Neri Pozza
Tre sorelle
Therese Anne Fowler
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2023
pagine: 384
Nate e cresciute a Manhattan, le tre sorelle Geller hanno davvero poco in comune: Beck, la maggiore, è una giornalista freelance il cui matrimonio assomiglia più a un legame tra fratelli che a un’unione appassionata. Nonostante i suoi successi come cardiologa pediatrica, Claire, la figlia di mezzo, si è sempre sentita la pecora nera della famiglia: è divorziata da poco e l’amore non corrisposto per l’uomo sbagliato la sta lentamente distruggendo. E poi c’è Sophie, la minore, la cui vita da influencer è una folle girandola di viaggi extralusso, incontri con personaggi famosi e sponsorizzazioni di prodotti di alto livello con cui a stento riesce a coprire le spese delle carte di credito. Dopo la morte della madre Marti, le tre sorelle si trovano a fare i conti con uno strano lascito testamentario. Poiché i testamenti servono a tirare le fila che nella vita non hai potuto o voluto tirare, e giacché Marti non aveva alcuna intenzione di confessare, sul letto di morte, il segreto che l’ha sempre perseguitata, ha trovato un modo per riavvicinare le figlie e svelare loro il suo passato: entro un mese dalla sua morte Beck, Claire e Sophie dovranno riunirsi a Mount Desert Island, nel Maine, per vendere l’amato cottage di famiglia. Quello che Marti non ha potuto prevedere, però, è che in quello stesso mese di febbraio l’ex detenuto C.J. Reynolds, un uomo il cui passato ha diverse zone d’ombra, ha deciso di ricostruire la sua esistenza partendo proprio da Mount Desert Island, dove il suo destino si intreccerà in maniera inaspettata a quello delle sorelle Geller. Potente riflessione sulle scelte che compiamo e sulle loro conseguenze, Tre sorelle è al tempo stesso un trascinante racconto di legami familiari e delle bugie che vengono dette per tenerli in vita.
La notte in cui lei scomparve
Lisa Jewell
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2023
pagine: 384
2017, Upfield Common, Surrey. Il bambino sta cominciando a piangere. Kim ha impiegato ore per farlo addormentare. È una sera afosa di mezza estate e sono le undici. Dovrebbe essere fuori con gli amici. Invece è in tuta con i capelli legati a origliare il pianto del nipote. È diventata madre molto giovane, Kim, ma Tallulah, sua figlia, di anni ne ha appena diciannove e anche lei ha diritto di divertirsi un po’. Perciò quando le ha chiesto di tenere Noah, perché lei e Zach potessero passare un po’ di tempo da soli, non si è sentita di dirle no. I ragazzi, però, non sono ancora tornati e la sera è diventata notte e poi è sbiadita nell’alba. Kim ha un brutto presentimento. Tallulah è sparita, Tallulah non tornerà. 2018: Sophie vuole fare due passi attorno alla scuola di cui il suo fidanzato è stato nominato preside, la Maypole House. Si conoscono da poco, è vero, lei e Shaun, ma ha deciso ugualmente di buttarsi in questa nuova vita con lui nel paesino pittoresco sulle colline del Surrey in cui si sono appena trasferiti. Dovrà riempire le giornate mentre Shaun è in classe ed è decisa a esplorare i dintorni in cerca, perché no, di un’ispirazione per il suo prossimo romanzo. Appena uscita dal cottage, tuttavia, il suo sguardo cade su un pezzo di cartone inchiodato a una staccionata: scavare qui. Un tuffo al cuore e una sensazione di forte déjà-vu: dove ha già visto quella scritta? Una misteriosa sparizione, una grande dimora disabitata, la disperazione di una madre sono al centro del nuovo romanzo di Lisa Jewell, che illumina, sullo sfondo della provincia inglese con i suoi rancori e segreti, l’insondabile mistero dell’adolescenza e al contempo la forza ostinata dei legami familiari.
Lingua e scrittura. Ultime lezioni. Collège de France 1968-1969
Émile Benveniste
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2023
pagine: 224
Le ultime lezioni di Benveniste al Collège de France prima che un ictus lo privasse per sempre della parola hanno, nell’opera di quello che è stato definito il più grande linguista del XX secolo, un’importanza particolare. Le otto lezioni finali, dedicate al rapporto fra lingua e scrittura, rovesciano alla radice il modo in cui questo rapporto era stato finallora pensato. La lingua non è indipendente dalla scrittura e questa non è semplicemente un segno che ne trascrive i suoni, ma, al contrario, è soltanto attraverso la scrittura che quella cosa molto speciale che chiamiamo «lingua» ha potuto costituirsi. L’invenzione della scrittura è, in questo senso, un vero e proprio «atto fondatore», che ha trasformato interamente il volto della nostra civiltà e ha operato «la rivoluzione più profonda che l’umanità abbia conosciuto dopo la scoperta del fuoco». Spostando la percezione della parola dall’orecchio allo sguardo, dal sistema voce-orecchio a quello mano-occhio, la lingua ha potuto rappresentare sé stessa e acquistare una realtà autonoma. Il linguaggio, che nel flusso del discorso orale sfuggiva alla percezione del parlante, si fissa in una lingua che può riferirsi a sé stessa e diventare così «l’unico sistema significante capace di descrivere sé stesso nei suoi propri termini» e, insieme, di interpretare ogni altro sistema. L’intuizione geniale di Benveniste permette di comprendere in che modo il linguaggio, da «attività sempre in situazione di dialogo», si sia trasformato in quel potente strumento di conoscenza e dominio del mondo che ci è familiare e di cui non possiamo ancora misurare tutte le implicazioni, non necessariamente innocenti. G.A. «Scrivere è l’atto fondatore. Possiamo dire che quest’atto ha trasformato interamente il volto delle civiltà, che esso è stato lo strumento della rivoluzione più profonda che l’umanità abbia conosciuto dopo la scoperta del fuoco».
La battaglia di mezzo agosto. Operazione Pedestal. 1942: la flotta che salvò Malta
Max Hastings
Libro
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2023
pagine: 464
Corre l’anno 1942 e l’esito del piú grande conflitto della Storia è lungi dall’essere scritto. L’Unione Sovietica e gli Stati Uniti non hanno ancora dispiegato tutte le loro forze; sulla terra come nei cieli, Germania e Italia hanno il controllo della gran parte delle sponde mediterranee; i carri armati di Rommel sono alle porte dell’Egitto; i giapponesi minacciano l’India, l’Australasia e l’America settentrionale; le forze dell’Asse sono sul Don e la cruciale battaglia a Stalingrado è appena cominciata. Nel cuore dello scontro globale c’è l’isola di Malta, dal 1815 gioiello della Corona inglese, scalo lungo la via per l’Oriente, campo di polo per generazioni di ufficiali della Marina, carcere per i marinai ubriachi. Ma, soprattutto, dall’autunno del ’41, base per lanciare operazioni contro il nemico, che si traducono nell’affondamento del 75 per cento delle navi di rifornimento tedesche e italiane dirette in Nordafrica. Risultato, questo, di un fatale errore strategico da parte di Hitler: la decisione di puntare sulla conquista di Creta lasciando Malta in mano degli alleati. La macchina da guerra nazista è tuttavia indiscutibilmente piú forte e quindi la reazione non si fa attendere: nella primavera del ’42 i tedeschi rovesciano sull’isola piú bombe di quelle cadute su Londra, e la stringono in un assedio senza scampo. I britannici, d’altro canto, non possono permettersi di aggiungere un’altra disfatta alle già numerose umiliazioni subite, perciò il 10 agosto la piú grande flotta mobilitata dalla Royal Navy, a quasi tre anni dall’inizio del conflitto e a tre dalla fine, prende il mare diretta a Malta. L’obiettivo dell’operazione Pedestal, nota come Battaglia di mezzo agosto, è scortare quattordici navi con a bordo cibo, armi e medicinali fino a Malta con due corazzate, quattro portaerei, sette incrociatori e trentadue cacciatorpediniere, oltre a un centinaio di velivoli della Marina e della Raf, otto sommergibili, due dragamine e uno sciame di unità minori. Lo scopo è il salvataggio della guarnigione britannica e della popolazione maltese, trecentomila persone che rischiano la morte per inedia; la battaglia che infurierà per cinque strenue giornate diverrà sinonimo di coraggio, risolutezza e sacrificio. Il racconto dell’«incomparabile Max Hastings» (Daily Mail), una «perfetta combinazione di sensibilità alle sofferenze umane e un superbo istinto per il dramma» (The Times), fa rivivere con emozione la feroce battaglia aeronavale che determinò la sopravvivenza del baluardo maltese e contribuí alla sconfitta finale delle potenze dell’Asse. «Lo storico militare Hastings, con le sue prodigiose ricerche e la sua prosa vivida, getta luce su uno dei piú drammatici episodi della Seconda guerra mondiale». Publishers Weekly «Questo libro non può mancare dagli scaffali degli appassionati di Seconda guerra mondiale: per non dimenticare mai di quali azioni incredibili è capace l’uomo quando ha una causa da difendere». The American Spectator «Sir Max Hastings ci regala il ritratto di una gloriosa battaglia navale raccontata con il tocco d’artista dei suoi cinquant’anni di reportage di guerra. La Royal Navy nel suo momento piú luminoso». The Wall Street Journal «Il prolifico Hastings soddisferà i suoi numerosi, affezionati fan e ne attirerà di nuovi, con questo grande racconto adatto agli specialisti, ma anche a un pubblico generalista». Frederick J. Augustyn Jr., responsabile sezione storica Library of Congress, Washington, DC
La pietra e lo specchio
Alan Garner
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2023
pagine: 128
Nella brughiera del Cheshire non succede mai nulla per Joe Coppock, un ragazzino che vive senza genitori in un cottage di tre stanze senza porte con, a tenergli compagnia, solo un fumetto custodito come una reliquia. Non c’è anima viva a Podere Fienile né al Campo Gora né al Gran Prato, e neppure sul viottolo fra il cancello alto e il cancello basso. È un mondo senza tempo, la brughiera, scandito solo dal fischio del treno di mezzogiorno, unico istante in cui Joe può rendersi conto di che ora è, di che momento è «adesso». La brughiera dorme, e cosí dev’essere, e in quel sonno sogna il sogno del mondo. Fino al giorno in cui alla porta di Joe bussa Treacle Walker, uno stracciaiolo, o forse un mendicante, un guaritore, dal gran cappotto e dal cappello floscio sopra un cespuglio di capelli ingarbugliati. L’uomo gli propone un bizzarro baratto: in cambio di stracci e ossa avrà cocci e pietre. Scegliendo dalla sua collezione di tesori minimi, umili ma a lui preziosissimi – uova di uccello dal guscio azzurrino, ossa di animali, vecchi indumenti – Joe ottiene cosí da Treacle Walker una pietra e un vasetto invetriato. Il vasetto, scoprirà Joe quasi per caso, contiene un unguento dagli straordinari poteri, un dono che gli consentirà di vedere ciò che non c’è, di percepire il tempo collassare su sé stesso e l’eternità nello spazio infinitesimale del presente. Vedere il mondo, d’altronde, non è lo stesso che vedere quello che il mondo realmente è. Racconto iniziatico, favola metafisica che trabocca di suggestioni della tradizione popolare, meditazione sul tempo, la morte e l’assurdità della vita in generale, La pietra e lo specchio mescola fantasia e fisica dei quanti, storia collettiva e storia personale, magia e scienza, possibile e impossibile: reami i cui estremi si allungano, si intrecciano, si scambiano e si fondono.
Filosofia dei mezzi. Per una nuova politica dei corpi
Elettra Stimilli
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2023
pagine: 320
Non vi è epoca della storia e del pensiero in cui i corpi non siano stati espressione di differenze sociali, di razza e di classe, di sesso e di genere, prima ancora che anatomiche. Lontano dall’essere campi esclusivamente biologici, i corpi sono campi di battaglia concettuale e politica, dove sono in gioco forme di dominio e, all’opposto, di liberazione. I corpi sono «mezzi per». Mezzi per la riproduzione della vita e del lavoro, mezzi, insomma, inscritti in un ordine «naturale»: questo concetto ha attraversato l’intera storia della metafisica e della cultura occidentale. La sua persistenza e i suoi sviluppi hanno contribuito alla definizione di un predominio culturale e politico, quello della razionalità occidentale e dell’uomo bianco suo ideatore. Questo libro indaga, in primo luogo, la forza teorica e politica dei mezzi. Anche in considerazione di un mondo ipertecnologico e di una profonda crisi degli ecosistemi ambientali, viene qui problematizzato il ruolo dei mezzi nell’epoca in cui la politica si identifica con la mera amministrazione, senza piú alcuna pretesa di senso o di finalità. I mezzi sono davvero strumenti subordinati a finalità loro estranee o possono essere altro? Cercando di rispondere a questa domanda attraverso un’indagine filosofica, Elettra Stimilli svela in queste pagine il potere politico dei corpi come mezzi politici, mai neutri, all’origine di fenomeni collettivi, le cui potenzialità chiedono solo di essere interrogate. Dagli Stati Uniti al Sudamerica, dall’Europa a molti dei paesi del Nordafrica e del Medioriente sino all’Iran delle donne in rivolta, al centro di enormi movimenti transazionali e intersezionali, i corpi sono oggi all’ordine del giorno come mezzi non strumentali di nuove forme di riproduzione sociale. Una nuova sessuazione del mondo. «Se oggi la politica si identifica con l’amministrazione senza piú alcuna pretesa di senso o di visioni che la orientino, piú che un recupero di fini perduti, decisiva è una indagine sui mezzi. Riflettere sui mezzi significa però dare centralità ai corpi, non neutri, ma sessuati, subordinati e potenti al tempo stesso».
La porta del non ritorno
David Diop
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2023
pagine: 336
Grazie a suo padre, Aglaé ha imparato fin da bambina l’arte di stare china su un fiore per giorni interi, a spiare i misteri della sua vita effimera, anche se forse – ora che è morto può finalmente dirselo – da lui avrebbe voluto l’amore, il sostegno di un genitore. Ma Michel Adanson, studioso di botanica, si sentiva chiamato a una missione piú grande: lavorare a un’Enciclopedia che, sbrogliando i fili nascosti nell’enorme ma - tassa del mondo, catalogasse tutti gli esseri viventi del globo. A quel sogno, che piú di ogni altro incarnava appieno l’Età dei Lumi in cui stava vivendo, Adanson aveva sacrificato ogni cosa, anche il possibile conforto degli affetti; giunto poi davanti al termine di un’esistenza in cui la gloria gli era sfuggita fino all’ultimo come una cerbiatta davanti a un predatore, aveva sentito il bisogno di lasciare in eredità a sua figlia almeno il racconto sincero di una vita, ormai al riparo da un qualsivoglia giudizio terreno. Tutto comincia nel 1750, quando l’allora ventitreenne naturalista sbarca in Senegal, splendido eden dalle foreste d’ebano e dalle infinite coste luminose, in cerca di piante, fiori e alberi che nessuno scienziato europeo ha mai descritto. Vi trova invece esseri umani, belli e misteriosi, che la sua cultura gli ha insegnato a considerare inferiori, buoni solo per essere resi schiavi. Attratto dalle tradizioni come dalla lingua che ha deciso di imparare, Adanson ascolta le storie che i griot avvolti nelle loro vesti sgargianti cantano e si tramandano, e apprende cosí di Maram, la Rediviva, rapita per essere venduta, miracolosamente fuggita ai suoi aguzzini e ora nascosta ai confini della terra senegalese. Trovare Maram, dietro mille piste e altrettante leggende, diventa la nuova ossessione di Adanson, lo scopo segreto del suo viaggio, lei che simboleggia il cuore dell’Africa depredata di cui correggere il tragico destino.
Costumi. Dalla sinistra cannibale alla destra vandalica
Alain Deneault
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2023
pagine: 240
Viviamo in un’epoca in cui la gestione d’impresa vige in ogni campo, i cittadini sono diventati «portatori di interessi», la volontà politica sovrana del popolo «accettabilità sociale», le leggi «norme», i vincoli sociali «responsabilità sociale d’impresa». Un’epoca in cui lo spirito pubblico, come àmbito a sé stante di abitudini, costumi, linguaggi condivisi, è un reperto del passato. Al suo posto è subentrato il campo dei «portatori di interessi», l’arena delle dispute identitarie in cui ogni individuo si rapporta esclusivamente al proprio io e ne rivendica il «valore», servendosi di categorie un tempo importanti e ridotte oggi a meri cliché: censura, privilegio, razzismo. I costumi cessano così di definire un mondo comune e diventano il terreno di una feroce battaglia per stabilirne le norme. Alain Deneault offre, in queste pagine, diversi esempi di questa trasformazione in cui non ne è più nulla di ogni autentica prospettiva di emancipazione. Dal tentativo di imporre norme estranee all’uso consolidato della lingua – la lingua è per eccellenza ciò che vi è di piú comune e, dunque, ciò che non è possibile modificare attraverso norme, si pensi al fallimento di ogni lingua artificiale, esperanto in testa – alla rimozione del conflitto sociale in favore della disputa, permeata di presunte virtù morali intrise di sociologia, tra sessi, orientamenti sessuali, età ed etnie. Può accadere cosí, nota Deneault, che «si lotti per i diritti degli omosessuali, mostrandosi ostili all’immigrazione musulmana nel proprio paese, e allo stesso tempo che i poveri vengano detestati perché considerati responsabili dell’assistenzialismo sociale di cui usufruiscono». Per riaprire la prospettiva di una lotta per l’emancipazione occorre, per Deneault, rompere totalmente con le dinamiche delle dispute identitarie, opporsi sia alla sinistra cannibale odierna, che le ha elette a propria ragione d’esistenza, sia alla destra vandalica, che difende con le unghie e con i denti la libertà di espressione per gli unici discorsi che le si addicono, e battersi per l’uguaglianza, la cultura, la salvezza del mondo comune, nell’istante in cui una devastante crisi sociale e ambientale ne minaccia l’esistenza.
Sotto altra bandiera. Antifascisti italiani al servizio di Churchill
Eugenio Di Rienzo
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2023
pagine: 400
Questa è una storia di passioni, di slanci generosi ma anche di inganni, di doppi giochi, di rivalità intestine, di tradimenti, di deliberati raggiri, che i documenti recentemente desegretati degli Archivi Nazionali di Londra ci mostrano in tutta la loro crudezza. Una storia che alla fine lasciò l’amaro in bocca ai suoi protagonisti, uomini che vissero i tempi di ferro del fascismo e della guerra. Uno di loro, Benedetto Croce, pensò, fino al 25 luglio 1943, che non si potessero volgere le armi contro la patria neppure quando quella patria si era seduta dalla parte sbagliata del tavolo. Un altro, Gaetano Salvemini, reputò che era possibile, anzi doveroso farlo, ma solo a patto di conservare all’Italia che sarebbe uscita dal conflitto, perdente sí ma piú libera e piú giusta, la sua indipendenza e la sua integrità territoriale. Altri ancora, Emilio Lussu, Alberto Tarchiani, Aldo Garosci, Max Salvadori, Leo Valiani, scelsero di militare sotto altra bandiera, senza nessuna remora, e si arruolarono nelle file dello Special Operations Executive, la punta di lancia dell’intelligence britannica, ritenendo che la lotta contro il Moloch del nazifascismo, «guerra santa» per tutelare i diritti dell’umanità tutta intera e non «guerra di Stati e di popoli», aboliva ogni gretto, ristretto, egoistico sentimento di appartenenza nazionale. Una storia che alla fine vide i suoi protagonisti nelle vesti di vincitori ma forse anche di vinti. Perché, dopo l’alba radiosa del 25 aprile 1945, tutti gli attori di questa vicenda dovettero riconoscere, con Croce, magari senza ammetterlo se non nel foro riservato della loro coscienza, che quella guerra, in cui si erano impegnati, sacrificando molto della loro esistenza, non era stata «solo la “guerra per la libertà”, ma, come tutte le altre, per il dominio, per il vantaggio economico e politico, per l’egoismo di Imperi e di Nazioni, e che la guerra per la libertà si dovrà combattere, poi, e con mezzi più vari e più adatti che non siano le armi». Questo libro narra le loro vicende, senza emettere giudizi, con un forte sentimento di pietas, nella consapevolezza del travaglio interiore che la scelta di combattere sotto altra insegna comportò per la maggioranza di essi, anche se non per tutti.
Il soldato perduto
Gilles Marchand
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2023
pagine: 224
1925, Parigi. Quando l’uomo entra nel ristorante, il maître col monocolo fissa con sospetto la sua camicia mal stirata, la giacca con le toppe ai gomiti da cui spunta una mano sola, le scarpe lucidate ma col fango sotto la suola. Chi ha combattuto si porta la guerra addosso, sotto la pelle, per sempre. Ed è stata una guerra feroce, tremendissima, quella che a lui ha strappato una mano, alle famiglie ha strappato padri, fratelli, figli. C’è una donna che lo attende seduta al tavolo con una questione urgente da sottoporgli: suo figlio non è mai tornato dal fronte e, sebbene siano trascorsi nove anni dalla battaglia di Verdun, Madame Joplain è graniticamente certa che Émile sia ancora vivo. L’uomo riconosce il lampo di folle speranza negli occhi di chi ha perso qualcuno ma non ha una tomba su cui piangere; ha cercato le tracce di tanti soldati spazzati dal conflitto, anche se finora non ne ha mai trovato uno in vita: che la triste signora non si faccia illusioni di sorta. Sono passati oltre dieci anni da quando lui stesso ha dovuto lasciare il combattimento attivo per colpa di quella mutilazione e da allora non ha mai smesso di occuparsi delle tragedie che la guerra ha lasciato dietro di sé, cercando un modo per fare ammenda, per perdonare a sé stesso di essere ancora tra i vivi. Per questo accetterà l’incarico, si metterà in cerca di Émile su campi di battaglia ormai freddi, fra ex soldati e testimoni che cercano solo di dimenticare; avvierà un’indagine disperata che si tramuterà in annosa ossessione e porterà alla luce mille storie di dolore e sangue ma anche di amore e speranza. Tra queste, una spicca per intensità e poesia, la storia della Figlia della Luna, quella donna bellissima che attraversava, notte dopo notte, la terra di nessuno tra i due schieramenti in cerca dell’amato perduto, indenne dal fuoco perché invisibile al nemico, come una creatura soprannaturale. E quando sulla Francia, sull’Europa intera, cominciano a soffiare nuovi venti di guerra con il loro carico di orrore e caos, è a quella storia dolce che il protagonista si aggrappa, unica luce in un mondo che affonda nelle tenebre.
Malinconia barocca
Aurelio Musi
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2023
pagine: 160
Un’epoca di decadenza, di teatralità futile e vana, di ornamento privo di sostanza: il Barocco è apparso a lungo come un’età di transizione dal Rinascimento all’Illuminismo, segnata, come ogni periodo di passaggio, da una crisi estetica e morale. Ritornando agli studi che, nel corso del tempo, ne hanno messo in rilievo la specificità, Aurelio Musi mostra invece, in queste pagine, come il Barocco sia stato un’epoca di conflittualità che si situa direttamente alle radici del Moderno. Età in cui è il disordine a cercare la via dell’ordine, in un instabile equilibrio tra inganno e verità, il Barocco vi appare come un’epoca di malinconia nella quale il sentimento della vita è inseparabile da un profondo istinto di morte, dalla percezione di un naufragio nelle cose del mondo e nella vita psichica dei suoi abitanti. L’anima malinconica del secolo si svela nelle storie di malinconici e malinconiche che sono qui raccontate: quelle di Robert Burton, Cervantes, Cartesio, Spinoza, La Rochefoucauld, di donne artiste come Artemisia Gentileschi e di monache chiuse nella solitudine dei conventi, così come si trova intatta nell’alternanza fra armonia e contrappunto tipica della musica del periodo, fatta di cromatismi, polifonie, canoni e imitazioni. Attraversando ogni campo della storia artistica e intellettuale europea, Aurelio Musi compone l’affascinante ritratto di un’epoca densa di contrasti e di modernità, marchiata dalla perenne tensione tra caducità e sogno.
La sconfitta
Pierre Minet
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2023
pagine: 256
Intorno alla metà degli anni Venti, Pierre Minet, stanco della vita provinciale di Reims, fugge a Parigi. Non ha casa, non ha bagagli, soltanto una cartella con dentro una camicia sporca da lavare nei lavandini dei caffè, un quaderno su cui scrivere poesie e un paio di fazzoletti. Gli abiti sono sdruciti ma le scarpe lucide, giusto per poterle contemplare di tanto in tanto e sentirsi cosí elegante da non pensare alla miseria e alla fame. Trascorre il tempo tra avventure, frequentazione di ricchi personaggi e bizzarre figure dei bassifondi, liaison di ogni tipo e, infine, stringe amicizia con Gilbert-Lecomte, Daumal e Vailland. Minet ha poco piú di quindici anni e Gilbert-Lecomte soltanto qualche anno in piú. Viene anche lui da Reims, ma è già una celebrità a Parigi. Ha fondato con René Daumal e Roger Vailland Le Grand Jeu, la rivista che lascerà il segno nella storia della letteratura francese. Cominciano cosí per Minet «mesi senza nessun fine recondito, nessun calcolo, nessun fine in genere», mesi di poesia totale, di continua meraviglia, uno stato di grazia col quale affrontare la vita col «cuore e l’anima di un bambino». Circa venti anni dopo, Pierre Minet pubblica La sconfitta. Gilbert-Lecomte è morto. Il suo corpo, voracemente torturato dalla droga, non era finalmente piú d’intralcio allo spirito. Eppure, quella morte assedia, strazia Minet. Rappresenta, infatti, anche la sua fine, la fine del Pierre della libertà, della fame, della «creatura da sogno» della sua giovinezza… La sconfitta è una delle opere fondamentali dell’avanguardia francese. Un libro in cui si svela come le posizioni artistiche e letterarie raccolte attorno al gruppo del Grand Jeu non fossero semplici questioni di princípi estetici, ma appartenessero a una vera e propria condotta di vita. Nelle sue pagine sono racchiusi tutti i temi propri di quegli «adolescenti uniti da mille affinità mistiche» (Roger Vailland): condurre l’intera esistenza all’insegna della poesia, espandere le frontiere della percezione, vivere la vita secondo l’intensità che solo l’immaginazione sa dare. La presente traduzione costituisce la prima edizione italiana di questo libro, in cui Minet osa salire sul piedistallo della poesia e strombazzare il suo scintillio.