Libri di Carlo Ragliani
Téra. La terra. Testo in dialetto a fronte
Carlo Ragliani
Libro: Libro in brossura
editore: Ronzani Editore
anno edizione: 2024
pagine: 72
Il titolo stesso della silloge con cui Ragliani si propone al lettore con queste sue primizie nel dialetto di Candiana delimita il raggio del compasso entro il quale si muove con naturalezza il poeta, radicando allo stesso tempo l'opera nei recessi meno nobili delle campagne padane, che non costituiscono puramente e semplicemente uno sfondo o la quarta parete di una scena, bensì incarnano l'anima dei luoghi, come quella dei tempi.
Lo stigma
Carlo Ragliani
Libro: Copertina morbida
editore: Italic
anno edizione: 2019
pagine: 109
"[...] Ragliani si rivolge direttamente al lettore (e probabilmente anche a se stesso), e lo invita ad una consapevolezza nuova, terribile ma sostanziale: la presa di coscienza dell'esistere, in tutte le sue declinazioni, è esercizio di disciplina, così come la privazione e la sottrazione di ogni elemento cui è possibile rinunciare, cui è persino doveroso rinunciare. E un'attitudine estrema, che di certo non salva, affine all'ascesi e ad una spiritualità affrancata da qualsiasi definizione fideistica o etichetta religiosa, e soprattutto che impone un risolutivo allontanamento dall'io e da ogni individualismo." (dall'introduzione di Mario Famularo)
Luce cariata dall'avvenire. Testimonianze critiche per la poesia di Giovanni Ibello
Libro: Libro in brossura
editore: Macabor
anno edizione: 2023
pagine: 78
Un’indagine corale sulla poesia di Giovanni Ibello, quasi tutta incentrata sull’opera più significativa dell’autore, "Dialoghi con Amin" (Crocetti Idee editoriali Feltrinelli, 2022). Il titolo che viene dato al libro è suggestivo e metaforicamente forte: "Luce cariata dall’avvenire". È rappresenta – come sottolinea Carlo Ragliani nell’introduzione – “non tanto un’ipotesi futuribile di annichilimento, quanto una radiazione erosa priva della capacità di scaldare e di vivificare; che abita completamente – nella sua incapacità ravvivante – una poesia tanto lontana dalla prosopopea della quotidianità e dalle maschere della convenienza, quanto vicina alla rovina del tempo ed alla disappartenenza. Il canto di Ibello è un oracolo paradossale in ultima istanza, una vox clamantis in deserto, piagata dall’assurdo di frapporsi sia al nulla perpetuo, che alla completezza del dolore dell’esistenza. Un grido che avvoca a sé tutte le scaglie sofferenti di queste nostre miserie manifestandone l’intera, e sfigurata, reliquia – morte su morte, vita su vita".