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Libri di Giovanni Balducci

La sociologia e il suo dominio scientifico

Durkheim Emile

Libro: Libro in brossura

editore: Mimesis

anno edizione: 2025

pagine: 64

Émile Durkheim, considerato il fondatore dell’analisi sociale come scienza, ha dato un contributo fondamentale alla sociologia grazie al suo approccio empirico allo studio della società e alla centralità attribuita al “gruppo” rispetto al singolo individuo. In questo testo, Durkheim introduce il concetto di “fatti sociali”: fenomeni collettivi, esterni all’individuo, che influenzano e condizionano il suo comportamento. L’autore mira a definire l’essenza e la specificità della sociologia, distinguendola dalle altre discipline scientifiche, in particolare dalla psicologia, che all’epoca dominava lo studio della società. Questo saggio, pubblicato per la prima volta in Italia nel 1900 sulla “Rivista italiana di sociologia” e reso disponibile in lingua francese solo nel 1975, nonostante la sua brevità, è una pietra miliare per gli studi sociologici e un testo imprescindibile per comprendere le basi teoriche della disciplina. Presentazione di Franco Ferrarotti.
8,00 7,60

La vita quotidiana come «gioco di ruolo». Dal concetto di Face in Goffman alla Labeling theory della scuola di Chicago

La vita quotidiana come «gioco di ruolo». Dal concetto di Face in Goffman alla Labeling theory della scuola di Chicago

Giovanni Balducci

Libro: Libro in brossura

editore: Mimesis

anno edizione: 2021

pagine: 120

Soggetto di questo saggio è l’Io umano immerso nella vita sociale e ritratto nella sua duplice opera di co-creatore di sé stesso e del mondo. Prendendo le mosse dal “modello teatrale” del sociologo canadese Erving Goffman, si afferma che sulla scena sociale l’individuo svolga al contempo il “ruolo” di “attore” e quello di “personaggio”, partecipando a ciò che noi uomini del XXI secolo potremmo ben definire come un’alta forma di “gioco di ruolo” (role-playing game), in cui molta parte è svolta dalla figura del “potere”. Quest’ultimo da intendersi non tanto nell’accezione giuridico-politica di struttura-ordinamento, quanto in quella sociale-relazionale di creatore di significati sociali ed etichette. I temi trattati sono dunque quelli centrali degli studi e della produzione di Goffman, che evidenziò la sostanziale compatibilità tra le tesi proprie e dell’interazionismo simbolico della Scuola di Chicago, nonché della teoria dei giochi.
10,00

Soggiorno a Venezia. D’Annunzio nella Recherche: un inedito

Marcel Proust

Libro: Libro in brossura

editore: Luni Editrice

anno edizione: 2022

pagine: 64

L’Europa che dalla Belle Époque, dal Gran Ballo Excelsior, era piombata a piè pari nelle trincee del Carso, in un battito di ciglia era passata dalle tinte rosa dei quadri delle femme fleures di Boldini ai cupi manifesti di guerra rosso sangue, si trovava a dover ricomporre i suoi cocci e già vedeva i primi scontenti della pace, tra i quali e prima di tutti proprio Gabriele D’Annunzio che, animato da sentimenti di rivalsa contro Versailles, gridava alla “vittoria mutilata”. In tale temperie germina questo controverso episodio della "Recherche" di Marcel Proust che vede aleggiare la presenza del Vate in una frivola, ma quanto mai pregnante discussione da caffè, in una Venezia di cent’anni fa. Proust, l’11 dicembre 1919, all’indomani dell’assegnazione del premio Goncourt, e circa due mesi dopo l’entrata a Fiume dei legionari fiumani al seguito di D’Annunzio, intenti a riprendersi l’Istria e la Dalmazia loro negata dai burocrati, pubblica sul Matin un’anticipazione del suo romanzo maggiore, inserendo questo ironico cammeo sull’impresa fiumana. Il brano in questione, che avrebbe dovuto far parte del sesto volume della "Recherche", ossia del tomo "Albertine disparue", poi "La Fugitive", fu ripreso in Italia nell’edizione del 2 settembre 1924 del quotidiano Il Mondo (fondato da Giovanni Amendola a Roma), nel quale si riproduceva tradotto ma per poi apparire, curiosamente purgato del riferimento a D’Annunzio, nell’edizione definitiva della "Recherche". Il traduttore dell’epoca, che si firmava con la sigla G.S., dava in questo modo in pasto al pubblico italiano questo gustoso estratto, che vede un elogio piuttosto enfatico, per non dire smaccato, rivolto a D’Annunzio da parte di un misterioso autore francese di nome Marcel, appunto, Marcel Proust.
10,00 9,50

Giulio Cesare. Dialogo con un'ombra

Giulio Cesare. Dialogo con un'ombra

Henry de Montherlant

Libro

editore: Aragno

anno edizione: 2023

pagine: 56

Nella primavera del 1921, mentre scrive Le Songe e medita per la «Revue hebdomadaire» un articolo a favore dell'Œuvre dell'Ossuaire di Douaumont, Henry de Montherlant compone un dialogo à la Montesquieu in cui all'ombra di Giulio Cesare oppone un giovane i cui lineamenti e le cui aspirazioni ricordano quelli dell'eroe del Songe, se non dell'autore stesso. Questo dialogo, rinvenuto presso la Bibliothèque nationale de France da Pierre Duroisin, è rimasto in forma manoscritta, avendo probabilmente ritenuto lo scrittore che duplicasse l'una o l'altra pagina del suo romanzo o del suo articolo per la rivista. Ma alla fine l'opera non manca di interesse, sia che la si prenda per una pietra miliare sulla strada che conduce al "Chant funèbre pour les Morts de Verdun" (1924) sia che vi si riconosca l'autoritratto di un uomo meno a suo agio in pace che in guerra.
13,00

Omelette soufflée à l'antiquaire. Elogio degli antiquari

Mario Praz

Libro

editore: Aragno

anno edizione: 2023

pagine: 78

In Praz, l'interesse per la storia dell'arte risulta parallelo a quello per la letteratura. Poco più che adolescente ebbe la sua prima esperienza artistica, seguendo il padre, "pittore della domenica". Le arti figurative saranno una costante nei gusti di Praz. Nutrì uno spiccato trasporto artistico, la cui prima testimonianza fu Gusto neoclassico: poi, anche attraverso il collezionismo, ampliò il suo interesse e i suoi studi in molti campi, fermandosi davanti al genere astratto, dal quale lo divideva una specie di barriera di impossibilità. Il presente volume, corredato di un'appendice in cui sono raccolte due interviste all'autore, testimonia la passione di Praz per il collezionismo e l'aneddotica antiquaria con due rari scritti sul tema.
15,00 14,25

22,00 20,90

Il taurobolio e il culto di Bellona

Il taurobolio e il culto di Bellona

Franz Cumont

Libro

editore: Aragno

anno edizione: 2023

A Franz Cumont si deve un inestimabile contributo negli studi sui culti della tarda età imperiale che gradualmente andranno a sostituire l'originario paganesimo romano, e a preparare la strada all'ascesa e affermazione del cristianesimo. Fra le pratiche cultuali di cui il filologo belga ebbe ad occuparsi, quella del taurobolium, connessa al culto della dèa Bellona, risulta una delle più interessanti. Originario dell'Asia Minore, il rito del taurobolium si diffuse a Roma a partire dal II secolo d.C., consistendo in un cruento rito sacrificale che prevedeva l'uccisione di un toro, al cui sangue versato erano attribuite virtù redentrici. Riporta il cristiano Prudenzio che colui che vi si sottoponeva era acclamato dalla folla dei fedeli come "rinato in eterno".
13,00

Fede e avvenire

Giuseppe Mazzini

Libro: Libro rilegato

editore: Bonanno

anno edizione: 2023

pagine: 96

Fede e Avvenire è un proclama che deve raccogliere e restituire fiducia alle forze disperse e scoraggiate della galassia dei dissidenti ostili all’assolutismo, insorti in ogni angolo di Europa per cause diverse, spesso perseguitati e sparsi dall’esilio anche oltre l’Atlantico, e deve convincere o convertire persone integrate nei regimi, al potere, persone che tra insoddisfazioni personali, dubbi etici e incertezze sul futuro, pure con attenzione lo leggeranno. Estranei al progetto di Mazzini sono sia i fondamentalisti giacobini che i moderati e i “centristi” del tempo, simpatizzanti per il Juste-Milieu francese o per il liberalismo costituzionale. Mazzini li accusa di essere prigionieri di attendismi, legalitarismi e ricerche di compromesso paralizzanti, e di aver per questo seguito una strategia perdente che ha prodotto sfiducia e rassegnazione nell’opinione pubblica; per indicare la strategia dei suoi avversari adopera polemicamente lo stesso epiteto, “la commedia dei quindici anni”, utilizzato dai filoborbonici. Ai suoi interlocutori Mazzini, secondo una convinzione già espressa sulle pagine della giovine Italia, propone una nuova, unificante ed esaltante identità politica e religiosa di pionieri di una nuova epoca, in cui a fianco della libertà e dell’uguaglianza, il principio fondamentale regolatore dei rapporti sociali non sarà più il principio di fratellanza bensì quello di umanità.
10,00 9,50

La mensa Isiaca del cardinal Bembo

William Wynn Westcott

Libro: Libro rilegato

editore: Tipheret

anno edizione: 2025

pagine: 72

La Mensa isiaca è una tavoletta in bronzo appartenuta per un periodo anche al cardinale Pietro Bembo, da cui il nome con cui è spesso indicata. Secondo Thomas Taylor questa tavola faceva parte dell'altare della grande piramide di Giza, dove Platone fu iniziato ai misteri egizi. La scena raffigurata ha da secoli incuriosito studiosi di ogni orientamento, a partire dal XVII secolo quando Attanasius Kircher nella sua celebre opera, l'Oedipus Aedipus Aegyptiacus, ritenne di poterla adoperare per tradurre i geroglifici. L'autore tenta qui una sua personale analisi del contenuto.
10,00 9,50

Alla gloria del vino

Omar Khayyam

Libro

editore: Luni Editrice

anno edizione: 2023

pagine: 80

Molti furono i poeti che celebrarono il vino con versi di grande bellezza e profondità quanto non con sapienza divina. Fra questi un posto d'eccezione spetta al poeta persiano Omar Khayyām, che con le sue immortali Robā'iyyāt ha cantato il vino e il suo potere seducente, suadente, magico, simbolico, illuminante, “anagogico”. In Khayyām, il vino simboleggia l'istanza del libero pensiero e dell'ebbrezza, l'amore per la libertà intellettuale condotto fino al rifiuto del dogma e all'eresia. Eppure, come non vedere, celato dietro questo mondano amore del vino, dei piaceri della vita, dietro l'elogio di un gran visir, oppure sotto forma di metafora astronomica o di beffarda considerazione sull'infedeltà di un amico o sul tempo che passa inesorabile, l'apologo sapienziale, la parabola sacra, scoprendone tutta la profondità mistica e metafisica? Il genio di Khayyām, per universalità e potenza espressiva, può ascriversi a quella ristretta cerchia di cui fanno parte Lucrezio, Shakespeare, Leopardi, Baudelaire: autori sempre attuali perché capaci di dar voce a ciò che nell'uomo è eterno, come avviene per le Robā'iyyāt, poiché è il soffio dell'eternità che le “imbeve” di augusto spirito persiano, sovente disilluso, caustico, a volte scettico, ma sempre adamantino, immerso in contemplazioni che hanno per cifra il pathos del lontano, del cosmico. Presentazione di Gelasio Gaetani dell'Aquila d'Aragona Lovatelli.
17,00 16,15

Di santi, diavoli e… «The yellow book» 1895-1896

Di santi, diavoli e… «The yellow book» 1895-1896

Frederick Rolfe

Libro: Libro in brossura

editore: Aragno

anno edizione: 2024

Nel 1894 Henry Harland, scrittore statunitense, autore di alcuni romanzetti di argomento ebraico di cui si è persa memoria, fonda la rivista «The Yellow Book» (1894-1897), destinata a diventare il periodico di riferimento del decadentismo inglese. Illustrata, fra gli altri, da Aubrey Beardsley, rappresentò una delle manifestazioni più tipiche dello spirito e del gusto del tempo. Il "giallo" del titolo lasciava presagire il carattere degli scritti che vi avrebbero trovato spazio, riferendosi all'usanza dei librai parigini di avvolgere in carta gialla i libri di argomento lascivo. Oltre a Oscar Wilde, numerosi scrittori di varia origine e tendenza, come Henry James, Max Beerbohm, George Moore, in talune poesie lo stesso Yeats, andato poi per altre e assai diverse vie, si mossero entro quest'atmosfera. All'elenco è da aggiungere Baron Corvo, pseudonimo di Frederick Rolfe, che contribuì alla rivista con una serie di racconti agiografici scherzosi appresi da un contadinello di nome Toto - da cui il titolo originale: Stories Toto told me - che qui presentiamo in prima edizione italiana
15,00

Il bestiario celeste

Henry de Montherlant

Libro: Libro in brossura

editore: Aragno

anno edizione: 2024

Nel 1941, su «Le Gerbe» e sulla «Nouvelle Revue Française», diretta da Pierre Drieu La Rochelle, apparve Le Solstice de juin, in cui Montherlant auspicava che i tedeschi - eredi ideali di Licinio sconfitto da Costantino - giungessero a far sventolare la «ruota solare» della bandiera nazionalsocialista su Notre-Dame de Paris, per instaurare un nuovo ordine. Se nella svastica, simbolo con i suoi quattro bracci dell'avvicendarsi stagionale, il grande scrittore vedeva la sua idea di «alternance», la sua multiforme personalità starebbe certo stretta nella rigida divisa del nazista; mentre il suo relativismo non declinò mai in forme di scetticismo soggettivo, come in Montaigne, Renan e Gide, ricordando più da vicino la filosofia alla base dell'I Ching. Tutti questi elementi convergono nel Bestiaire Céleste, in cui pure affermerà: «credo [all'astrologia] non credendoci, come faccio con tante altre cose».
16,00 15,20

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