Libri di Nives Meroi
Montagne. I giganti della terra
Nives Meroi
Libro: Libro rilegato
editore: Skira
anno edizione: 2021
pagine: 224
La montagna è simbolo di valori, sentimenti, stati d'animo e aspirazioni umane, nonché del rapporto tra uomo e natura che viene esplorato, descritto e riscoperto in questa nuova grande pubblicazione. Introduzione di Nives Mieroi. Partendo dalle più famose del pianeta, suddivise nei vari continenti, il libro presenta le vette dell'Himalaya e del Karakorum, che formano "il tetto del mondo". E si arriva fino in Patagonia, un luogo estremo, una frontiera dell'immaginazione ricca di scenari naturali che sembrano essere l'inizio e la fine di tutto. Attraverso le montagne, è possibile scoprire una nuova dimensione del continente africano, dalle scogliere a picco dei canyon dell'Atlante alle nevi del Kilimanjaro e Ruwenzori. Il grande nord dell'Alaska offre visioni di quel regno di gelo su cui il Denali, la montagna più alta del continente nordamericano, svetta per oltre 6.000 metri. L'Europa e le Alpi, con la magia delle Dolomiti, Patrimonio dell'Umanità Unesco dal 2009, chiudono lo straordinario viaggio tra le vette che da sempre affascinano l'uomo. Il lettore è accompagnato in questa straordinaria avventura da famosi compagni di viaggio che sono rimasti affascinati dal potere delle montagne e che ci hanno lasciato pagine immortali: citazioni di Dante Alighieri, John Muir, Paulo Coelho, Victor Hugo, Lord Byron, Jane Austen, Friedrich Nietzsche, William Shakespeare, Jeanne Moreau, JRR Tolkien e Haruki.
Abito in paradiso
Chantal Mauduit
Libro: Libro in brossura
editore: Versante Sud
anno edizione: 2020
pagine: 272
Prefazione speciale per la seconda edizione di Nives Meroi. Estremamente graziosa e amante della poesia, Chantal Mauduit aveva 34 anni quando, nel maggio del 1998, lei e lo sherpa Ang Tshering furono travolti da una valanga sul Dhaulaghiri mentre dormivano in tenda al Campo 2 a 6500 metri. La sua scomparsa creò profonda emozione perchè col suo idealismo aveva portato comportamenti insoliti nella dura vita d'alta quota. Sempre carica di libri oltre che di equipaggiamento, Chantal non sopportava le intolleranze e il razzismo e il suo profondo amore per le montagne la portò ad aderire a Mountain Wilderness. Parigina, aveva trascorso l'infanzia in Savoia dove a 15 anni scoprì l'alpinismo appassionandosene irreparabilmente. Da allora percorse, in rapida successione, le grandi classiche sulle Alpi per poi passare a pareti sempre più difficili. Parallelamente all'alpinismo, Chantal praticò lo sci di fondo e il parapendio. Sua fu la prima discesa mondiale in volo dell'Urus (5500m) e del Huascaran (6768m) nelle Ande. In seguito scoprì l'Himalaya cercando di realizzare il suo sogno segreto: salire i quattordici ottomila senza ossigeno. Sull'Everest Chantal tenterà la salita numerose volte, ma la saggezza la farà sempre desistere prima che sia troppo tardi; riuscirà invece a raggiungere, senza ossigeno e spesso in solitaria, le cime del Chogori nel 1992, del Shisha Pangma e del Cho Oyo, nel 1993, del Lhotse e del Manaslu, nel 1996 e del Gasherbrum II nel 1997. In sua memoria alcuni amici crearono l'associazione Chantal Mauduit Namasté con lo scopo di contribuire a finanziare gli studi del figlio Lhakpa e di quelli dello sherpa Tshering e di migliorare le condizioni di vita e di istruzione dei bambini dei villaggi nepalesi a lei cari.
Il volo del corvo timido. L'Annapurna e una scalata d'altri tempi
Nives Meroi
Libro: Copertina morbida
editore: Rizzoli
anno edizione: 2020
pagine: 192
«Con quest'ultima perla abbiamo chiuso la nostra collana» scrive Nives Meroi tornando a Kathmandu dopo aver completato con l'Annapurna la salita di tutti e quattordici gli ottomila della Terra. Sempre in cordata con il marito Romano, sempre con uno stile leggero ed essenziale, senza bombole d'ossigeno né climbing sherpa. Il loro percorso non è stato solo un inno alla bellezza dei paesaggi sconfinati, ma anche un itinerario di crescita e consapevolezza. Ogni cima ha segnato un passaggio - soprattutto il Kangchendzonga, con la malattia e la guarigione di Romano - e ha portato un insegnamento, come quest'ultima, l'Annapurna. Nives e Romano sono partiti senza sapere che avrebbero affrontato un cammino di cambiamento: pensavano di escludere l'elicottero ma ne hanno fatto uso, credevano di salire solo in coppia e hanno dovuto aprirsi a una cordata allargata, con due cileni e due spagnoli, molto diversi da loro. Eppure, «proprio lì dove gli opposti si sono incontrati, si è sprigionata l'energia per resistere insieme alle bufere, agli ostacoli, fino a sparigliare le carte di una partita che sembrava persa». Solo mettendosi ciascuno in gioco con la propria esperienza (Romano a ricercare il tracciato ideale, i cileni con la forza gagliarda della giovinezza...), e ponendo tutti quanti in dubbio le proprie presunte certezze (cosa è essenziale? cosa superfluo?), hanno potuto compiere un'impresa che altrimenti sarebbe stata impossibile. Una scalata d'altri tempi, fatta di rispetto per la montagna e fiducia negli altri, a dimostrazione che in natura non esiste forza più formidabile dell'alleanza tra persone, della solidarietà e della collaborazione. Un atto di ribellione all'individualismo del nostro tempo cinico. Quasi un'utopia che prende forma.
Le notti stellate del Karakorum
Dusan Jelincic
Libro: Libro in brossura
editore: Priuli & Verlucca
anno edizione: 2019
pagine: 320
Nel 1986 scalare un ottomila è ancora un'impresa straordinaria, riservata ad alpinisti affermati, come Reinhold Messner, che sta per toccare l'apice della fama con il record dei quattordici giganti himalayani. Già per questo è del tutto inconsueta la storia del giornalista triestino che riesce a scalare un ottomila del Karakorum, affiancando alpinisti sloveni del calibro di Torno e Cesen e Silvo Karo. Ma in più, Jelincic diventa testimone della famosa estate dell'86 sul Baltoro, un'infernale girandola di maltempo e disgrazie in cui perisce tra i tanti Renato Casarotto. Calcata la vetta del Broad Peak, Jelincic e il compagno Stangelj rimangono bloccati dalla tempesta, da cui si salvano per puro miracolo, mentre sul vicino K2 quella stessa tempesta miete cinque vittime. Questo resoconto antieroico e da alpinista qualunque, uscito in sloveno nel 1990, svela i risvolti dell'esperienza estrema con un'intensità umana ignota agli eroi dell'himalaysmo. Prefazione di Nives Meroi.
Sinai
Vito Mancuso, Nives Meroi
Libro: Copertina morbida
editore: Rizzoli
anno edizione: 2017
pagine: 173
Una montagna senza neve, in un luogo irraggiungibile, forse, dell'interiorità: Nives Meroi si prepara a scalare la cima del Sinai con una sacca e un bloc notes intonso. Il teologo Vito Mancuso si prepara per lo stesso viaggio: i suoi bagagli sono i libri del Pentateuco e i testi di archeologia, e le immagini che gli si compongono in mente prima di iniziare il cammino sono quelle del roveto ardente e delle tavole dei dieci comandamenti. L'alpinista ci racconta il fascino di quei 2285 metri, mentre «la luce cola sui profili delle montagne e le accende di colori». Lo studioso ci guida attraverso i significati religiosi del monte Sinai e alle altezze a cui aspira la nostra condizione umana.
Dove va il vento quando non soffia
Dusan Jelincic
Libro: Libro in brossura
editore: Priuli & Verlucca
anno edizione: 2017
pagine: 335
Ritorna Dusan Jelincic col racconto dell'esperienza sul suo terzo ottomila, il Gasherbrun II (8035 m.) salito nel 2003, dopo il Broad Peak e l'Everest. Triestino di nascita, ma sloveno di origine, soffre questa condizione di straniero in patria, costretto a scontrarsi con pregiudizi e incomprensioni. Primo triestino comunque ad aver salito un ottomila, quando viene invitato ad aggregarsi ad una spedizione composta dai triestini Marco Tossutti, Sandra Canestri e Miro Chert e dai tarvisiani Nives Meroi, Romano Benet e Luca Vuerich, aderisce con entuasiasmo. Fa parte della spedizione anche Gianbattista Galbiati di Bergamo. Ma per il suo carattere schivo e introverso, Jelincic affronta questa avventura con timore reverenziale verso colleghi più famosi di lui. Il libro riflette questo suo atteggiamento introspettivo, pieno di dubbi e sempre alla ricerca di risposte alle sue domande interiori, non solo alpinistiche ma anche filosofiche e politiche. Il libro ci restituisce non solo un alpinista di valore, ma anche un uomo di grande spessore.
Non ti farò aspettare. Tre volte sul Kangchendzonga, la storia di noi due raccontata da me
Nives Meroi
Libro: Libro in brossura
editore: Rizzoli
anno edizione: 2016
pagine: 190
Questa storia comincia (male) e finisce (bene) sul Kangchendzonga, la terza vetta più alta della Terra, una delle più difficili da scalare. È una storia epica, non solo di alpinismo, ma soprattutto d'amore e di crescita interiore. Siamo nel 2009 e Nives Meroi è in corsa con altre due alpiniste per diventare la prima donna ad aver conquistato i quattordici ottomila del pianeta. Come ha sempre fatto, affronta il Kangch, la sua dodicesima cima, in cordata con il marito Romano, e senza "sconti": né portatori d'alta quota, né ossigeno. Allo stesso tempo, mentre i media spettacolarizzano l'impresa, Nives non è insensibile alla sirena della fama, che la sta trascinando in un gioco che non le appartiene... Ma, a poche centinaia di metri dalla vetta, Romano non si sente bene e si ferma. Che cosa sceglie di fare, allora, Nives? Proseguire da sola, conquistando un'altra cima utile per la vittoria, come molti le avrebbero suggerito? No, lei non esita: abbandona la gara perché non può lasciare Romano solo ad aspettare. Così si conclude il primo atto di questa vicenda. Ne seguono altri tre in cui entrano in scena la malattia, la complicità, la capacità di attendere, la voglia di reagire senza scoraggiarsi quando si prende una via sbagliata. Per giungere al lieto fine in cui il Kangch si lascia finalmente conquistare da Nives e Romano che, in un confronto leale e puro con la Natura, hanno compreso il senso profondo della vita.
Dove va il vento quando non soffia
Dusan Jelincic
Libro: Libro in brossura
editore: CDA & VIVALDA
anno edizione: 2010
pagine: 335
Ritorna Dusan Jelincic col racconto dell'esperienza sul suo terzo ottomila, il Gasherbrun II (8035 m.) salito nel 2003, dopo il Broad Peak e l'Everest. Triestino di nascita, ma sloveno di origine, soffre questa condizione di straniero in patria, costretto a scontrarsi con pregiudizi e incomprensioni. Primo triestino comunque ad aver salito un ottomila, quando viene invitato ad aggregarsi ad una spedizione composta dai triestini Marco Tossutti, Sandra Canestri e Miro Chert e dai tarvisiani Nives Meroi, Romano Benet e Luca Vuerich, aderisce con entuasiasmo. Fa parte della spedizione anche Gianbattista Galbiati di Bergamo. Ma per il suo carattere schivo e introverso, Jelincic affronta questa avventura con timore reverenziale verso colleghi più famosi di lui. Il libro riflette questo suo atteggiamento introspettivo, pieno di dubbi e sempre alla ricerca di risposte alle sue domande interiori, non solo alpinistiche ma anche filosofiche e politiche. Il libro ci restituisce non solo un alpinista di valore, ma anche un uomo di grande spessore, acuto osservatore del mondo che lo circonda, in particolare quello dei nativi e degli sherpa, dell'organizzazione pletorica e talora contradditoria delle spedizioni viste dal di dentro, delle rivalità tra cordate di nazionalità differenti, ma anche dello spirito di cameratismo e di solidarietà che nonostante tutto questo mondo degli scalatori sa esprimere.
Il volo del corvo timido. L'Annapurna e una scalata d'altri tempi
Nives Meroi
Libro
editore: Rizzoli
anno edizione: 2019
pagine: 190
«Con quest'ultima perla abbiamo chiuso la nostra collana» scrive Nives Meroi tornando a Kathmandu dopo aver completato con l'Annapurna la salita di tutti e quattordici gli ottomila della Terra. Sempre in cordata con il marito Romano, sempre con uno stile leggero ed essenziale, senza bombole d'ossigeno né climbing sherpa. Il loro percorso non è stato solo un inno alla bellezza dei paesaggi sconfinati, ma anche un itinerario di crescita e consapevolezza. Ogni cima ha segnato un passaggio - soprattutto il Kangchendzonga, con la malattia e la guarigione di Romano - e ha portato un insegnamento, come quest'ultima, l'Annapurna. Nives e Romano sono partiti senza sapere che avrebbero affrontato un cammino di cambiamento: pensavano di escludere l'elicottero ma ne hanno fatto uso, credevano di salire solo in coppia e hanno dovuto aprirsi a una cordata allargata, con due cileni e due spagnoli, molto diversi da loro. Eppure, «proprio lì dove gli opposti si sono incontrati, si è sprigionata l'energia per resistere insieme alle bufere, agli ostacoli, fino a sparigliare le carte di una partita che sembrava persa». Solo mettendosi ciascuno in gioco con la propria esperienza (Romano a ricercare il tracciato ideale, i cileni con la forza gagliarda della giovinezza...), e ponendo tutti quanti in dubbio le proprie presunte certezze (cosa è essenziale? cosa superfluo?), hanno potuto compiere un'impresa che altrimenti sarebbe stata impossibile. Una scalata d'altri tempi, fatta di rispetto per la montagna e fiducia negli altri, a dimostrazione che in natura non esiste forza più formidabile dell'alleanza tra persone, della solidarietà e della collaborazione. Un atto di ribellione all'individualismo del nostro tempo cinico. Quasi un'utopia che prende forma.
Non ti farò aspettare. Tre volte sul Kangchendzonga, la storia di noi due raccontata da me
Nives Meroi
Libro: Copertina rigida
editore: Rizzoli
anno edizione: 2015
pagine: 190
Questa storia comincia (male) e finisce (bene) sul Kangchendzonga, la terza vetta più alta della Terra, una delle più difficili da scalare. È una storia epica, non solo di alpinismo, ma soprattutto d'amore e di crescita interiore. Siamo nel 2009 e Nives Meroi è in corsa con altre due alpiniste per diventare la prima donna ad aver conquistato i quattordici ottomila del pianeta. Come ha sempre fatto, affronta il Kangch, la sua dodicesima cima, in cordata con il marito Romano, e senza "sconti": né portatori d'alta quota, né ossigeno. Allo stesso tempo, mentre i media spettacolarizzano l'impresa, Nives non è insensibile alla sirena della fama, che la sta trascinando in un gioco che non le appartiene... Ma, a poche centinaia di metri dalla vetta, Romano non si sente bene e si ferma. Che cosa sceglie di fare, allora, Nives? Proseguire da sola, conquistando un'altra cima utile per la vittoria, come molti le avrebbero suggerito? No, lei non esita: abbandona la gara perché non può lasciare Romano solo ad aspettare. Così si conclude il primo atto di questa vicenda. Ne seguono altri tre in cui entrano in scena la malattia, la complicità, la capacità di attendere, la voglia di reagire senza scoraggiarsi quando si prende una via sbagliata. Per giungere al lieto fine in cui il Kangch si lascia finalmente conquistare da Nives e Romano che, in un confronto leale e puro con la Natura, hanno compreso il senso profondo della vita.
Sinai
Vito Mancuso, Nives Meroi
Libro: Copertina rigida
editore: Fabbri
anno edizione: 2014
pagine: 200
Nella primavera del 2013 Nives Meroi, alpinista celebre per avere scalato ben undici delle quattordici vette nel mondo sopra gli ottomila, si accinge a una spedizione dal sapore tutto diverso. Per questo viaggio non occorre preparare bidoni di materiali alpinistici e di viveri, o percorrere le tappe forzate di avvicinamento a qualche colosso himalayano. Bastano un biglietto per l'Egitto, una sacca e un bloc notes. Nello stesso momento, a Bologna, chiuso nelle sue stanze, il teologo Vito Mancuso si prepara per lo stesso viaggio. I suoi bagagli sono i libri dell'esodo, del levitico e dei numeri, i testi di archeologia. L'alpinista Nives, sulle rocce del Gebel, vedrà sorgere il sole sulla montagna e ci racconterà il fascino di quei 2285 metri; il filosofo, invece, scoprirà come gli eventi legati al monte Sinai raccontano la storia che ogni giorno ci conduce dentro di noi, a comporre un irresistibile Sinai "interiore".