Libri di Leonardo Clausi
Ascesa e declino dell'ordine neoliberale. L’America e il mondo nell’era del libero mercato
Gary Gerstle
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2024
pagine: 400
La crisi delle democrazie occidentali, schiacciate da disuguaglianze di reddito e disparità sociali, leadership populiste e ondate di etnonazionalismo, è il segno più evidente di una frattura nell’ordine politico che da decenni domina il mondo: l’ordine neoliberale, che ha preso forma negli Stati Uniti degli anni Settanta e Ottanta e da lì ha conquistato e trasformato l’intero pianeta. Il suo declino ha avuto origine negli anni di Bush, con la fallita ricostruzione dell’Iraq secondo criteri ultraliberisti e lo scoppio della Grande recessione nel 2008, e si è manifestato nell’ascesa di Trump e della sinistra guidata da Bernie Sanders. Ma per comprendere dove condurrà la caduta dell’ordine neoliberale è necessario ricostruire il modo in cui si è consolidato, smantellando l’ordine del New Deal prima imperante. Gary Gerstle passa in rassegna cent’anni di storia americana per rinvenire le tracce ideologiche, sociali, elettorali, organizzative e culturali di un sistema di idee e valori che si è costituito in ordine politico duraturo, egemonizzando la destra così come la sinistra. Sono noti i principi economici del neoliberalismo: Stato minimo e libero scambio; libera circolazione di capitali, merci e persone; privatizzazione e deregolamentazione; globalizzazione dei mercati come fattore di prosperità tanto per l’Occidente – ben saldo in cabina di pilotaggio – quanto per i Paesi emergenti. Tuttavia, suggerisce Gerstle, se il neoliberalismo si è affermato è stato anche grazie a valori quali la fiducia nella libertà personale e nell’emancipazione individuale, il culto dell’innovazione tecnologica, il cosmopolitismo e il multiculturalismo, che dopo la fine della Guerra fredda hanno trovato terreno fertile anche in ambito progressista. Non a caso, tra i suoi principali fautori rientrano tanto Ronald Reagan quanto Bill Clinton. Le gravi conseguenze sociali e le disfunzioni politiche dell’ordine neoliberale segnano oggi il suo inesorabile tramonto. Ma l’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021 dimostra quanto la rottura di un ordine politico può essere pericolosa: se ne sorgerà uno nuovo, potrà essere votato all’uguaglianza e alla solidarietà, ma anche all’autoritarismo.
L'artista della fuga
Freedland Jonathan
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2023
pagine: 400
Auschwitz, 1944. La zona è un cantiere edile e rimbomba del rumore sordo del legno, dei cani che abbaiano e delle grida delle SS e dei Kapò. Walter Rosenberg controlla con cura la machorka, il tabacco russo infilato nelle fessure delle assi della catasta di legno perché i cani trovino l’odore repellente. È nascosto con Alfred Wetzler in quella catasta da tre giorni. Ha udito migliaia di stivali che calpestavano il terreno, gli ufficiali che imprecavano, i cani con la bava alla bocca alla ricerca del minimo, fragile, trepidante segno di vita umana e, ora che l’anello esterno delle torri di avvistamento è sgombrato, è il momento giusto per scappare. Fuggire da Auschwitz a diciannove anni insieme con Fred, l’amico bohémien conosciuto a Trnava, in Slovacchia. Due ragazzi ebrei prigionieri dell’orrore nazista. Cosí comincia una fuga che è senza precedenti nella tragica vicenda della Shoah, una fuga che farà di Rudolf Vrba, – il nome che prenderà Walter Rosenberg peregrinando nei paesi dell’Europa dell’Est governati dagli alleati dei nazisti – un testimone meritevole di stare accanto ad Anna Frank, Oskar Schindler e Primo Levi. È una storia che mostra «come le azioni di una sola persona, anche adolescente, possano piegare l’arco della Storia, se non verso la giustizia, almeno verso la speranza». Rudolf Vrba racconterà, infatti, in maniera dettagliata e precisa, dello sterminio e del progetto della «soluzione finale». Non sarà creduto, sulle prime. Le trentadue pagine del suo rapporto arriveranno, tuttavia, fino a Roosevelt, a Churchill e al Papa e diventeranno poi il documento chiave del processo di Norimberga. La sua impresa è raccontata in questo libro perché «si esibisca in un’ultima fuga: sottrarsi all’oblio ed essere ricordato».
Il prezzo della pace. Economia, democrazia e la vita di John Maynard Keynes
Zachary D. Carter
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2022
pagine: 642
John Maynard Keynes è l'economista che ha rivoluzionato il pensiero politico ed economico del Novecento, e seguita ancora oggi a suggerire soluzioni ogni qual volta le crisi economiche e le relazioni internazionali minacciano le democrazie. Il suo nome perciò ricorre spessissimo nelle discussioni politiche e nelle dispute economiche odierne, soprattutto quando il mondo si inceppa. È noto che fu lui a comprendere per primo che il trattato di pace firmato alla fine della Prima guerra mondiale avrebbe generato un nuovo conflitto planetario per le condizioni troppo umilianti imposte alla Germania. Fu lui a suggerire le politiche economiche che consentirono all'Occidente di uscire dalla grande crisi del 1929. E fu ancora lui a immaginare il sistema monetario internazionale che avrebbe dovuto favorire la rinascita economica dell'Europa rasa al suolo dalla Seconda guerra mondiale. La sua eccezionale esperienza umana e intellettuale è, tuttavia, conosciuta da pochi. Molti, infatti, ignorano che Keynes era anche un fine intellettuale, cresciuto nella Cambridge tra fine Ottocento e inizio Novecento, amico dei personaggi più eccentrici dell'epoca, da Bertrand Russell a Ludwig Wittgenstein, da Virginia Woolf a Lytton Strachey, e propugnatore di idee economiche democratiche ispirate alla giustizia sociale. Fu il primo vero lib-lab della storia. Tra gli animatori della sofisticata enclave londinese di Bloomsbury, ebbe una vita intensa e «spericolata». Omosessuale quando nel Regno Unito era ancora un delitto, alla soglia dei quarant'anni si innamorò di una ballerina russa «scandalizzando i suoi amici». Questa biografia ricostruisce la parabola intellettuale dell'uomo e, al tempo stesso, fornisce un vivido spaccato delle società britannica ed europea tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento.
L'illusione del libero mercato. Il sistema penale e il mito dell'ordine naturale
Bernard E. Harcourt
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2021
pagine: 336
Dal 1973 al 2009, un periodo segnato dall’ascesa della razionalità del mercato e del neoliberalismo, la popolazione carceraria americana è passata da meno di 200.000 a più di 2 milioni di persone entro il 2002 e, nel 2008, a oltre l’1% della popolazione adulta: il tasso più alto al mondo, cinque volte quello dell’Inghilterra e dodici volte quello del Giappone. Dati inconfutabili, che spingono inevitabilmente a chiedersi se vi sia una connessione tra questa espansione della sfera penale e l’affermazione del neoliberalismo e della sua incontrastata fede nel libero mercato. Per appurare la realtà di questa connessione, questo libro avanza un’affascinante ricostruzione del rapporto esistente tra l’idea di “ordine naturale” del mercato e la svolta punitiva della cosiddetta “penalità neoliberale”. Una ricostruzione che passa innanzi tutto per una genealogia del concetto di “ordine naturale”. Harcourt mostra come questo concetto non si debba affatto a Hayek e ai teorici del neoliberalismo, ma risalga alla riflessione dei fisiocratici francesi del Settecento. È al fisiocratico Quesnay che si deve l’edificazione del mito di un ordine spontaneo del mercato in cui lo Stato non deve intervenire, pena il disordine e l’asfissia delle regolamentazioni. È a Quesnay che si deve anche una ridefinizione del dispotismo giuridico settecentesco in cui, tolta allo Stato ogni possibilità di intervento nell’economia, all’arte del governo non resta altro che la sfera della sanzione penale. Vecchi miti che riappaiono poi identici nelle «tecnologie governative liberali avanzate» degli anni Settanta con il trionfo del liberismo della Scuola di Chicago e l’idea, comune tanto alla destra quanto alla sinistra degli schieramenti politici, che governare non sia altro ormai che «governare attraverso il crimine» (Jonathan Simon). Harcourt non si limita, tuttavia, alla genealogia del mito del libero mercato, ma mostra come e perché questo concetto sia, appunto, un mito. I fisiocratici volevano sottrarre i mercati parigini della metà del Settecento all’intervento del governo. Al contrario, il Board of Trade di Chicago o la Borsa di New York appaiono oggi come il paradigma stesso del libero mercato nel mondo occidentale. Nulla di più irreale. Gli orari di apertura e chiusura, l’identità dei trader e degli acquirenti, i mezzi di consegna, i controlli sulle variazioni dei prezzi, persino il prezzo stesso del denaro, la merce più importante di tutte, tutti gli aspetti del trading sui mercati sono regolamentati e, proprio come quelli parigini del Settecento, attentamente sorvegliati. L’ordine spontaneo del mercato è, in realtà, per Harcourt, un ordine artificiale, una “riregolamentazione” in cui la proclamata astensione statale nella sfera economica, combinata con un effettivo intervento statale nella sfera criminale, è destinata, sin dalle origini, a produrre devastanti conseguenze sociali.
Sintomi morbosi. Nella nostra storia di ieri i segnali della crisi di oggi
Donald Sassoon
Libro: Libro in brossura
editore: Garzanti
anno edizione: 2021
pagine: 324
«La crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati.» Così scriveva Antonio Gramsci oltre ottant'anni fa nella prigione fascista di Turi. Muovendo da questa intuizione, lo storico Donald Sassoon, profondo conoscitore del nostro paese, si chiede quali sono oggi i segnali della crisi che sembra stia condannando al declino la civiltà occidentale. Dalla proliferazione di movimenti nazionalisti e sovranisti alle sempre più frequenti manifestazioni razziste e xenofobe, dalla sfiducia nei partiti tradizionali all'aumento delle diseguaglianze, l'impressione è di trovarsi in un cruciale momento di passaggio, in quell'interregno fra il tramonto del vecchio e l'affermazione del nuovo in cui si corrono i rischi maggiori di rapide regressioni. Al centro della sua analisi vi è la crisi che sta attraversando il Vecchio Continente, le probabilità di una sua implosione, ma anche le motivazioni e le ragioni della sempre più evidente disaffezione nei confronti di un'Europa unita che subisce attacchi da ogni fronte e viene troppo debolmente difesa da chi dovrebbe rappresentarla.
Pandemia capitale. Postapocalittici & disintegrati
Leonardo Clausi, Serafino Murri
Libro: Copertina morbida
editore: Manifestolibri
anno edizione: 2021
pagine: 302
La diffusione pandemica del Covid-19 ha dato luogo, sostengono gli autori, alla nascita dell'Homo Insipiens , caratterizzato da una strana forma di consapevolezza: quella di essere in balia di un velivolo che tira dritto per la sua rotta sugli scenari deserti delle città presidiate dai militari, ma senza pilota, e il cui pilota automatico comincia evidentemente a dare i numeri. Nessun algoritmo fornisce risposte agli interrogativi esistenziali che si sollevano nella propria casa-cella, in cui si è costretti a fare i conti con la realtà umana che ci si è creati, ma che non si è avuto da troppo tempo la possibilità di fermarsi a guardare in faccia. Postapocalittici e disintegrati tenta di fotografare lo stato dell'arte di una società globale che non riesce più a giustificare se stessa. Perché se in tutto questo c'è una certezza, è quella scritta da un anonimo anarchico su un muro di Barcellona: "non possiamo tornare alla normalità, perché la normalità era il problema".
Sintomi morbosi. Nella nostra storia di ieri i segnali della crisi di oggi
Donald Sassoon
Libro: Libro rilegato
editore: Garzanti
anno edizione: 2019
pagine: 324
«La crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati.» Così scriveva Antonio Gramsci oltre ottant’anni fa nella prigione fascista di Turi. Muovendo da questa intuizione, lo storico Donald Sassoon, profondo conoscitore del nostro paese, si chiede quali sono oggi i segnali della crisi che sembra stia condannando al declino la civiltà occidentale. Dalla proliferazione di movimenti nazionalisti e sovranisti alle sempre più frequenti manifestazioni razziste e xenofobe, dalla sfiducia nei partiti tradizionali all’aumento delle diseguaglianze, l’impressione è di trovarsi in un cruciale momento di passaggio, in quell’interregno fra il tramonto del vecchio e l’affermazione del nuovo in cui si corrono i rischi maggiori di rapide regressioni. Al centro della sua analisi, la crisi che sta attraversando il Vecchio Continente: le probabilità di una sua implosione, ma anche le motivazioni e le ragioni della sempre più evidente disaffezione nei confronti di un’Europa unita che subisce attacchi da ogni fronte e viene troppo debolmente difesa da chi dovrebbe rappresentarla. Da «ebreo nato in Egitto con passaporto britannico, con studi in Francia, Italia, Gran Bretagna e Stati Uniti», Donald Sassoon è in una posizione privilegiata per interpretare senza pregiudizi la moltitudine di umori, sensibilità, scelte di vari paesi, e ci offre la lezione di un grande storico capace di decifrare la complessità dell’oggi sciogliendo con maestria gli intricati fili provenienti dal nostro passato.
Uscita di insicurezza. Brexit e l'ideologia inglese
Leonardo Clausi
Libro: Copertina morbida
editore: Manifestolibri
anno edizione: 2017
pagine: 159
L'uscita della Gran Bretagna dall'Ue mette a repentaglio non solo la sopravvivenza dell'Unione, ma anche l'assetto dell'Europa dopo il 1945. Eppure lo shock è in parte ingiustificato: in fondo il Regno Unito è sempre stato il paese europeo meno europeo. Questo libro propone un'agile disamina delle caratteristiche dell'eccezionalità storica, politica e culturale anglo-britannica rispetto al continente. La singolarità del Regno Unito e le sue specificità politico-istituzionali si lasciano comprendere a partire da una serie di assenze: di una rivoluzione borghese compiuta come quella francese; di una filosofia politica sistematica e trasformativa; di una sconfitta o invasione militare nelle due guerre mondiali che rendessero necessaria una ricostruzione non solo materiale. A queste assenze fa invece riscontro la grande permanenza psicologica dell'Impero, su cui si è cementata la vaga identità di «Britishness», paradossalmente in pericolo proprio per un gesto profondamente autarchico come la Brexit, che ha accentuato il rischio di secessione scozzese e nordirlandese.
Quo vadis Europa?
Donald Sassoon
Libro: Libro in brossura
editore: Castelvecchi
anno edizione: 2016
pagine: 41
Quale Europa stiamo consegnando alle nuove generazioni nate nell'ultimo decennio del XX secolo? Un'Europa disunita, un'Europa ancora meno centrale per i destini del mondo di quella degli anni Sessanta, un'Europa timorosa del cambiamento, pronta a incolpare altri. Sarà anche un'Europa più povera, dove le possibilità per i giovani di trovare lavoro saranno assai inferiori a quelle esistite nell'epoca aurea degli anni Sessanta e Settanta. Ma forse, se abbastanza persone domandano "Quo vadis Europa?", una strada si troverà.
Quo vadis Europa?
Donald Sassoon
Libro: Libro in brossura
editore: Castelvecchi
anno edizione: 2014
pagine: 42
L'Europa non è mai esistita come singola entità, e gli europei ne hanno cominciato a parlare solo quando è scivolata dal centro alla periferia del mondo. Malgrado la retorica, non c'è molto di integrato nell'Unione Europea e non basta certo la moneta unica per farne uno Stato. Ciò nonostante, perché tanta delusione? Gli europei non hanno mai vissuto un periodo così lungo di prosperità e di pace. Interrogandosi sull'incerto futuro del continente, Donald Sassoon bilancia il pessimismo dell'analisi con l'invito a cercare una strada ancora percorribile e a riconoscere "il miracolo di un'associazione di ventotto Paesi che non hanno molto in comune ma che, malgrado tutto, cercano di trovare un modo di convivere".