libro: Libro in brossura
editore: Iperborea
anno edizione: 2012
pagine: 162
Quando è notta Ake può giocare a dei giochi che gl'impediscono di piangere. Quando è notte Ake può far finta che la realtà sia diversa, che se il padre tarda, è perché ha vinto alla lotteria, o ha comprato una barca a motore e vuole fargli una sorpresa. O, se irumori gli giungono troppo riconoscibili per poterli ignorare, può chiudere gli occhi e giocare a dormire, l'unico gioco che gli regala la pace. E' nei sogni e nella fantasia il rifugio dei bambini di Dagerman, protagonisti di tanti suoi racconti. Sogni e fantasia cui non sanno più ricorrere gli adulti, con la loro solitudine, l'amarezza di sentirsi traditi, estranei a se stessi, superflui agli altri, spinti, piuttosto, all'inganno.
L'uomo di Milesia
Stig Dagerman
Libro
editore: Via del Vento
anno edizione: 2011
pagine: 36
Un racconto dell'autore dell'Isola dei condannati e del Bambino bruciato. In esso traspaiono tutti i segni della sua allucinata condizione esistenziale, cifre di ogni sua opera e spiegazione del tragico epilogo della sua breve parabola di vita.
I vagoni rossi
Stig Dagerman
Libro: Copertina morbida
editore: Via del Vento
anno edizione: 2012
pagine: 35
Bambino bruciato
Stig Dagerman
Libro: Libro in brossura
editore: Iperborea
anno edizione: 2012
pagine: 292
Come gli altri protagonisti dei racconti o dei romanzi di Dagerman, anche quello di "Bambino bruciato" è un ragazzo, ventenne, Bengt, caparbiamente chiuso in un suo mondo 'in crescita', intransigente più verso gli altri che verso se stesso, per natura rivolto alla ricerca e all'affermazione di una purezza, che sente come base inequivocabile di ogni rapporto. Come negli altri racconti anche Bengt è figura speculare dello stesso Stig Dagerman, autobiografica per affinità caratteriali e per molti eventi della vita.
Il viaggiatore
Stig Dagerman
Libro: Libro in brossura
editore: Iperborea
anno edizione: 2014
pagine: 136
Autunno tedesco
Stig Dagerman
Libro: Libro in brossura
editore: Lindau
anno edizione: 2025
pagine: 136
Furono molti, nel 1946, i giornalisti che accorsero nella Germania della disfatta per vedere con i loro occhi e raccontare poi ai propri lettori come si viveva tra le macerie di quello che doveva essere il Reich millenario. Stig Dagerman arrivò il 15 ottobre e ripartì il 10 dicembre. Per tutto il viaggio raccolse una grande quantità di appunti che rielaborò in forma di articoli e successivamente presentò in volume. Quando "Autunno tedesco" fu pubblicato per la prima volta, nel 1947, la critica fu unanime nel riconoscerne l'alta qualità letteraria. Gli articoli di Dagerman erano opera di un poeta e si distaccavano nettamente dalla produzione giornalistica corrente. Colpiva in essi la descrizione acuta, nitida e diretta, di una situazione per molti versi estrema; la partecipazione appassionata alle sofferenze dei vinti, la volontà di comprenderne le ragioni, senza per altro consentire a nessun tipo di facile assoluzione, la libertà da ogni schema ideologico e da ogni preconcetto. "Autunno tedesco", tuttavia, non rappresenta soltanto una straordinaria lezione di giornalismo: oggi si rivela anche, e soprattutto, come la terribile rappresentazione di un passato che, in tempi e luoghi diversi, non ha cessato di ripetersi. Prefazione di Goffredo Fofi.
Il nostro bisogno di consolazione
Stig Dagerman
Libro: Libro in brossura
editore: Iperborea
anno edizione: 2015
pagine: 48
La politica dell'impossibile
Stig Dagerman
Libro: Libro in brossura
editore: Iperborea
anno edizione: 2016
pagine: 135
Ogni libro di Dagerman ci costringe a mettere in dubbio le verità ricevute e a guardarci allo specchio, come individui, come società, ma soprattutto come esseri umani. Ribelle all'ingiustizia in ogni aspetto del vivere e a qualsiasi forma di oppressione, la sua opera conserva una pungente attualità, e così la sua riflessione politica e culturale, cui è dedicata questa raccolta di interventi su quotidiani e riviste letterarie e anarchiche. Con una sorprendente capacità di leggere il proprio tempo e prevedere il nostro, con la sua coerenza estrema e irriducibile, Dagerman denuncia le "gabbie" della moderna democrazia, dove un manipolo di poteri decide migliaia di destini, gli interessi dello Stato prevaricano i diritti inalienabili della persona, e la cultura è declassata a "gioco di società", slogan ideologico o anestetizzante di massa. Ma soprattutto rivendica il compito della letteratura di "mostrare il significato della libertà", di scuotere le coscienze per riscattare l'uomo e i suoi valori fondamentali: l'uguaglianza, la difesa dei deboli, la solidarietà. E confessa il suo conflitto di scrittore diviso tra l'impegno sociale e l'inviolabile autonomia dell'immaginazione, che deve seguire liberamente le proprie vie per "toccare il cuore del mondo". Se la politica è definita l'arte del possibile, ovvero dei limiti, del compromesso, della rinuncia alla speranza, Dagerman non può che difendere a gran voce la necessità di una "politica dell'impossibile".
Autunno tedesco
Stig Dagerman
Libro: Libro in brossura
editore: Iperborea
anno edizione: 2018
pagine: 159
Nel 1946 furono molti i cronisti che accorsero in Germania per raccontare quel che restava del Reich finalmente sconfitto, ma dal coro di voci si distinse quella di uno scrittore svedese di ventitré anni, intellettuale anarchico e narratore dotato di una sensibilità fuori dal comune, inviato dall'Expressen per realizzare una serie di reportage poi raccolti in un libro che è considerato ancora oggi una lezione di giornalismo letterario. Mentre le testate di tutto il mondo offrono il ritratto preconfezionato di un Paese distrutto, che paga a caro prezzo gli orrori che ha seminato e dal quale si esige un'abiura convinta, Dagerman, libero da ogni pregiudizio ideologico e rifiutando ogni generalizzazione o astrazione dai fatti concreti e tangibili, si muove fra le macerie di Amburgo, Berlino, Colonia, su treni stipati di senzatetto e in cantine allagate dove ora vivono masse di affamati e disperati, cercando di capire nel profondo la sofferenza dei vinti. Ne emerge un quadro molto più complesso di quello che è comodo figurarsi. Mentre ci si accanisce a cercare nostalgici nazisti, Dagerman si chiede come può un padre che vede morire il figlio di stenti dichiarare che ora sta meglio di prima; mentre le potenze occupanti pensano a punire e ad allestire processi, Dagerman descrive la «messinscena» di una denazificazione di facciata e la morte spirituale di un Paese che è troppo impegnato a lottare ogni giorno con la morte per riflettere sui propri errori, perché «la fame è una pessima maestra» per educare i colpevoli. Con il suo acume analitico e la sua empatia capillare, Dagerman scava nelle contraddizioni della Germania postbellica offrendoci un manifesto di accusa contro tutte le guerre, e una riflessione amaramente attuale sul potere, la giustizia e lo Stato. Con un contributo di Giorgio Fontana.
Il serpente
Stig Dagerman
Libro: Libro in brossura
editore: Iperborea
anno edizione: 2021
pagine: 309
Mentre la Seconda guerra mondiale opprime l'Europa, un serpente infesta un sonnacchioso campo di addestramento della campagna svedese e un'altrettanto inoperosa caserma di Stoccolma durante la mobilitazione generale. Nella sua concretezza di corpo ora si scopre, ora si copre alla vista, ma il simbolo maligno che incarna sa piantarsi nella psiche di chi ci si è imbattuto. Il primo a vederlo è il sergente Bohman, al comando di uno svogliato gruppo in esercitazione, e subito un crampo lo stringe come in un cerchio di ferro. Il soldato Bill lo cattura a cuor leggero, forse solo per strappare al sergente qualche ora in più di libera uscita in cui togliersi una voglia con Irène prima di una festicciola a base di ragazze e bevute. Ma il serpente che crede di avere al sicuro nello zaino gli infesterà i sogni, getterà nel panico gli amici e confonderà realtà e fantasia tanto a lui quanto a Irène. Sotto forma di odore di paura, poi, aleggia pungente in «Non riusciamo a dormire», in cui otto reclute cercano di scacciare l'insonnia raccontandosi storie di vita vissuta. E di strategie contro l'angoscia, con le menzogne che comportano, saranno in cerca tutti i personaggi del libro. Tutti tranne Scriver, alter ego dell'autore, convinto che il serpente sia sempre lì, manifesto o latente, e che sia responsabilità di ciascuno prenderne atto, anche fino alle estreme conseguenze. Il serpente, che sia un romanzo, come gli entusiasti recensori lo definirono nel 1945 quando uscì, o una raccolta di racconti collegati, mette in campo ricchezza metaforica, potenza simbolica e beffarda ironia, movimentate da arditi salti di registro, per mostrare che la sola via per l'umano è non aver paura della paura.