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Libri di Maurizio Cecchetti

Pedinamenti. Esercizi di critica d'arte

Pedinamenti. Esercizi di critica d'arte

Maurizio Cecchetti

Libro: Libro in brossura

editore: Edizioni dell'Asino

anno edizione: 2018

pagine: 313

"Ogni volta che varco la soglia di un museo o mi reco a una mostra ho come l'impressione di compiere un rito sacro, mi predispongo come chi sta aspettando un segno che lo metta sulla strada giusta, che gli apra, per così dire, gli occhi. 'Aiutami a vedere', dico rivolgendomi all'immaginario genio dello sguardo, che per lo più tace e si fa desiderare. È una sorta di invocazione per predispormi a ciò che ogni critico d'arte dovrebbe essere capace di fare: saper vedere. Le pagine che formano questo libro dunque sono state scritte giorno per giorno viaggiando da un museo all'altro per registrare, come un cronista, il fatto, o l'evento come s'usa dire oggi. Evento è, infatti, la parola magica che fa roteare i bulbi oculari ai direttori di giornale che da giornalisti subito si trasformano in slot machine che contano quanto rendono le pagine a pagamento vendute come pubblicità alla grande occasione dell'ennesima mostra d'arte accalappia turisti. È il denaro che impone l'opera d'arte sulla scena del mondo e il suo valore non è più legato alla qualità estetica e spirituale dell'opera, ma al suo indice 'borsistico'. (...) Pedinamenti. Che titolo bizzarro per un libro di critica d'arte. La parola, nel migliore dei casi, evoca infatti qualcuno che insegue qualcosa e osserva senza farsi notare. Amo pensare che i pedinamenti più fruttuosi siano quelli che muovono all'oscuro della meta e finiscono in vicoli ciechi. Perché seguire le orme o i segni che l'artista ci lascia impone al critico di avere almeno tanta immaginazione quanta teoria."
18,00

I cerchi delle betulle. Apocalisse

I cerchi delle betulle. Apocalisse

Maurizio Cecchetti

Libro: Libro in brossura

editore: Medusa Edizioni

anno edizione: 2007

pagine: 284

22,00

Pelle di vetro. Il libro dell'antiarchitettura

Maurizio Cecchetti

Libro

editore: Medusa Edizioni

anno edizione: 2010

pagine: 328

Dopo una serie di fallimenti etici ed estetici, l'architettura gode oggi di un'attenzione pubblica che da tempo aveva perduto. Ma a questo corrisponde, paradossalmente, la crisi della sua grande utopia: essere la forma materiale e visiva della democrazia. Un sogno coltivato da Gropius fin dalla fondazione del Bauhaus, ma presto naufragato con l'avvento dei regimi totalitari. Gli architetti del nostro tempo lavorano per chiunque paghi e profumatamente, anche se si tratta di regimi autoritari; e l'estetica dei loro edifici rispecchia il pensiero unico dell'economia. Ma la nuova "rettorica" in realtà non è tanto diversa dalla lingua dei dittatori che attraverso l'architettura hanno soggiogato lo spirito delle masse. Il totalitarismo attuale si regge sulla subdola equivalenza fra democrazia e consumo, benessere e ricchezza. E l'architettura fantasmagorica di oggi ne è la rappresentazione estetica. Questo saggio tenta di spiegare la svolta che ha mutato i cromosomi dell'architettura rendendola negazione di se stessa.
17,50 16,63

Giambattista Marino. La mula del Cavaliere. L'osceno da Marino a Testori

Giambattista Marino. La mula del Cavaliere. L'osceno da Marino a Testori

Marzio Pieri, Maurizio Cecchetti

Libro: Copertina morbida

editore: Medusa Edizioni

anno edizione: 2013

pagine: 309

Per il lettore acculturato Giambattista Marino è il poeta della meraviglia. Non tutti sanno che l'idea non è del Marino ma del "Teeteto" e di Aristotele. Meraviglia mette in moto la filosofia prima della poesia. La vicenda vitale del Marino dopo la giovinezza napoletana copre i primi venticinque anni del secolo barocco, un tempo detto anche (per spregio) marinista. La sua carriera è quella di un Misirizzi, si alza di tre palmi e lo riabbassano di quattro. Rifiuta d'essere il Vergilius novus d'un impero che non c'è, aspira ad esserne il novello Ovidio a mostrar quel che in Camera si puote; paradossale ogni cosa che (gli) tocca, il suo esilio da Roma non è il Mar Nero ma la natia Napoli. Vi sopravvive meno di due anni e l'Indice piove sul bagnato. Solo a Venezia lo si legge con viva simpatia, nella cerchia libertina degli accademici Incogniti, dalla quale uscirà il modello dell'Opera Venetiana, non immune da godutissime letture adoniche. Per il lettore poco acculturato Gianni Testori, a vent'anni dalla sua dipartita, rischia d'essere preso ancora per un serioso pornografo, santificato dalla sofferenza e dal cinema di Visconti, e parecchio difficile da leggere. Quando dalla terra lombarda e dalla devozione borromea springò la Fonte Testoria, la squadracela dei critici andò in rotta: cercarono di "metterlo" con qualcuno, ma la serata batteva la fiacca e la fine eran cocci: reciproci sbadigli col timorosissimo Gadda, fin de non recevoir con Arbasino...
18,50

Mi ha dato nell'occhio. L'arte contemporanea e la sua schizofrenia

Maurizio Cecchetti

Libro: Copertina morbida

editore: Medusa Edizioni

anno edizione: 2015

pagine: 251

"Se è la costanza quotidiana del lavoro a fornire il nutrimento migliore all'ispirazione di un artista, al punto che Baudelaire non poneva distinzioni tra l'una e l'altra, ancora di più, tale assunto, vale per un critico d'arte. Una singolare forza inventiva sembra davvero scaturire dallo stimolo esterno e dall'applicazione giornaliera, scorrendo le pagine dense del libro di Maurizio Cecchetti, che appaiono frutto di uno sguardo allenato a cogliere, anche negli episodi del presente, gli argomenti estetici che meritano scandaglio e sedimentazione. Partendo da singoli 'prelievi istologici', come l'autore stesso li chiama, il testo riesce a dispiegare precise e illuminanti analisi intorno a quelle che possono definirsi le patologie ricorrenti nell'arte, contemporanea e non. Maurizio Cecchetti traccia il percorso dei sintomi, ne insegue le abitudini e riesce a stanare i tic nervosi del sistema artistico, senza la pretesa di impartire terapie o prescrizioni, ma offrendo un vasto corredo interpretativo del fenomeno. Un episodio di cronaca, che vede protagoniste l'installazione di un artista di grido e un'anziana signora addetta alle pulizie del museo, può costituire il termometro più semplice ed eloquente di un distacco, di una mutazione genetica in atto. Il sottotitolo parla non a caso di schizofrenie e di certo una scissione è avvenuta da tempo tra la liturgia delle arti visive e l'attuale 'Urbi et orbi'." (Massimo Pulini)
20,00 19,00

Fuori servizio. Note per la manutenzione di Marcel Duchamp

Fuori servizio. Note per la manutenzione di Marcel Duchamp

Maurizio Cecchetti

Libro: Copertina morbida

editore: Medusa Edizioni

anno edizione: 2018

pagine: 310

Duchamp ci ha "educati" al nonsense nell'arte visiva. Ogni sua opera è al tempo stesso rappresentazione della fine dell'arte come l'abbiamo conosciuta per secoli e uno "scherzo". Pensiamo a un orinatoio trasformato in opera d'arte o al graffio sul volto della Gioconda dove la "didascalia" di cinque lettere rimanda a una segreta e impensabile frenesia erotica della donna più sfuggente che la pittura ci abbia dato. Duchamp è l'emblema precoce di quello slittamento dell'arte dal confine strettamente estetico verso quello antropologico. Ma oggi vediamo che questa svolta rappresenta il maggiore problema dell'arte attuale, che ha perduto il suo pubblico tradizionale e le sue regole auree (diventando comunicazione). Quanto ha pesato Duchamp in questa evoluzione? Molto. E a renderlo ancora più presente oggi c'è la sua strategia fondata sulla reticenza e l'ambiguità. Che cosa si può fare quando si ha di fronte "qualcuno" o "qualcosa" cui non si riesce a cavare di bocca una parola, che si chiude orgogliosamente nel proprio solipsismo? Che fa di tutto per deviare verso strade senza uscita l'intelligenza di chi vuole capire che cosa ha da dirci? O si abbandona la partita oppure si cerca di far parlare i pochi indizi, anche mistificatori, che l'ermetico artefice dissemina per rendere ancor più impenetrabile la propria opera. Questo saggio accetta la sfida e adotta come metodo l'eccentricità del punto di vista che osserva il proprio oggetto di studio da punti periferici, ovvero da una certa distanza come se non volesse interferire troppo col mito che manipola sapientemente ogni risposta venga data all'enigmatica forma delle sue opere. Mettere "fuori servizio" Duchamp equivale all'epochè fenomenologica: è una temporalità sospesa che, oltre a essere tema della strategia di Duchamp, isola provvisoriamente l'oggetto per poterlo valutare con maggiore chiarezza nel contesto storico-culturale. Mettere "fuori servizio" Duchamp è come assecondare la sua volontà di asceta che tenta la fuga perché del mondo in cui vive prova disgusto: il contemptus mundi di chi aspira all'eternità è un tema che in Duchamp si manifesta con una freddezza (o secchezza, come avrebbe detto lui) che compensa nell'arte la soggezione agli appetiti sensuali cui Duchamp come uomo non si nega, ma poi sublima con "tecniche dell'inganno" che ne dissimulano la natura ibrida che cerca nel mito dell'androgino primordiale la via di fuga dalla carnalità. Come un antico gnostico o un santo del deserto.
21,00

Come fu che la Biennale di Venezia diventò un circo. Le metamorfosi dell'aura e i giochi di potere nell'arte contemporanea

Maurizio Cecchetti

Libro: Libro in brossura

editore: Medusa Edizioni

anno edizione: 2024

pagine: 176

Torna, rivisto e aumentato, il pamphlet che ha messo alla sbarra l'era Baratta della Biennale di Venezia nell'anno in cui si è chiusa un'epoca dove l'arte è stata nelle mani dei manager. Da quando Paolo Baratta è salito alla Presidenza dell'istituzione e ne ha gestito per vent'anni le sorti come palcoscenico delle arti internazionali, il mondo artistico è cambiato radicalmente, trasformando le grandi questioni estetiche del nostro tempo in un circo mediatico, dove la sociologia, l'economia, la politica hanno occupato lo spazio che un tempo era dedicato alle questioni formali ed espressive dei linguaggi artistici. Uno dei critici più lucidi e severi oggi verso chi controlla i destini dell'arte attraverso i media e le sue istituzioni espositive, aggiorna e sviluppa questo saggio che, dopo il Covid, le derive della globalizzazione, l'imporsi delle finzioni dell'IA e le minacce che stanno crescendo con le guerre che si allargano sul Pianeta, diventa uno strumento, libero e necessario, per orientarsi dentro una delle più gravi crisi culturali che l'arte abbia mai vissuto nei secoli moderni. Perché continuare a prestare fede a un sistema dell'arte che spaccia nelle grandi kermesse mondiali soltanto le logiche falsanti di un mercato che prospera sulla crisi delle idee, dei valori e delle presunte verità preconfezionate dal politically correct?
18,00 17,10

Fuori servizio. Note per la manutenzione di Marcel Duchamp

Fuori servizio. Note per la manutenzione di Marcel Duchamp

Maurizio Cecchetti

Libro: Libro in brossura

editore: Medusa Edizioni

anno edizione: 2018

pagine: 312

Duchamp ci ha "educati" al nonsense nell'arte visiva. Ogni sua opera è al tempo stesso rappresentazione della fine dell'arte come l'abbiamo conosciuta per secoli e uno "scherzo". Pensiamo a un orinatoio trasformato in opera d'arte o al graffio sul volto della Gioconda dove la "didascalia" di cinque lettere rimanda a una segreta e impensabile frenesia erotica della donna più sfuggente che la pittura ci abbia dato. Duchamp è l'emblema precoce di quello slittamento dell'arte dal confine strettamente estetico verso quello antropologico. Ma oggi vediamo che questa svolta rappresenta il maggiore problema dell'arte attuale, che ha perduto il suo pubblico tradizionale e le sue regole auree (diventando comunicazione). Quanto ha pesato Duchamp in questa evoluzione? Molto. E a renderlo ancora più presente oggi c'è la sua strategia fondata sulla reticenza e l'ambiguità. Che cosa si può fare quando si ha di fronte "qualcuno" o "qualcosa" cui non si riesce a cavare di bocca una parola, che si chiude orgogliosamente nel proprio solipsismo? Che fa di tutto per deviare verso strade senza uscita l'intelligenza di chi vuole capire che cosa ha da dirci? O si abbandona la partita oppure si cerca di far parlare i pochi indizi, anche mistificatori, che l'ermetico artefice dissemina per rendere ancor più impenetrabile la propria opera. Questo saggio accetta la sfida e adotta come metodo l'eccentricità del punto di vista che osserva il proprio oggetto di studio da punti periferici, ovvero da una certa distanza come se non volesse interferire troppo col mito che manipola sapientemente ogni risposta venga data all'enigmatica forma delle sue opere. Mettere "fuori servizio" Duchamp equivale all'epochè fenomenologica: è una temporalità sospesa che, oltre a essere tema della strategia di Duchamp, isola provvisoriamente l'oggetto per poterlo valutare con maggiore chiarezza nel contesto storico-culturale. Mettere "fuori servizio" Duchamp è come assecondare la sua volontà di asceta che tenta la fuga perché del mondo in cui vive prova disgusto: il contemptus mundi di chi aspira all'eternità è un tema che in Duchamp si manifesta con una freddezza (o secchezza, come avrebbe detto lui) che compensa nell'arte la soggezione agli appetiti sensuali cui Duchamp come uomo non si nega, ma poi sublima con "tecniche dell'inganno" che ne dissimulano la natura ibrida che cerca nel mito dell'androgino primordiale la via di fuga dalla carnalità. Come un antico gnostico o un santo del deserto.
22,00

Come fu che la Biennale diventò un circo. Corsi e ricorsi dell’era Baratta

Maurizio Cecchetti

Libro

editore: La Vela (Viareggio)

anno edizione: 2019

pagine: 160

Alla fine del secolo scorso, quando Paolo Baratta ha preso le redini della Biennale di Venezia, un grande cambiamento era in atto: la società dello spettacolo stava impossessandosi della categoria “arte” per farne il testimone di un’idea dove ciò che conta nella creatività è divertire, stupire, ridurre la grande tradizione estetica a un suk della comunicazione dove tutto è in lotta con tutto. Ma così l’arte, quella che ha fatto grande l’Occidente nei secoli, si è lentamente perduta e il passaggio al nuovo millennio ha registrato proprio questo impoverimento estetico dove tutto diventa arte (concetto, boutade, déjà vu, plagio, pubblicità, oggetto comune). Non è così però che funziona l’arte propriamente intesa, e lo si è visto nelle edizioni della Biennale dal 1999 a oggi. Entrare alla Biennale anno dopo anno è stato come avventurarsi dentro una Horror House e i fantasmi che appaiono sono gli stessi del nostro mondo tormentato: distruzione dell’ambiente, violenza, incubi e meraviglia dell’intelligenza artificiale, fine del mito umanista del lavoro, trasgressioni e questioni di genere...
14,00 13,30

L'arte è sempre contemporanea (come la storia). Pedinamenti 2

L'arte è sempre contemporanea (come la storia). Pedinamenti 2

Maurizio Cecchetti

Libro: Libro in brossura

editore: MC

anno edizione: 2020

pagine: 506

Che cosa accade quando ci troviamo davanti a un'opera d'arte? Quando guardiamo la statuetta dello scriba egizio, i bronzi di Riace, oppure Giotto e Caravaggio, e così via fino a Picasso, Matisse, Fontana, l'Arte Povera e l'opera dell'artista emergente, non siamo nel ruolo degli storici dell'arte ma degli spettatori attratti da ciò che vediamo. Ne percepiamo le distanze o le prossimità col nostro tempo, ne intuiamo le segrete affinità con la nostra vita. Come è possibile che qualcosa fatto secoli o millenni fa possa essere nostro contemporaneo, oppure che un'opera eseguita oggi ci appaia priva di interesse? Il critico ha tra i suoi compiti anche quello di essere colui che mette alla prova questo paradosso. Studia il modo di "sentire" l'arte in rapporto a noi. E ci fa capire come il nostro sguardo ha il potere di dare una durata all'arte sia del passato sia del presente... Dalla Introduzione: «La critica, paradossalmente, è sempre relativa ma anche necessaria, soggettiva ma assoluta. La sua necessità è testimoniata dal fatto di calarsi dentro un tempo storico che chiede di essere "scoperto" in ciò che lo rappresenta; la sua assolutezza emerge nella responsabilità davanti alla tavola dei valori sulla quale si fonda l'onestà e la verità (sia pure parziale) del suo giudizio. Infine, per non lasciar niente in sospeso, Baudelaire da poeta e amante delle Muse, pone al vertice di ogni possibile attività critica quella "che riesce dilettosa e poetica; non una critica fredda e algebrica, che, col pretesto di tutto spiegare, non sente né odio né amore, e si spoglia deliberatamente di ogni traccia di temperamento". Militanza come passione e ricerca della verità dell'arte, ma anche forma di scrittura che rende la critica d'arte sorella della prosa letteraria».
21,00

Intuizione memoria libertà nell'architettura. Ilario Fioravanti a Cesena e la lezione di Michelucci

Intuizione memoria libertà nell'architettura. Ilario Fioravanti a Cesena e la lezione di Michelucci

Maurizio Cecchetti

Libro: Libro in brossura

editore: MC

anno edizione: 2022

pagine: 216

Questo libro – scrive Cecchetti in apertura del saggio – non è e non vuole essere una monografia su Ilario Fioravanti, in particolare su Fioravanti architetto. È un tentativo di rileggere la storia delle politiche urbanistiche sul Centro storico di Cesena negli ultimi quarant'anni avendo come cartina di tornasole il nostro genius loci, di cui ricorre quest'anno il centenario della nascita e il decennale della morte. Si tratta dunque di un saggio di critica applicata a un caso particolare, che ha l'ambizione di porre l'approccio progettuale di Fioravanti come contraltare alle scelte metodologiche fatte sulla parte antica della città dai settori di urbanistica e dei lavori pubblici del Comune di Cesena, fin dall'approvazione del Piano per il Centro storico nel 1978. Ma questo diventa, nel libro, l'occasione per ragionare su che cosa sia l'architettura in quanto arte applicata alla vita delle società umane. Dall'Unità d'Italia al secondo Dopoguerra inoltrato, Cesena fu oggetto di pesanti demolizioni, che hanno mutato indebitamente il volto del suo Centro storico: Borgo Chiesanuova, piazza della Libertà, il nodo delle tre cosiddette piazze, su questi punti era urgente un'opera di ricostituzione per sanare ferite profonde che ancora oggi appaiono “vuoti” ingiustificabili. Fioravanti, in momenti diversi, ebbe modo di intervenire o di proporre soluzioni per due di questi poli: piazza e palazzo Almerici (con una proposta anche per l'intero comparto malatestiano), e piazza della Libertà. Rileggendo questo suo lavoro sul Centro storico si è finito, fatalmente, per parlare molto di Cesena, degli errori urbanistici compiuti in questi ultimi quarant'anni che si ripetono tuttora. L'esemplarità metodologica di Fioravanti non è frutto di belle teorie, ma la conseguenza di un imprinting che ricevette da Giovanni Michelucci, di cui fu un discepolo a Firenze, pur senza idolatrie. Di questo anche dà conto a suo modo il saggio, ponendosi una domanda che forse ancora oggi molti si fanno: che cos'è l'architettura? Dopo anni di professionismo e speculazione, di spettacolarismo e astrusi formalismi, occorre ritrovare la poesia nell'architettura, o per meglio dire la poesia dello spazio vissuto.
19,00

Promemoria occidentale. 49 interviste per ricordare il futuro

Promemoria occidentale. 49 interviste per ricordare il futuro

Maurizio Cecchetti

Libro: Libro in brossura

editore: Medusa Edizioni

anno edizione: 2022

pagine: 242

«Si può ricordare il futuro? Lo si dovrebbe fare nella convinzione, errata, che il ricordo è solo delle cose passate e mai delle cose future. Nel caso di questa raccolta di interviste che Maurizio Cecchetti - giornalista e critico d'arte, nonché attento osservatore della realtà culturale tutta del nostro emisfero - ha realizzato in un quarto di secolo, ciò che il suo personale sismografo ha registrato risulta singolarmente già accaduto oggi più ancora che al tempo in cui furono eseguite. Ma i temi che la maggior parte di esse affronta sono attuali, a testimonianza di una sensibilità che è sì dell'intervistato, ma che l'intervistatore ha saputo suscitare cogliendo il punto di una svolta, l'accento di una sfumatura anticipatori di un futuro pure sotto gli occhi di tutti. È grazie a questa sensibilità, quasi rabdomantica, che si devono i singolari affondi nella carne del tempo e degli eventi che molti degli intervistati hanno avuto modo di consegnare alla carta stampata. Le sorti dell'arte contemporanea (Mattiacci, Staccioli, Spagnulo, Uncini), l'architettura (Portoghesi, De Carlo, Maldonado, Koenig), l'immagine come questione fondamentale e fondante l'ethos occidentale (Debray, Pfeiffer, Assunto). Ma anche lo Stato e le sue peripezie, le comunicazioni e la democrazia sempre in discussione, le guerre e i fermenti religiosi (De Kerckhove, Volli, Bodei, Acquaviva, Burke, Givone, Perniola, Walcott, Cassano, Augé, Glissant, Oz), visti appunto non sempre e solo dai politologi. I nomi evocati sono alcuni tra quelli che compongono i punti nevralgici di una tessitura paziente in un tempo che la pazienza sembra averla persa e punta sulla cancellazione e l'erosione. È un libro che accoglie nel profondo la lezione di Hannah Arendt espressa nel titolo "il futuro alle spalle". Nessun anacronismo è oggi più possibile.» (Riccardo De Benedetti)
18,00

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