Libri di Enzo Fortini

Collegate da un filo conduttore che attraversa gli anni dal secondo Novecento ad oggi, le odi si rivolgono ad un lettore cui si richiede adesione. Sono certamente liriche, ma anche satiriche, civili, come verifica e bilancio di una società mondiale che si proietta nel futuro di sorti migliori e intanto, spesso, toglie voce ai deboli.

Il ritmo e l'armonia del verso derivanti da un innato e coltivato amore per la classicità sono sovrani in questa raccolta poetica. Memoria, presenza, futuro in calibrata fusione sono elementi essenziali, reali e allegorici, che l'autore offre al lettore come argomenti di piacere e insieme di riflessione. L'intento, quindi, velato, non è solo estetico ma didascalico in senso lato. In sordina l'autore narra la vita per un bilancio intimo e per fornire esperienze non fugaci.

Il primo dei due racconti autobiografici, "Il poetino", è un susseguirsi di impressioni, suggerite da una vivida fantasia sempre alla ricerca di scoperte che appaghino il bisogno del piccolo protagonista di svelare a se stesso il mistero di orizzonti sempre nuovi e di contatti umani sempre più consapevoli. Nel secondo racconto, "Sunt lacrimae rerum", esplode, con l'improvvisa morte della madre, una crisi profondissima nel cuore del protagonista, che recupera alla fine la volontà di reagire alla sua prostrazione, anche per onorarne il ricordo.

Come un dovuto omaggio al teatro drammatico, i due testi presentati nell'opera documentano due distinti momenti della prima metà del secolo ventesimo, forse il più tragico della storia dell'umanità, in situazioni ed in ambienti nettamente diversi, che trovano nella disperazione finale il loro riscatto, legato nel primo caso ad ambizioni illusorie ed a certezze stolte e senza fondamento, punite con spietata durezza dalla ribellione della natura; e nel secondo a propositi di brutale ferocia che umiliano ogni sentimento di umanità, che recupera se stessa nella forza di un olocausto che redime.

Una raccolta di racconti dedicata alle condizioni di vita di una comunità contadina nell'Emilia dei primi decenni del Novecento, testimone e interprete spesso inconsapevole di quel difficile e significativo periodo della nostra storia che coincide con il tramonto di tutta un'epoca. Raccontando le vicende dei protagonisti, e spesso i loro drammi, l'autore si sofferma a descriverne, oltre a usi e consuetudini, anche gli attrezzi utilizzati per i lavori agricoli o le suppellettili che costituivano il misero arredo delle abitazioni. L'intenzione è quella di ravvivare il ricordo di un passato segnato da un rapporto vitale tra l'uomo e la terra - che rischia di essere dimenticato o relegato in quei "Musei della civiltà contadina", forse tardivo quanto doveroso omaggio a un mondo conservatosi intatto e quasi immutato fino all'inizio del secolo scorso. Un libro in cui l'accurata ricostruzione dell'ambiente storico e sociale si accompagna a una scrittura misurata ed efficace, dal respiro classico.

Questa breve raccolta di versi intende proporre una risposta del tutto personale agli interrogativi che si pone la cultura attuale nel suo aperto confronto con la religione e coi valori che la caratterizzano, coinvolgendo altresì quanti vi possano derivare motivi di riflessione su un argomento di fondamentale rilievo che trova, come preciso punto di riferimento, una professione di fede attenta alle istanze e consapevole, sempre in piena conformità coi principi a cui si richiama. Sul piano espositivo si è fatto ricorso a scelte metriche subordinate alla eterogeneità dei temi che la raccolta presenta.