Libri di Daria Biagi
La metà della vita
Terézia Mora
Libro: Libro in brossura
editore: Gramma Feltrinelli
anno edizione: 2024
pagine: 400
Muna ha diciotto anni e vive a Jüris, una piccola città della Ddr. Abita con sua madre, attrice del teatro comunale che, dopo la morte del marito, annega nell’alcol il dispiacere di vivere. Mentre sogna di raggiungere Berlino, Muna frequenta come tirocinante la redazione della “Voce del popolo”, la rivista ospitata nell’appartamento di Noah Klein. Tra i vecchi scaffali della rivista si beve vino rosso e cola, ci si rimpinza di patatine, si raccontano barzellette. Un giorno compare in redazione l’addetto alla fotografia. Magnus ha occhi azzurri e una ruga di rabbia tra le sopracciglia. È l’uomo più bello che Muna abbia mai visto. Una sera, Magnus l’accompagna in bicicletta e sale nel suo appartamento. L’indomani le dice che starà via tre settimane e scompare. Scompare per anni così come scompare la Ddr, sprofondata di colpo nel nulla, insieme con il Muro. Tra Berlino e Vienna, tra relazioni fugaci e attenzioni indesiderate, Muna conduce la sua esistenza di giovane universitaria. Finché Magnus non ricompare per diventare la sua ragione di vita e… il suo inferno. Muna naufraga nella devozione a un uomo anaffettivo, in un rapporto fatto di continui ricatti, di sottili denigrazioni, di aggressività e manipolazione psicologica. Un rapporto in cui precipita senza alcuna possibilità di liberazione. Accolto con grande favore dalla critica e dal pubblico in Germania, "La metà della vita" non racconta semplicemente la storia di un amore tossico. Muna è, nelle sue pagine, un’icona delle donne nelle quali vive “una combinazione di illusioni tranquillamente alimentate dall’egoismo e di dedizione sacrificale all’oggetto d’amore” (“Süddeutsche Zeitung”). La maestria con la quale Terézia Mora descrive l’isolamento brutale, la negazione della realtà e il coraggio con cui Muna mantiene la speranza di un amore diverso da tutti consegna alla narrativa contemporanea uno dei personaggi femminili più profondi e inquietanti degli ultimi anni.
I morti dell'isola di Djal e altre leggende
Anna Seghers
Libro: Libro in brossura
editore: L'orma
anno edizione: 2022
pagine: 224
Si narra che sull’isola di Djal i morti «proprio non ce la facciano a starsene tranquilli» ed escano dalle tombe per scorrazzare lungo le scogliere. Ma il parroco locale sa come trattare i trapassati che non si rassegnano all’eterno riposo… Con tale vicenda, gotica e ironica, si apre questa raccolta che attraversa la vasta ed eterogenea produzione novellistica di Anna Seghers. Nella prosa affabulatoria della scrittrice tedesca – capace di alternare rielaborazioni dei miti greci a ritratti di destini novecenteschi – la nave degli Argonauti trova un nuovo, onirico approdo, gesti di insospettabile eroismo si consumano nella Parigi occupata, la parabola di un giovane tedesco ci mostra in poche, fulminanti pagine «come si diventa nazisti».
Prosaici e moderni. Teoria, traduzione e pratica del romanzo nell'Italia del primo Novecento
Daria Biagi
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2022
pagine: 361
«Troppo prosaico e moderno»: con queste parole, sul finire del Settecento, il poeta Novalis liquidava il Wilhelm Meister di Goethe criticandone l'eccessiva attenzione agli aspetti della vita materiale. A lungo trascurato anche a causa di questo verdetto, in Italia il Meister viene tradotto integralmente oltre un secolo più tardi, negli anni in cui, scriverà Debenedetti, i letterati italiani iniziano finalmente a riconoscere anche al bistrattato genere del romanzo quei crismi che fanno «la seria, la colta, la responsabile letteratura». È un radicale cambio di paradigma di cui si fanno interpreti scrittori, come Giuseppe Antonio Borgese o Corrado Alvaro, ma anche editori e soprattutto traduttori, da Alberto Spaini a Barbara Allason e Alessandra Scalero. Questo studio indaga il nesso fra circolazione delle traduzioni, teorie del romanzo e sviluppi italiani dell'“epica in prosa”, attraverso il caso degli autori tedeschi – accanto a Goethe anche Döblin, Kafka, Fallada, Keun – che nei primi decenni del Novecento incarnano per i lettori italiani una nuova e «più prosaica» idea di modernità.
Una istintiva innocenza
Dana Grigorcea
Libro: Libro in brossura
editore: Nuova Editrice Berti
anno edizione: 2019
pagine: 219
Bucarest, anni Duemila. Victoria torna a vivere in Romania dopo un lungo periodo trascorso a Zurigo. Costretta a una pausa di riposo forzato dal lavoro, trascorre le sue giornate passeggiando senza meta per le strade di Bucarest e vede riaffiorare uno dopo l’altro i ricordi della sua infanzia trascorsa sotto il regime di Ceausescu. Frammentari, buffi e variopinti, i pezzi del passato finiscono per intrecciarsi a quelli di un presente completamente diverso e, per certi versi, ancora caotico e incomprensibile. Questo romanzo, salutato con grande favore dalla critica e già tradotto in quattro lingue, restituisce il ritratto di un’epoca difficile che diverte e commuove, nelle sue anomalie e nelle sue dolcezze.
La letteratura tedesca in Italia. Un'introduzione (1900-1920)
Daria Biagi, Anna Baldini, Stefania De Lucia, Irene Fantappiè, Michele Sisto
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2018
pagine: 320
Tradurre letteratura straniera è un modo per scrittori, editori e critici di rinnovare le "regole" con cui si fa letteratura: dalle poetiche alle posture autoriali, dalla gerarchia dei generi letterari alle pratiche editoriali. Il volume costituisce un'introduzione a questi temi a partire dal caso della letteratura tedesca importata in Italia nel primo ventennio del Novecento. Le collane fondate da Croce, Papini e Borgese per Laterza e Carabba e le traduzioni realizzate da Prezzolini, Slataper, Spaini e Tavolato introducono nuovi autori (Novalis, Hebbel, Kraus) e nuovi testi (il Wilhelm Meister di Goethe, La nascita della tragedia di Nietzsche), appropriandosene e modificandoli a partire da una specifica idea di letteratura. Attraverso i cinque capitoli e i materiali di corredo - traiettorie dei mediatori, antologia di testi, glossario dei concetti, bibliografia di studio - il volume propone di guardare alla storia letteraria riconoscendo alla traduzione un ruolo di primo piano.
Orche e altri relitti. Sulle forme del romanzo in Stefano D'Arrigo
Daria Biagi
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2017
pagine: 256
Ogni epoca di crisi lascia relitti dietro di sé: lo sanno i protagonisti di Horcynus Orca (1975), i pescatori di Cariddi che quasi con disappunto assistono alla morte del loro incubo più feroce, l'orca assassina. All'indomani della seconda guerra mondiale, quando l'Italia entra nella fase decisiva della modernizzazione, Stefano D'Arrigo racconta la fine del mondo premoderno senza cedere alla tentazione di mitizzarlo: mentre sotto gli occhi del lettore si dispiegano gli scenari arcaici del viaggio di 'Ndrja Cambrìa, la voce che li racconta guida in maniera quasi subliminale nella direzione opposta. D'Arrigo non è un creatore di miti, ma un distruttore: da Hölderlin (su cui si laurea nel 1942) e soprattutto da Gogol' (di cui riscrive Le anime morte ambientandole in Sicilia) ha appreso come recuperare eroi e valori del passato mettendoli a distanza, rappresentandoli appunto come relitti. Le sue «riplasmazioni» di lingue e generi letterari ricordano quelle «formazioni di compromesso» che negli stessi anni Ernesto de Martino indagava sul piano antropologico. Dalle poesie di Codice siciliano (1957) fino alla prosa spezzata di Cima delle nobildonne (1985) vediamo così emergere lo sguardo comprensivo ma disincantato, a volte persino comico, di uno scrittore pienamente moderno, che per potenza inventiva della lingua Primo Levi collocherà sul «meridiano della salvazione del riso» insieme a Porta, Belli e Rabelais.
Materia prima
Jörg Fauser
Libro: Libro in brossura
editore: L'orma
anno edizione: 2017
pagine: 243
Harry Gelb ha sete. Sete di vita, di intensità, di gloria. Una sete inestinguibile. Per placarla viaggia, si droga, beve e, soprattutto, scrive. Va alla ricerca di estasi ed esperienze, ossia della «materia prima» dalla quale trarre i romanzi e le poesie con cui è determinato a entrare nella storia della letteratura. Il fiume in piena dei fermenti europei degli anni Sessanta e Settanta lo sballottola tra Istanbul, Berlino e Francoforte tracciando le spire di una gioiosa catastrofe: un incessante vagabondare tra case occupate, lavori precari, assemblee del movimento studentesco e scalcagnate redazioni letterarie. Sempre a rotta di collo, con come unici porti franchi il bancone di una bettola, l’abbraccio di un amore corsaro, i tasti di una macchina da scrivere. Inseguendo Dostoevskij, Fallada e la Beat Generation, l’«outsider tra gli outsider» Jörg Fauser descrive, con uno stile inconfondibile fin dalla prima riga, anno dopo anno, sbronza dopo sbronza, le passioni e i tradimenti di un’intera utopia sociale. Sarcastica anatomia dell’irrequietezza e della dipendenza, "Materia prima" racconta gli slanci e i passi falsi di una picaresca vocazione alla scrittura e alla rivolta.
Tra Weltliteratur e parole bugiarde. Sulle traduzioni della letteratura tedesca nell’Ottocento italiano
Libro: Libro in brossura
editore: Padova University Press
anno edizione: 2021
A partire dal Settecento l’aspirazione a una cultura letteraria in grado di superare i confini non appare più legata a una lingua franca che permetta il dialogo all’interno di una universale “Repubblica delle Lettere”. L’idea di “Weltliteratur” prospettata tra gli altri da Goethe si sviluppa invece a partire da un’intensa attività di traduzione. Essa viene dunque a intrecciarsi, talora a confliggere con la ricerca e l’affermazione delle specifiche identità nazionali. Alternando riflessioni di carattere generale e studi rivolti a singoli episodi traduttivi, il volume si propone di indagare entro questo contrastato quadro d’insieme la ricezione della letteratura tedesca in Italia, senza trascurare il ruolo di fondamentale mediazione svolto dalla Francia in un simile processo. Si è così cercato di contribuire all’indagine di quella tensione tra l’apertura verso l’estraneo e l’affermazione del proprio che caratterizza l’Ottocento europeo, osservando come la distanza tra le culture abbia generato talvolta malintesi e “parole bugiarde”, talvolta abbia invece permesso nuove e feconde prospettive di lettura.