Libri di Daniela Andreatta
Vivere senza appello. La scommessa di Camus
Daniela Andreatta
Libro: Libro in brossura
editore: Mimesis
anno edizione: 2017
pagine: 210
Il libro ricostruisce il percorso che porta Camus a cercare una via di uscita dall’assurdo e dalle conseguenze nichiliste in esso implicate. Sulle forme e sugli esiti del superamento dell’assurdo verte la parte centrale del saggio, volta ad analizzare la struttura dialettica della rivolta, l’ambiguo nesso che si viene a creare tra rivolta e movimento rivoluzionario, il risultato totalitario derivante da un uso costante e metodico della violenza. Nella messa a punto di una politica basata sull’idea di limite si riassume la scelta antistoricista e antiassolutista di Camus. Nel sottolineare la funzione cruciale che l’opposizione tra totalitarismo e federazione svolge nel socialismo antiautoritario dello scrittore, il saggio intende mostrare come la suddetta antitesi, col suo carico di istanze antisovraniste, resti un tema costante, destinato a giocare un ruolo di rilievo nel modo stesso in cui Camus affronta la questione algerina.
L'ordine nel primo Proudhon. Alle fonti dell'anarchia positiva
Daniela Andreatta
Libro
editore: CEDAM
anno edizione: 1995
pagine: VI-360
Proudhon dall'anarchia alla federazione
Daniela Andreatta
Libro: Libro in brossura
editore: Rubbettino
anno edizione: 2010
pagine: 444
Esponente del socialismo antiautoritario, Proudhon partecipa alla vita e al dibattito politici del suo tempo con progetti di riforma economico-sociale, un'interessante attività giornalistica e un vasto e complesso lavoro di indagine teorica che spazia su piani molteplici (antropologico, economico, politico, ecc.) e mira a individuare le cause profonde del male sociale. Questo libro ricostruisce il percorso teorico del Bisontino a partire dal 1848, anno segnato dall'imporsi violento della questione sociale. Prendendo avvio dagli scritti successivi al Système des contradictions économiques, il libro esamina la fase anarchica del pensiero proudhoniano, contraddistinta dall'elaborazione del concetto di anarchia positiva (o società senza governo), e la fase federalista, più aperta a una considerazione problematica del potere e incentrata sull'elevazione del foedus a momento costitutivo di un ordine politico pensato come dinamico e intrinsecamente plurale. Dalla ricostruzione ciò che soprattutto emerge è la centralità indiscussa del tema della giustizia, cui si accompagna il permanere immutato, nel passaggio dall'anarchismo al federalismo, di una negazione della sovranità che si esprime nella messa in questione degli strumenti classici attraverso cui il potere (anche democratico) si legittima e l'obbligo politico si fonda. Spicca, infine, la peculiarità del federalismo proudhoniano, la sua irriducibilità a semplice teoria dello Stato federale.