Libri di Giorgio Ferrari
Amarcord ferrarese. Ultimo libro della trilogia. Con 100 immagini d'epoca inedite. Volume Vol. 3
Giorgio Ferrari
Libro: Libro in brossura
editore: Faust Edizioni
anno edizione: 2024
pagine: 224
Con questo ultimo volume, Giorgio Ferrari conclude la sua trilogia della memoria: un percorso letterario entusiasmante che lo ha portato a diventare, nel giro di tre anni, il beniamino di tutti i nonni e di tutte le nonne. Storie vere, specchio di una realtà che parte dagli anni Quaranta del Novecento sino ad entrare negli anni Duemila. È ancora la vita dell’autore, quella narrata in questi nuovi racconti, ma a ben vedere è anche la storia di molti ferraresi che vi si possono specchiare con un effetto nostalgia. ‘Nonno Giorgio’, anche in questa sua terza esperienza di scrittore, riporta alla luce episodi passati che sono entrati di diritto nella memoria collettiva, ma anche vicende dimenticate nel tempo. Un’infanzia povera ma bella, fatta di cose semplici e rituali, dalla parrocchia di Santa Maria Nuova alla scuola “Celio Calcagnini”, sino a raggiungere l’età adulta e il matrimonio con la sua Bruna, la nascita del figlio Mauro, il lavoro trentennale nella Ditta “Mazzilli” in via Bersaglieri del Po, il Palio cittadino, la passione di fotoamatore grazie alla quale ha immortalato gli angoli più fatati di Ferrara, senza trascurare la rievocazione noir di un delitto degli anni '50.
Le cinque giornate di Radetzky
Giorgio Ferrari
Libro: Libro in brossura
editore: La Vita Felice
anno edizione: 2008
pagine: 256
Le Cinque giornate di Milano ( 18-23 marzo 1848) sono state prevalentemente narrate dalla parte del vincitore, cioè dei milanesi. Decenni di incrostazioni retoriche, di inevitabile patriottismo risorgimentale ne hanno fatto un'epopea gloriosa ma ricca di ombre. Oggi - a centosessant'anni di distanza - è forse possibile far rivivere quei giorni senza dover dimostrare alcuna tesi o dover proteggere la memoria di chicchessia. Depurate da ogni retorica celebrativa, le carte dell'epoca ci restituiscono un eloquente quadro a chiaroscuri, in cui si muovono forze disomogenee: i patrizi e i grandi proprietari terrieri lombardi da un lato, gli insurrezionalisti radicali e la parte più autenticamente suggestionabile dei cittadini dall'altra. Certamente non fu un moto spontaneo come tanta letteratura patriottica tende a voler credere: la cospirazione fu lungamente preparata e per questo in buona misura prevista dalle autorità austriache. Nondimeno le circostanze storiche ed economiche congiurarono perché quel moto milanese avvenisse: in ritardo rispetto ai piani dei cospiratori, ma con un effetto a valanga che nessuno verosimilmente aveva immaginato. E su tutti domina un protagonista incontrastato: Joseph Wenzel Radetzky.
Le spie di Stalin. I ragazzi di Cambridge che cambiarono la storia
Giorgio Ferrari
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2024
pagine: 320
Dai primi anni Trenta fino ai momenti cruciali della Guerra Fredda, un folto gruppo di giovani idealisti europei e americani – da Klaus Fuchs a Bruno Pontecorvo ai coniugi Rosenberg – lavorò sotto traccia infiltrandosi per conto dell’Unione Sovietica nei gangli più delicati del potere e della sicurezza nazionale con l’obiettivo di consegnare a Mosca i segreti dell’energia atomica. Tra essi spiccava un quintetto di blasonati studenti di Cambridge, cinque giovani appartenenti all’élite intellettuale e alla upper class inglese – Kim Philby, Donald Maclean, Guy Burgess, Anthony Blunt e John Cairncross, meglio noti come i Cinque di Cambridge – che tradirono la Corona britannica sposando l’ideologia comunista e idealizzando Iosif Stalin come l’unico leader in grado di contrastare l’avanzata dei fascismi e del nazismo. Ma il sospetto che a guidare l’epica barricadera di quella privilegiata jeunesse dorée uscita dal Trinity College di Cambridge sia stato un nonsoché di estetico, una sorta di religione personale ritagliata su misura del proprio ego e del proprio narcisismo, rimane forte: dietro al grande tradimento che questi giovani (insieme a tante altre spie britanniche, molte delle quali rimaste tuttora sconosciute) avevano assunto come compito morale c’era ben altro. Una società, quella post-vittoriana, uscita malconcia dalla Grande Guerra, in cerca di un’identità e che tentava di scrollarsi di dosso un’ipocrisia antica avviandosi verso una scintillante modernità. Una porzione della quale sembra essersi riversata nell’estasi del tradimento praticata da quei caricaturali “esteti armati”. La loro sorte, fra l’alcolismo e un torbido esilio sovietico, ha il sapore acre del finale di un dramma elisabettiano.
Amarcord ferrarese. Un nuovo appassionante «come eravamo» negli anni '50 '60 e '70. Volume Vol. 2
Giorgio Ferrari
Libro: Libro in brossura
editore: Faust Edizioni
anno edizione: 2023
pagine: 280
«Dove eravamo rimasti? Al piccolo Ferrari che aveva appena finito le scuole elementari e da qui il secondo libro riprende [...]. Mentre cresce, Ferrari assiste e annota diligentemente anche i cambiamenti sociali e di costume nel tempo, con trasformazioni rapide. Il secondo "Amarcord" rimane sempre un puro distillato ferrarese, ma ci sono ovviamente sconfinamenti geografici con il protagonista in trasferta. [...] Ma Ferrara, la sua gente, perché no anche i suoi difetti, rimangono la sostanza di questo nuovo libro di memorie. [...] Anche in questo volume ritornano le bellissime e inedite immagini e cartoline appartenenti al collezionista Alberto Cavallaroni che testimoniano una Ferrara che non c’è più o è profondamente cambiata, valore aggiunto a un libro di memorie che è lo specchio di quegli anni del boom economico, un periodo di trasformazioni che con la tecnologia ci appare lontano anni luce» (dalla prefazione di Gian Pietro Zerbini).
Amarcord ferrarese. Gente, luoghi, storie degli anni '40 e '50
Giorgio Ferrari
Libro: Libro in brossura
editore: Faust Edizioni
anno edizione: 2022
pagine: 160
Un affresco sociale, preciso e dettagliato, dell’immediato dopoguerra. Un “come eravamo” frutto di una testimonianza diretta e di racconti tramandati che hanno il sapore di leggenda. C’è un profumo vintage che inebria tutti i racconti. C’è tutta un’epoca da riportare alla luce, vista con gli occhi curiosi di un bambino, nella fattispecie protagonista, io narrante e gran cerimoniere di fatti che risalgono a più di settanta anni fa. C’è il sapore del filò di una volta, dove i vecchi si trovavano davanti al fuoco insieme ai nipotini e si tramandavano racconti e storie, a volte conditi con un po’ di fantasia. Qui invece i fatti raccontati sono tutti veri, senza forzature, decritti con un linguaggio nitido e puro. Leggendo quelle storie sembra di rivivere vecchi film del neorealismo. Prefazione del giornalista Gian Pietro Zerbini. Volume corredato di oltre 60 immagini inedite: fotografie a colori dello stesso autore, e cartoline e fotografie d'epoca in bianco e nero di luoghi, personaggi e atmosfere ferraresi, provenienti dagli archivi Cavallaroni e Taddia.
Il naufragio di Šostakovič. Arte e cultura sovietica negli anni del terrore staliniano
Giorgio Ferrari
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2022
pagine: 208
La mattina 28 gennaio del 1936 Dmitrij Šostakovič – che in quel momento si trova ad Archangelsk – sfoglia febbrilmente l’edizione della Pravda. A pagina 3 c’è un editoriale non firmato dal titolo Caos invece di musica. Per la maggior parte dei lettori quel titolo non vuol dire nulla. Per lui invece è una pietra tombale sulla sua carriera di enfant prodige della musica sovietica. Due giorni prima era andata in scena a Mosca al Teatro Bol’šoj una replica dell’opera che lo ha reso famoso in tutto il mondo. Si tratta di una Lady Macbeth del distretto di Mcensk, quattro atti ispirati all’omonima novella di Nikolaj Leskov. Allo spettacolo del Bol’šoj sono presenti Molotov, Mikojan e Ždanov, l’arbitro dell’ortodossia culturale comunista. Ma soprattutto è presente Stalin, incuriosito da quella musica che tutto il mondo onora. Inaspettatamente, al terzo atto Stalin abbandona il palco. Non era mai accaduto prima. È un naufragio, ma Šostakovič lo capirà due giorni più tardi. L’editoriale della Pravda è spietato e nessuno dubita che sia vergato dallo stesso Stalin, che preferisce Mozart e Beethoven alle astruserie della modernità: Fin dalle prime battute il pubblico è assalito da un’ondata di sonorità volutamente confuse e discordanti, un formalismo che accarezza il gusto morboso del pubblico borghese con una musica inquieta e nevrastenica≫. Da quel momento il “nemico della patria” Šostakovič attenderà ogni notte davanti alla porta di casa l’arrivo di una Zil nera per essere tradotto alla Lubjanka e fucilato, come accadrà al suo amico regista Mejerchol’d e al maresciallo Tuchačevskij, l’eroe dell’Armata Rossa che ha avuto l’incauta idea di difenderlo. Per il resto della vita, Šostakovič resterà segnato da quell’incubo che lo trasforma – come egli stesso riconoscerà– in una marionetta, un pupazzo di carta appeso a un filo≫. Ma Šostakovič è solo uno dei tanti precipitati nel buio abisso del terrore staliniano. Insieme a milioni di anonimi innocenti in quei terribili anni sparirono nelle purghe di Stalin tante voci illustri, da Osip Mandel’štam a Isaak Babel, mentre altri chinavano il capo ridotti al silenzio, come Anna Achmatova, Aleksandr Blok, Vasilij Grossman, Maksim Gor’kij, Marina Cvetaeva, Michail Bulgakov, Boris Pasternak, Sergej Ėjzenštejn, o venivano costretti all’esilio o indotti a un gesto fatale come Vladimir Majakovskij. Questa è la loro storia.
Ospedali in Vercelli dal Medioevo al secolo XX. Contributo alla conoscenza delle istituzioni ospedaliere
Bianca Rusconi Ferrari, Giorgio Ferrari
Libro: Libro in brossura
editore: Publycom Editore
anno edizione: 2022
pagine: 252
Una ricerca storica che offre un quadro sostanzialmente completo del sistema ospedaliero in terra vercellese. I trentasei enti individuati, che si sono avvicendati sul territorio, testimoniano la grave situazione sanitaria, e non solo, in cui la popolazione ha vissuto negli ultimi mille anni, e anche la risposta che, soprattutto la Chiesa, ha saputo dare a queste emergenze.
Valdagno nel Novecento. Estetica e cultura della città industriale
Giorgio Ferrari
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni Zerotre
anno edizione: 2021
pagine: 278
Il libro contiene un saggio introduttivo e la postfazione del prof. Giovanni Luigi Fontana, ordinario di storia economica dell’Università di Padova. Le parti prima e seconda raccontano le vicende urbanistiche di Valdagno dalla rivoluzione industriale alla globalizzazione nel panorama della città industriale europea. La parte terza illustra alcuni itinerari di architettura della città, vista da Paolo Mazzo. La quarta parte raccoglie alcuni approfondimenti su temi specifici. In appendice Forma Urbis, che documenta l’intreccio tra vicende sociali, politiche ed economiche e le principali architetture: Valdagno dal secolo XIII al Duemila, con una carta sinottica (in grande formato pieghevole) che rappresenta la forma della città in tre momenti il 1901, il 1951 e il 2001 con dati demografici e alcune note descrittive delle trasformazioni urbane avvenute. Il libro consta di 278 pagine ed è arricchito da 364 note bibliografiche e da una ampia iconografia con 358 immagini d’epoca, alcune a colori. Il corpus delle fotografie di Polo Mazzo è rigorosamente in bianco e nero su carta speciale e alcune immagini sono a grande formato pieghevole.
Uccidete il re buono. Da Bava Beccaris a Gaetano Bresci
Giorgio Ferrari
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2021
pagine: 256
Monza, domenica 29 luglio 1900, ore 20.30. La gente si accalca attorno al campo sportivo, dove si sta svolgendo un torneo a squadre. Tutti attendono il re, che sarà presente al momento della premiazione. Nessuno immagina che l’orologio della Storia stia scandendo implacabile i minuti. Umberto I ha appena finito di cenare e prende posto sulla carrozza reale. Il protocollo vorrebbe che fosse coperta, ma il re ha preteso di viaggiare senza la capote. Il caldo torrido lo ha costretto a rinunciare anche alla maglia d’acciaio che porta abitualmente sotto il gilet. Alla stessa ora, seduto al Caffè Romano di via Carlo Alberto, c’è un uomo con un revolver in tasca che ha trascorso nervosamente il pomeriggio tra un gelato e l’altro. Si chiama Gaetano Bresci, è un anarchico, ed è venuto da lontano. Anche lui sta aspettando il re. La cerimonia è terminata. Il re si alza in piedi. C’è ressa attorno a lui. L’aiutante di campo gli fa strada, la scorta che lo accompagna scruta senza troppo convincimento i volti di chi si assiepa attorno al sovrano. Bresci estrae il revolver dalla tasca della giacca e fa fuoco tre volte. Tutti i colpi vanno a segno. «Non ho ucciso un re, ho ucciso un’idea», dirà l’anarchico. Per l’Italia uscita dalle guerre risorgimentali è la fine dell’innocenza, come per l’Europa lo sarà, quattordici anni dopo, l’uccisione di un altro futuro sovrano a Sarajevo. Dietro a quel gesto, ci sono trent’anni “sbagliati” del nuovo regno: gli scandali, le mortificate ambizioni coloniali, i socialisti e i cattolici, la mancata riforma agraria. E quelle maledette cannonate fatte sparare dal generale Fiorenzo Bava Beccaris contro i milanesi che chiedevano pane. Per l’Italia è l’inizio del secolo breve e maledetto. «Senza saperlo, Bresci aveva ucciso un dandy, non un re. Un suo simile, nel profondo».
Gli ultimi giorni di Radetzky
Giorgio Ferrari
Libro: Libro in brossura
editore: La Vita Felice
anno edizione: 2020
pagine: 224
Il 5 gennaio del 1858 alle 8 del mattino, in una giornata fredda, bigia, il vento di tramontana che piegava le fronde degli alberi sibilando fra i comignoli delle case, costringendo i pochi milanesi che già si avventuravano per le strade a stringersi nei loro mantelli, a premersi in testa il copricapo, a chinare il viso per non farsi accecare dalla polvere si spegneva nella Villa Reale di Milano all'età di novantun anni Josef Wenzel Radetzky. Era il crepuscolo di un'era e la vigilia dell'unità d'Italia, ma per l'anzianissimo feldmaresciallo il mondo era una giostra immobile da governare con lo scintillio delle sciabole e il paternalismo del vincitore.
Gli autonomi. L'autonomia operaia romana. Volume Vol. 4
Giorgio Ferrari, G. Marco D'Ubaldo
Libro: Libro in brossura
editore: DeriveApprodi
anno edizione: 2017
pagine: 221
Questo quarto volume de “Gli autonomi” si concentra sull'esperienza politica dell'Autonomia operaia romana, la più importante (con quella veneta) per numero di militanti, realtà lavorative, studentesche e territoriali organizzate, radicamento sociale, quantità e qualità di lotte intraprese. La narrazione riguarda principalmente la componente dei Comitati autonomi operai, i famosi «Volsci», dal nome della via del quartiere romano di San Lorenzo che ospitava la loro sede. Ma riguarda anche tutta la variegata articolazione di decine e decine di collettivi sparsi nei quartieri della città, nelle periferie e nelle cittadine circostanti. L'arco temporale preso in considerazione è ventennale, dagli inizi dei Settanta agli inizi dei Novanta, con epicentro il ‘77, l'anno «insurrezionale». Il libro contiene anche considerazioni teoriche che oltrepassano la perimetrazione temporale del passato, sapendosi misurare con l'attualità del dibattito sulla credibilità di un progetto rivoluzionario futuro.
La sera della prima. Mozart, Da Ponte, Casanova e la nascita di Don Giovanni
Giorgio Ferrari
Libro: Libro in brossura
editore: La Vita Felice
anno edizione: 2016
pagine: 204
Il 29 ottobre del 1787 veniva rappresentato a Praga il dramma giocoso in due atti intitolato "Il dissoluto punito", musica di Wolfgang Amadeus Mozart su libretto di Lorenzo Da Ponte, basato su un mito popolare rappresentato in teatro e in musica e divenuto per antonomasia il ritratto del libertino impunito. Ma tutti i Don Juan che precedettero quello mozartiano - da Tirso de Molina a Molière (per non dire di quelli che lo seguirono, da Balzac a Baudelaire a Brecht) - convergono e derivano dalla figura che giganteggia nelle parole e nella musica di quel "Dissoluto punito" di Praga. Al quale mise mano anche un suo doppio e alter ego come Giacomo Casanova, presente anch'egli quella sera magica in cui Don Giovanni trovava la sua definitiva e insuperata collocazione nell'orizzonte dei miti moderni. Questo saggio racconta la cronaca di quei giorni in cui Mozart, Da Ponte e Casanova si radunano e si attraggono intorno alla figura di Don Juan, a cui finalmente, come in un'alchimia prodigiosa, Praga fa da fonte battesimale e l'ultimo dei grandi miti moderni celebra la sua apoteosi e la sua nascita.