Libri di Aldo De Jaco
Il brigantaggio meridionale. Cronaca inedita dell'Unità d'Italia
Aldo De Jaco
Libro: Libro in brossura
editore: Editori Riuniti University Press
anno edizione: 2017
pagine: 459
«Negli anni '60 del secolo scorso nel Mezzogiorno italiano c'era una guerra feroce, senza leggi internazionali da rispettare, senza prigionieri, senza trincee e retrovie. Dei due eserciti quello "vero", con le divise in ordine e gli ufficiali usciti dalla scuola militare di Torino, se ne stava di presidio nei paesi, isolato come fosse nel cuore dell'Africa, fra gente che aveva lingua e costumi incomprensibili e, quasi sempre, un figlio o un fratello fra le montagne a tener testa agli "invasori". Ogni tanto il presidio veniva a sapere di qualche "reazione agraria" di qualche "ribellione borbonica" e accorreva di zona in zona, sulle poche strade conosciute, a reprimere le rivolte. Dai boschi e dalle montagne scendeva allora ad affrontarlo l'esercito silenzioso dei briganti. Nei paesi intanto si rinnovavano qua e là gli incendi dei municipi e degli uffici del catasto, i saccheggi delle case dei "galantuomini", si instauravano effimere amministrazioni che rendevano obbedienza all'esiliato Borbone. Tutto finiva con la restaurazione dei simboli dei Savoia e con la fucilazione in piazza dei briganti presi prigionieri, uomini dai volti chiusi dalle grandi barbe, dai vestiti fatti di pelli. [...] Questa "guerra" durò per circa cinque anni; difficile dire il giorno in cui essa cessò del tutto giacché, naturalmente, non fu firmato alcun armistizio. Si può dire che fini quando nelle selve incendiate e semidistrutte a colpi di cannone non rimasero che poche decine di banditi mentre nelle carceri o a domicilio coatto migliaia di contadini d'Abruzzo, di Puglia, di Terra di Lavoro, di Basilicata, di Calabria, incominciavano a scontare le loro condanne. [...] Lo Stato appena sorto impegnò nella repressione dei "reazionari" metà del suo esercito, circa 120.000 uomini. Il destino del contadino meridionale si delineava ormai nell'alternativa indicata da Francesco Saverio Nitti: o brigante o emigrante». (Dall'introduzione di Aldo De Jaco)
Le quattro giornate di Napoli. La città insorge
Aldo De Jaco
Libro: Libro in brossura
editore: Editori Riuniti University Press
anno edizione: 2016
pagine: 223
Questo libro racconta la storia di una città povera e disperata, abbandonata alla sua fame, prigioniera di un nemico che aveva ricevuto l'ordine di ridurla "fango e cenere" (ed era un nemico a già dimostrato molte volte di saper eseguire spietatamente certi ordini); una città colpita e sfregiata da più di cento bombardamenti, che aveva visto morire migliaia di suoi abitanti e si era infine ribellata - ed è stata la prima grande città d'Europa a farlo - contro gli occupanti impegnati a rastrellare le sue case per togliere alla moglie il marito, ai genitori il figlio, e mandarli in Germania a lavorare e a morire per la causa di Hitler. [...] durante i 45 giorni di Badoglio, qualcosa era cambiato, e le Quattro Giornate lo avrebbero appunto dimostrato, in quanto esse "sono certo il frutto di una ribellione istintiva, ma sono in pari tempo l'espressione della consapevolezza popolare che per salvare le proprie vite, le famiglie, la città, non esisteva altra via che quella di rispondere colpo su colpo, di accettare la guerra e di farla": sicché, "quando il 30 settembre i tedeschi furono obbligati dagli insorti a rilasciare 47 ostaggi rinchiusi nello stadio del Vomero, si verificò in Italia la prima capitolazione dell'esercito nazista di fronte a combattenti civili. A tutta l'Italia occupata e anche alle città europee sotto il terrore tedesco l'esempio di Napoli disse che l'insurrezione popolare era possibile, che altre città avrebbero potuto liberarsi con le proprie forze".
Gli anarchici. Cronaca inedita dell'Unità d'Italia
Aldo De Jaco
Libro: Libro in brossura
editore: Editori Riuniti
anno edizione: 2006
pagine: 767
"Quando si vuole interpretare in modo storico e concreto la massima di D'Azeglio "L'Italia è fatta, bisogna fare gli italiani", bisogna tradurla che, fatta l'unità geografica, si ha da fare l'unità morale, cioè la libertà. Ogni altra interpretazione è antistorica e assurda. Cosi D'Azeglio, senza intera coscienza, poneva la successione dei due problemi. Appare evidente, dalla storia di questi nostri ultimi cento anni e dalla pratica sociale di oggi, che il secondo problema, quello della libertà non è stato ancora risolto. Certo però la prima generazione che quel problema "oggettivamente" si pose fu la generazione dei Cafiero, dei Costa, dei Malatesta. Dopo di essa, è vero, non ebbe più alcun senso la "rivolta anarchica": ad altre piattaforme si affidava il compito di realizzare la libertà degli italiani. Tuttavia quella generazione resta - pur col suo breve arco di fallimenti generosi e con un corollario, poi, di gesti gratuiti di violenza - nella storia incompiuta della lotta per "fare gli italiani"." (dall'introduzione di Aldo De Jaco)
1943. La Resistenza al Sud. Cronaca per testimonianze
Aldo De Jaco
Libro
editore: Argo
anno edizione: 2000
pagine: 350
Dopo Teano. Storie d'amore e di briganti
Aldo De Jaco
Libro
editore: Lacaita
anno edizione: 2010
pagine: 168
Il brigantaggio meridionale. Cronaca inedita dell'Unità d'Italia
Aldo De Jaco
Libro: Libro in brossura
editore: Editori Riuniti
anno edizione: 2005
pagine: 458
Queste pagine di storia documentaria di Aldo De Jaco, della fine degli anni sessanta da tempo introvabili, sono fondamentali per capire il fenomeno del brigantaggio e dei processi storici del nostro meridione. Aldo De Jaco, giornalista e scrittore è stato attento raccoglitore di documentazione storica generalmente trascurata dalla storiografia ufficiale.
La fine di un gappista. Giorgio Formiggini e lo stalinismo partenopeo
Aldo De Jaco
Libro
editore: Marsilio
anno edizione: 1999
pagine: 240
Giorgio Formiggini era un giovane napoletano di origine ebraica e decisa vocazione antifascista. Dopo l'entrata in vigore in Italia delle leggi razziali fu costretto ad abbandonare la scuola e cominciò a dedicarsi a tempo pieno al suo impegno politico. Rimase nei GAP romani fino alla liberazione della città e divenne in seguito un fedele e promettente "rivoluzionario professionale", ovvero un funzionario della federazione comunista napoletana, dove passò da una posizione trotzkista a una ferma scelta stalinista. Nel 1956, dopo essere stato isolato all'interno del partito in quanto "stalinista", abbandonò la causa per cui si era battuto e cominciò a insegnare cancellando il suo passato e vivendo con il solo ricordo.