Libri di Thanh Nguyen Viet
Niente muore mai. Il Vietnam e la memoria della guerra
Thanh Nguyen Viet
Libro: Libro in brossura
editore: BEAT
anno edizione: 2025
pagine: 400
«Se l’anima dell’America morirà avvelenata, sul referto dell’autopsia dovrà esserci scritto VIETNAM». Non esistono forse parole più efficaci di queste di Martin Luther King per comprendere che cosa ha significato per gli americani la Guerra del Vietnam. Una guerra persa e, dunque, una guerra cattiva che ha continuato a lungo a fare male e a essere sottoposta a un costante processo di guarigione. Processo cui hanno contribuito in una misura a dir poco decisiva l’industria cinematografica e l’editoria, grazie alle quali gli Stati Uniti, perdenti nel conflitto, hanno vinto nella memoria. Quell’insieme di sanguinose battaglie che hanno causato un numero impressionante di morti in Vietnam, in Cambogia e nel Laos, e che i vietnamiti chiamano Guerra Americana, è diventato così il teatro di una tragedia occidentale denominata Guerra del Vietnam. Questo libro prende le mosse dall’idea che tutte le guerre vengano combattute due volte, la prima sul campo di battaglia, la seconda nei ricordi. Per Viet Thanh Nguyen, autore Premio Pulitzer de Il simpatizzante, scrittore nato in Vietnam ma cresciuto in America, ricostruire la memoria di quel conflitto non è semplicemente un compito cruciale per l’identità dei due paesi, ma la sola condizione possibile perché il cuore degli abitanti di quelle due nazioni, sorte da rivoluzioni e speranze consegnate ormai all’armadio della storia, possa tornare a battere.
I rifugiati
Thanh Nguyen Viet
Libro: Libro in brossura
editore: BEAT
anno edizione: 2024
pagine: 240
«In un paese dove i beni di proprietà erano l’unica cosa che contasse, non avevamo niente che ci appartenesse, a parte le storie». È l’affermazione di una giovane vietnamita che, in fuga dagli orrori della guerra, si imbatte nell’esperienza di ogni rifugiato: scoprire di non possedere niente, se non le storie, raccontate dai genitori o serbate nel proprio personale ricordo. Storie che mostrano l’incapacità di voltare le spalle al passato, alle persone e alle cose del vecchio mondo perduto. L’impossibilità dell’oblio che, come un macigno, pesa sulla necessaria ricerca di nuove appartenenze, attraversa da cima a fondo tutte le storie narrate in questo libro. Il giovane Liem impara a conoscere sé stesso solo appropriandosi di una lingua diversa dalla sua, una lingua con cui si può dire che due maschi sono una coppia «in senso romantico». La proprietaria del New Saigon Market, uno dei pochi posti a San José dove i vietnamiti possono trovare il riso Jasmine e l’anice stellato, vede riapparire i fantasmi della guerra nella persona della signora Hoa, ossessionata dall’idea di vendicare il figlio ucciso dai comunisti. Claire Carver, figlia di un nero dell’Alabama e di una giapponese, sta cercando di risolvere il problema di essere «di razza mista» in un mondo deciso ad assegnare a ciascuno il posto che gli spetta. La febbrile ricerca di una nuova identità da parte di persone con «due facce e due menti diverse», al cuore di tutta l’opera di Viet Thanh Nguyen, dal Simpatizzante a Io sono l’uomo con due facce, riemerge con potenza in queste straordinarie pagine dedicate ai «rifugiati sparsi in tutto il mondo».
Io sono l'uomo con due facce. Storia, memoria, ricordo
Thanh Nguyen Viet
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2024
pagine: 384
Questa è una storia di guerra, dichiara subito l’autore di queste pagine, che contengono il racconto di alcune vite: la sua e quella della sua famiglia. Non solo autobiografia; non solo memoir; non solo acuminato ritratto del Grande Paese che li ha accolti nel 1975, in fuga dal Vietnam. Loro, che non sono esuli, espatriati, migranti né immigrati, ma rifugiati. Del resto, è con l’arrivo in America, dove lo separano da papà mamma fratello anche se ha soltanto quattro anni, che comincia la memoria di Viet Thanh Nguyen, e allora sappiamo che leggeremo una storia di dolore, perché ciò che non smette di far male rimane per sempre fissato. Tuttavia è molto più anche di questo, dal momento che, come scrive l’autore del Simpatizzante con la sua affilata autoironia, lui ha abbastanza cicatrici da essere un bravo scrittore ma non tante da essere totalmente fottuto. Ed è il bravo scrittore a ripercorrere l’infanzia riunito alla famiglia e poi l’adolescenza a San José, California, facile come non è mai stata per i suoi, reduci di una guerra infinita, consumati dal lavoro. La biografia procede aprendo di continuo squarci lirici, storie più grandi, storie politiche, di diaspora, di colonizzazione, di razzismo, ma anche di ordinaria violenza, come quella della sparatoria che vede coinvolti i suoi genitori. Non mancano poi Hollywood e le sue pellicole iconiche, che suscitano nel giovane Viet l’angosciosa domanda esistenziale: posso essere americano e vietnamita? Colui che uccide e colui che viene ucciso? Diventato scrittore e accademico di successo, l’uomo con due facce tornerà in visita nella sua terra, dove toccherà tutto ciò che i suoi genitori hanno dovuto abbandonare, dimenticare per poi ricordare. E riconoscerà che è tempo di chiudere il cerchio, di prendersi cura di chi ci ha amato. Il nome cattolico di Ba è Joseph. Quello di mia madre, Maria. Come molti altri migranti e rifugiati prima di loro, diventano dei sacrifici umani, si gettano sul filo spinato perché io possa entrare in questo strano mondo nuovo camminando sulle loro schiene. Lavorano senza posa, quasi tutte le ore di veglia, quasi ogni giorno dell’anno eccetto Pasqua, Tê´t e Natale. Ogni giorno la loro stazione di viacrucis.
Il simpatizzante
Thanh Nguyen Viet
Libro: Libro in brossura
editore: BEAT
anno edizione: 2024
pagine: 512
È il mese di aprile del 1975 a Saigon. La guerra che va avanti da tempo è alle sue ultime battute e il tanfo della sconfitta appesta l'aria. Il fronte settentrionale ha ceduto dinanzi all'avanzata dei Vietcong, gli aerei americani decollano giorno e notte con a bordo donne, bambini e orfani, e l'ordine ufficiale di evacuazione tarda a venire soltanto per evitare la rivolta in città. A bordo di un C-130, il Generale capo della Polizia Nazionale del Vietnam del Sud si appresta a raggiungere gli Stati Uniti con la famiglia e solo parte dei suoi uomini. Il Generale crede in Dio (neppure Dio e Noè avevano potuto salvare tutti), nella moglie, nei figli, nei francesi, negli americani e... nell'assoluta fedeltà del Capitano, l'unico tra i sottoposti che ha voluto in casa sua. Non sa che il Capitano, figlio illegittimo di una vietnamita e un prete francese, è un doppiogiochista, una spia comunista che ha studiato in California, un uomo con due facce e due menti, che fotografa in gran segreto ogni rapporto e dispaccio e li invia al suo addestratore tra le file Vietcong. Ma una volta rocambolescamente raggiunta Los Angeles, la città più futile d'America, un dilemma atroce attende il Capitano: attenersi al suo credo politico, e mantenere dunque il ruolo da infiltrato nel paese capitalista, o salvare la vita dell'amico con cui ha sigillato un patto di sangue durante l'adolescenza?
Il militante
Thanh Nguyen Viet
Libro: Libro in brossura
editore: BEAT
anno edizione: 2023
pagine: 432
«Eravamo gli sgraditi, gli indesiderati, gli ignorati, invisibili a chiunque fuorché a noi stessi»: così comincia quest’opera. Protagonista del nuovo romanzo è ancora il giovane Capitano dell’esercito sudvietnamita che, nel "Simpatizzante", dopo la caduta di Saigon nel 1975, ripara negli Stati Uniti e, all’insaputa dell’amico e fratello di sangue Bon e del generale capo della Polizia Nazionale sudvietnamita, invia i suoi rapporti a Man, suo addestratore tra le fila Vietcong. Trascorsi gli anni americani nella condizione di estraneità e invisibilità propria di un rifugiato e di una spia comunista, agli inizi degli anni Ottanta, con in tasca il passaporto di un certo Vo Danh, il simpatizzante sbarca a Parigi in compagnia dell’inseparabile Bon. La Francia, il paese della lunga dominazione coloniale in Indocina, ha concesso ai due fratelli di sangue l’agognato diritto d’asilo. È l’occasione per entrambi di lasciarsi alle spalle le dolorose ferite del passato. Un’occasione da coltivare attraverso la più pura delle attività capitalistiche, offerta dal Boss vietnamita trasferitosi dal campo di Palau Galang a Parigi: lo spaccio e il commercio di droga. Per Bon rappresenta la possibilità di smettere d’essere un ospite sgradito. Per il simpatizzante, che ha trascorso buona parte della sua vita a credere in qualcosa nel cui cuore non c’era che il nulla, semplicemente un’altra possibilità data al nulla. Un nulla, questa volta, che rende Parigi una città dal fascino torbido e che fa degli intellettuali engagés della sinistra francese frequentati a casa della “zia” vietnamita, cui Man l’ha indirizzato, nient’altro che una fedele clientela delle sostanze del Boss. Un nulla che rende, infine, arduo realizzare il compito che alberga da sempre nell’animo del simpatizzante: la riconciliazione tra i fratelli di sangue di un tempo, Bon e Man, che la Storia, con le sue crudeltà e le sue cieche passioni e speranze, ha collocato su fronti opposti.
Il militante
Thanh Nguyen Viet
Libro
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2021
pagine: 432
«Eravamo gli sgraditi, gli indesiderati, gli ignorati, invisibili a chiunque fuorché a noi stessi»: così comincia quest'opera. Protagonista del nuovo romanzo è ancora il giovane Capitano dell'esercito sudvietnamita che, nel "Simpatizzante", dopo la caduta di Saigon nel 1975, ripara negli Stati Uniti e, all'insaputa dell'amico e fratello di sangue Bon e del generale capo della Polizia Nazionale sudvietnamita, invia i suoi rapporti a Man, suo addestratore tra le fila Vietcong. Trascorsi gli anni americani nella condizione di estraneità e invisibilità propria di un rifugiato e di una spia comunista, agli inizi degli anni Ottanta, con in tasca il passaporto di un certo Vo Danh, il simpatizzante sbarca a Parigi in compagnia dell'inseparabile Bon. La Francia, il paese della lunga dominazione coloniale in Indocina, ha concesso ai due fratelli di sangue l'agognato diritto d'asilo. È l'occasione per entrambi di lasciarsi alle spalle le dolorose ferite del passato. Un'occasione da coltivare attraverso la più pura delle attività capitalistiche, offerta dal Boss vietnamita trasferitosi dal campo di Palau Galang a Parigi: lo spaccio e il commercio di droga. Per Bon rappresenta la possibilità di smettere d'essere un ospite sgradito. Per il simpatizzante, che ha trascorso buona parte della sua vita a credere in qualcosa nel cui cuore non c'era che il nulla, semplicemente un'altra possibilità data al nulla. Un nulla, questa volta, che rende Parigi una città dal fascino torbido e che fa degli intellettuali engagés della sinistra francese frequentati a casa della "zia" vietnamita, cui Man l'ha indirizzato, nient'altro che una fedele clientela delle sostanze del Boss. Un nulla che rende, infine, arduo realizzare il compito che alberga da sempre nell'animo del simpatizzante: la riconciliazione tra i fratelli di sangue di un tempo, Bon e Man, che la Storia, con le sue crudeltà e le sue cieche passioni e speranze, ha collocato su fronti opposti.
Il simpatizzante
Thanh Nguyen Viet
Libro: Libro in brossura
editore: BEAT
anno edizione: 2019
pagine: 512
È il mese di aprile del 1975 a Saigon. Il mese nel quale la guerra che va avanti da tempo immemorabile ha cominciato ormai a perdere i pezzi. In una villa dalle mura ricoperte di cocci di vetro e di filo spinato arrugginito, il generale capo della Polizia Nazionale del Vietnam del Sud, colto da improvvisa insonnia, vaga tra le stanze con la faccia di un pallore verdognolo. Il fronte settentrionale ha ceduto dinanzi all'avanzata dei Vietcong, gli aerei americani decollano giorno e notte con a bordo donne, bambini e orfani, e l'ordine ufficiale di evacuazione tarda a venire soltanto per evitare la rivolta in città. A bordo di un C-130, con un volo coperto, il Generale si appresta a raggiungere gli Stati Uniti con la famiglia e parte dei suoi uomini. Ufficiale magro dal portamento impeccabile, il Generale crede in Dio, nella moglie, nei figli, nei francesi, negli americani e... nell'assoluta fedeltà del suo uomo di fiducia, il solo tra i suoi sottoposti ad abitare a casa sua: il Capitano. Non sa che il Capitano è, in realtà, una spia, un dormiente, un uomo con due facce che fotografa in gran segreto ogni rapporto e dispaccio e li invia a Man, suo addestratore tra le fila Vietcong. Figlio illegittimo di una vietnamita e di un prete cattolico francese, il Capitano ha studiato in un piccolo college della California meridionale, spedito da quelle parti da Man con una borsa di studio e il compito di apprendere la "mentalità degli Stati Uniti", un paese che, ai suoi occhi, si rivela subito cosi scioccamente narcisista da definire tutto "super" (i supermercati, le superstrade, Superman, il Super Bowl ecc.). Animato da un'autentica fede nel comunismo, rientrato in patria, ha sostenuto con tale rigore la sua parte di agente doppogiochista da risultare insospettabile agli occhi di tutti, anche a quelli di Bon, l'amico di lunga data che è entrato a far parte del famigerato "Phoenix Program" della CIA.
I rifugiati
Thanh Nguyen Viet
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2017
pagine: 240
«In un paese dove i beni di proprietà erano l'unica cosa che contasse, non avevamo niente che ci appartenesse, a parte le storie». Così suona un passo contenuto in uno dei magnifici racconti di questo libro che Viet Thanh Nguyen ha voluto dedicare ai «rifugiati sparsi in tutto il mondo». È l'affermazione di una giovane vietnamita, la cui infanzia, in fuga dagli orrori della guerra, è stata segnata dalla drammatica esperienza di un barcone alla deriva e dalla morte del fratello ragazzino. A un certo punto della sua adolescenza negli Stati Uniti, la donna si imbatte nell'esperienza propria di ogni rifugiato: scoprire di non possedere niente, se non le storie, raccontate dai genitori o serbate nel proprio personale ricordo, che mostrano l'impossibilità di voltare le spalle al passato, alle persone e alle cose del vecchio mondo perduto. Come «indumenti abbandonati dai fantasmi», esse riaffiorano inevitabilmente. L'impossibilità dell'oblio che, come un macigno, pesa sulla necessaria ricerca di nuove identità ed appartenenze attraversa da cima a fondo tutte le storie narrate in questo libro. Dal giovane Liem che non riesce più a riconoscere sé stesso nell'istante in cui apprende davvero che cosa significa a San Francisco dire di due maschi che sono una coppia «in senso romantico»; alla proprietaria del New Saigon Market che nella sua bottega, uno dei pochi posti a San Jose dove i vietnamiti possono acquistare il riso al gelsomino e l'anice stellato, vede riapparire i fantasmi della guerra nella persona della signora Hoa, ossessionata dall'idea della vendetta nei confronti dei comunisti che le hanno ucciso il figlio; a James Carver, nero cresciuto in Alabama, che a Quàng Tri, in Vietnam, scopre di aver generato una figlia fuori posto in «un mondo deciso ad assegnare a ciascuno il posto che gli spetta», l'inquieta ricerca di una nuova identità da parte di uomini con «due facce e due menti diverse», già oggetto delle pagine de "Il simpatizzante", riemerge con chiarezza in quest'opera.
Niente muore mai. Il Vietnam e la memoria della guerra
Thanh Nguyen Viet
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2018
pagine: 384
«Se l'anima dell'America morirà avvelenata, sul referto dell'autopsia dovrà esserci scritto "Vietnam"». Non c'è forse spiegazione più concisa di questa frase di Martin Luther King per comprendere che cosa abbia significato per gli americani la Guerra del Vietnam. Una guerra persa e, dunque, una guerra cattiva che ha continuato a lungo a fare male e a essere sottoposta a un costante processo di guarigione e di recupero. Processo cui hanno contribuito in una misura a dir poco decisiva l'industria cinematografica, dell'editoria e delle belle arti, grazie alle quali gli Stati Uniti, perdenti nel conflitto, si sono rivelati vittoriosi nella memoria. Quell'insieme di sanguinose battaglie che hanno causato un numero impressionante di morti in Vietnam, in Cambogia e nel Laos, e che i vietnamiti chiamano Guerra Americana, è diventato cosi il teatro di una tragedia occidentale denominata «Guerra del Vietnam», un nome divenuto a tal punto normale che, anche se abbreviato in «Vietnam», come spesso accade, è sottinteso che si riferisca al conflitto. Questo libro è un'opera su quella guerra in quanto opera sulla memoria e sull'identità. Prende le mosse dall'idea che «tutte le guerre vengano combattute due volte, la prima sul campo di battaglia, la seconda nei ricordi». Un'asserzione certo valida per tutti i conflitti, ma in una misura maggiore per la «Guerra del Vietnam» o per la «Guerra Americana», il cui nome contrastato ne indica la crisi di identità e rivela l'incertezza su come debba essere conosciuta e ricordata.
Il simpatizzante
Thanh Nguyen Viet
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2016
pagine: 384
È il mese di aprile del 1975 a Saigon. Il mese nel quale la guerra che va avanti da tempo immemorabile ha cominciato ormai a perdere i pezzi. In una villa dalle mura ricoperte di cocci di vetro e di filo spinato arrugginito, il generale capo della Polizia Nazionale del Vietnam del Sud, colto da improvvisa insonnia, vaga tra le stanze con la faccia di un pallore verdognolo. Il fronte settentrionale ha ceduto dinanzi all'avanzata dei Vietcong, gli aerei americani decollano giorno e notte con a bordo donne, bambini e orfani, e l'ordine ufficiale di evacuazione tarda a venire soltanto per evitare la rivolta in città. A bordo di un C-130, con un volo coperto, il Generale si appresta a raggiungere gli Stati Uniti con la famiglia e parte dei suoi uomini. Ufficiale magro dal portamento impeccabile, il Generale crede in Dio, nella moglie, nei figli, nei francesi, negli americani e... nell'assoluta fedeltà del suo uomo di fiducia, il solo tra i suoi sottoposti ad abitare a casa sua: il Capitano. Non sa che il Capitano è, in realtà, una spia, un dormiente, un uomo con due facce che fotografa in gran segreto ogni rapporto e dispaccio e li invia a Man, suo addestratore tra le fila Vietcong. Figlio illegittimo di una vietnamita e di un prete cattolico francese, il Capitano ha studiato in un piccolo college della California meridionale, spedito da quelle parti da Man con una borsa di studio e il compito di apprendere la "mentalità degli Stati Uniti", un paese che, ai suoi occhi, si rivela subito cosi scioccamente narcisista da definire tutto "super" (i supermercati, le superstrade, Superman, il Super Bowl ecc.). Animato da un'autentica fede nel comunismo, rientrato in patria, ha sostenuto con tale rigore la sua parte di agente doppogiochista da risultare insospettabile agli occhi di tutti, anche a quelli di Bon, l'amico di lunga data che è entrato a far parte del famigerato "Phoenix Program" della CIA.