Libri di D. Jervolino
Kierkegaard. La filosofia e l'eccezione
Paul Ricoeur
Libro: Copertina morbida
editore: Morcelliana
anno edizione: 2022
pagine: 80
Paul Ricoeur ha manifestato una costante attenzione per Kierkegaard, oggetto di una interpretazione complessiva nei due testi del 1963 qui raccolti. Il primo saggio, Kierkegaard e il male, si concentra sulla dialettica tra angoscia e disperazione, che comprende la paradossale definizione kierkegaardiana del male: «il peccato è il nostro modo ordinario d'essere dinanzi a Dio». Nel secondo, Come filosofare dopo Kierkegaard?, a diventare un problema speculativo è lo stesso pensatore danese, posto a confronto con Kant, Fichte ed Hegel una volta verificata l'inefficacia delle consuete letture che ne fanno il "padre dell'esistenzialismo". In gioco è il rapporto tra filosofia e non-filosofia, il filosofare come critica delle possibilità esistenziali, il riconoscimento che la fede ha nel paradosso («agonia della rappresentazione e rappresentazione dell'agonia») il suo linguaggio.
La traduzione. Una sfida etica
Paul Ricoeur
Libro: Copertina morbida
editore: Morcelliana
anno edizione: 2022
pagine: 112
«Tra pluralità irriducibile delle lingue e possibilità di una reciproca comprensione: è questo lo spazio in cui si pone il problema filosofico, teologico ed etico della traduzione. Nell'atto del tradurre, per Ricoeur, non solo si evidenziano le ragioni dell'ermeneutica e del dialogo interreligioso - in quanto ascolto e interpretazione della lingua di un altro testo, di un'altra fede - ma anche il senso stesso della relazione etica. I paradossi etici non sono tutt'uno con i paradossi della traduzione? Come accostarsi all'altro, lo straniero, senza ridurlo a sé? Nella mia identità non riconosco i segni di altre identità, trasmesse dalle differenti lingue? Una sfida che si compendia nella categoria di ospitalità linguistica «ove al piacere di abitare la lingua dell'altro corrisponde il piacere di ricevere presso di sé, nella propria dimora d'accoglienza, la parola dello straniero...» (Dall'Introduzione di Domenico Jervolino)
Paul Ricoeur e la psicoanalisi. Testi scelti
Libro: Libro in brossura
editore: Franco Angeli
anno edizione: 2008
pagine: 176
Unanimemente considerato tra i maggiori filosofi della contemporaneità, Paul Ricoeur è probabilmente anche quello con cui gli psicoanalisti più si sono confrontati. La ragione di ciò risiede soprattutto nella sua fondamentale opera del '65 Dell'Interpretazione. Saggio su Freud, per più di una ragione anticipatrice di temi e problematiche che solo nei decenni successivi diverranno centrali in ambito psicoanalitico. Dopo quest'opera, il filosofo non si è più sistematicamente confrontato con la psicoanalisi; nondimeno ha saputo fornirle contributi "indiretti" e occasioni di riflessione attraverso tutte le sue opere maggiori degli anni '80 e '90 dedicate ai temi del Sé, del Tempo e della Narrazione. Oltre a ciò, ha tuttavia specificamente dedicato alla psicoanalisi brevi saggi e interviste, oggi difficilmente reperibili, ma ricchi di acutissime notazioni. Il presente volume li raccoglie, presentando nel contempo una recente intervista-conversazione, rilasciata in occasione del suo novantesimo compleanno. In essa, oltre ad una revisione di certe precedenti posizioni, il rapporto tra ermeneutica e psicoanalisi è affrontato alla luce dei suoi ultimi studi che concernono i problemi della rappresentazione, del linguaggio e della traduzione e, su di un piano etico, il passaggio "da una filosofia della colpa ad una filosofia della compassione".
La traduzione tra etica ed ermeneutica
Paul Ricoeur
Libro
editore: Morcelliana
anno edizione: 2001
pagine: 112
Tra pluralità irriducibile delle lingue e possibilità di una reciproca comprensione: è questo lo spazio in cui si pone il problema filosofico, teologico ed etico della traduzione. Nell'atto del tradurre, per Ricoeur, non solo si evidenziano le ragioni dell'ermeneutica e del dialogo interreligioso - in quanto ascolto e interpretazione della lingua di un altro testo, di un'altra fede - ma anche il senso stesso della relazione etica. I paradossi etici non sono tutt'uno con i paradossi della traduzione? Come accostarsi all'altro, lo straniero, senza ridurlo a sé? Nella mia identità non riconosco i segni di altre identità, trasmesse dalle differenti lingue? Una sfida che si compendia nella categoria di ospitalità linguistica: "ospitalità linguistica... ove al piacere di abitare la lingua dell'altro corrisponde il piacere di ricevere presso di sé, nella propria dimora d'accoglienza, la parola dello straniero".