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Libri di Paolo Simoncelli

Affioramenti protonazionalisti nella cultura fiorentina di metà '500. Da Cristofano Rinieri a Francesco Salviati e oltre

Affioramenti protonazionalisti nella cultura fiorentina di metà '500. Da Cristofano Rinieri a Francesco Salviati e oltre

Paolo Simoncelli

Libro: Libro in brossura

editore: Nuova Cultura

anno edizione: 2022

pagine: 124

Un mercante di tradizione repubblicana, Cristofano Rinieri, dopo la fine della Repubblica e dell'assassinio del primo duca di Firenze, Alessandro de' Medici, diventa un apprezzato 'tecnico fiscale' del 'nuovo' ducato mediceo, all'interno delle cui istituzioni ricoprirà cariche viepiù importanti; non è chiamato ad abiurare la sua antica fede politica: la 'deideologizza' in nome del servizio allo Stato. Un noto pittore, Francesco Salviati, tornato a Firenze dalla Roma farnesiana, nel 1539, in occasione delle nozze di Cosimo I de' Medici con Eleonora di Toledo, rifiuta di portare a compimento il 'quadro' «dove l'Imperatore mette la corona ducale in capo al duca Cosimo» e dove avrebbero dovuto figurare anche «l'arme del castellano [spagnolo] della fortezza [di Firenze]». Nell'ottobre 1543, grazie alle premure del Rinieri e d'altri, proprio Salviati riceve l'ambita committenza ducale degli affreschi della Sala dell'Udienza in Palazzo Vecchio. Gli affreschi di una parete proiettano quella deideologizzazione nelle allegoriche indicazioni di una acquisita 'indipendenza' fiorentina dagli Asburgo (appena occorsa col recupero, in mano medicea, delle fortezze di Firenze e Livorno, «ceppi della Toscana»); le allegorie sono desunte da suggestioni e moniti tratti dalla più repubblicana delle opere di Machiavelli: i Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio. Un duca, Cosimo de' Medici, non più 'tiranno' dopo aver recuperato da Carlo V le chiavi di quei «ceppi della Toscana», diventa l'artefice della riconosciuta 'indipendenza' statuale (che va a contrapporsi alla strumentale 'libertà' invocata dall'oligarchia antimedicea in esilio per rivendicare una propria guida politica del ducato e continuare a godere dei privilegi di casta contro la rigorosa uniformazione del procedere legislativo dello Stato). E' un'indipendenza che potenzialmente acquisisce contorni non più solo municipali ma nazionali, secondo quanto già propugnato da Machiavelli: vanamente durante il pontificato di Leone X, pericolosamente e sfortunatamente durante la prima fase del pontificato di Clemente VII, infine concretamente, ora, grazie a un 'Principe'-redentore (non più un papa) comunque mediceo: Cosimo I. Sono anni di riforme dello Stato, di suturazione delle lacerazioni ideologiche occorse tra Repubblica e Principato; di 'consenso'. Tutte circostanze che profilano dunque la nuova immagine del duca: non 'tiranno' che ha soffocato la Repubblica, ma 'principe giusto' che proprio dalla piaga mai rimarginata delle ininterrotte 'dissensioni civili' che avevano connotato la precedente vita politica traeva legittimazione quale 'inveratore' della Repubblica. Confortata dall'opera di storici, letterati e artisti coevi, la nuova immagine del ducato mediceo di Cosimo non indica più 'fratture' ideologiche ma 'consequenziali' passaggi istituzionali. Almeno fino a che, terminate le 'guerre d'Italia', pulsioni classiche e colpi di coda oligarchici non tenteranno di dar nuovamente corpo (e armi) al fantasma di Bruto. La reazione medicea allora sarebbe stata spietata: non solo giudiziaria, anche terroristica. E fors'anche iconografica. Paolo Simoncelli si diletta di ricerche storiche. Per i nostri tipi ha pubblicato Antimedicei nelle "Vite" vasariane (2016); La Repubblica fiorentina in esilio. Una storia segreta, vol. I, La speranza della restaurazione della Repubblica (2018; di cui è prossima l'edizione del II volume, L'istituzione della Repubblica in esilio); Cagli, De Libero, "La Cometa". Censure e manomissioni dagli anni '30 (2020).
20,00

Renzo De Felice. La formazione intellettuale

Paolo Simoncelli

Libro

editore: Le Lettere

anno edizione: 2001

pagine: 468

25,00 23,75

La lingua di Adamo. Guillaume Postel tra accademici e fuoriusciti fiorentini

La lingua di Adamo. Guillaume Postel tra accademici e fuoriusciti fiorentini

Paolo Simoncelli

Libro: Libro in brossura

editore: Olschki

anno edizione: 1984

pagine: 186

31,00

La normale di Pisa. Tensioni e consenso (1928-1938)

Paolo Simoncelli

Libro

editore: Franco Angeli

anno edizione: 1998

pagine: 208

Il volume ricostruisce le vicende del primo decennio di vita della Scuola Normale di Pisa, fino alle leggi razziali del '38, muovendo dunque dalle sue origini moderne, dalla riorganizzazione fattane da Gentile con l'appoggio personale di Mussolini, per costituirla "semenzaio degli educatori per le classi dirigenti della nuova Italia". La Normale assurse allora ad emblema dello stretto rapporto che si volle tra sistema scolastico e vita nazionale; la sua rifondazione culturale e anche logistica poteva dunque non aversi "nel momento del totale rinnovamento fascista della vita nazionale". L'Appendice è dedicata agli anni 1944-49.
30,50 28,98

40,00 38,00

8,00 7,60

Fuoriuscitismo repubblicano fiorentino 1530-1554. Volume Vol. 1

Fuoriuscitismo repubblicano fiorentino 1530-1554. Volume Vol. 1

Paolo Simoncelli

Libro: Libro in brossura

editore: Franco Angeli

anno edizione: 2006

pagine: 384

Nel 1530 la fine politico-militare della Repubblica fiorentina determina la sanguinosa restaurazione medicea: per la prima volta in Italia nell'età moderna, prende corpo un fenomeno vasto di emigrazione politica con esponenti di un'oligarchia cittadina che il nascente Stato assoluto esclude progressivamente. La ricerca indaga nelle passionalità, corruzioni e ambiguità del fuoriuscitismo antimediceo nel suo dipanarsi spesso segreto fra intrighi, spie, assassinii politici laddove si fosse pronti ad accogliere, strumentalizzare, tradire questi esuli. Questo primo volume offre un profilo d'insieme di un movimento repubblicano ancora in gran parte ignoto nei suoi confini ideologici, e nelle sue estreme aspirazioni politiche.
29,50

Tra scienza e lettere. Giovannino Gentile (e Cantimori e Majorana)

Paolo Simoncelli

Libro: Copertina morbida

editore: Le Lettere

anno edizione: 2007

pagine: 184

Giovannino Gentile (1906-1942), figlio del filosofo Giovanni, è stato uno dei primi fisici teorici italiani. Allievo della Normale di Pisa dove si legò di amicizia fraterna a Delio Cantimori, entrò nel '28 all'Istituto romano di fisica diretto da Orso Mario Corbino. Legato da allora ad Ettore Majorana da un'amicizia profonda, avviò ricerche sull'atomo che rimangono nella storia della grande fisica nucleare. Con Majorana e Cantimori coltivò discipline letterarie e filosofiche dando vita ad un sodalizio epistemologico e politico progressivamente distante da quello della fisica romana guidato dagli "sperimentalisti" Fermi e Rasetti. Insieme testimoniarono esplicitamente il tortuoso percorso politico giovanile fascista, tra entusiasmi e dubbi, antisemitismo e antirazzismo. Il volume ricostruisce il tracciato biografico, politico e scientifico, del giovane scienziato attraverso una ricca documentazione da cui si chiariscono anche le polemiche innescate da Sciascia in merito alla malavita universitaria gestita da Enrico Fermi nelle vesti di un improbabile "padrino". Ma la documentazione prodotta offre ulteriori elementi per far luce sulla misteriosa fine di Majorana.
16,50 15,68

L'epurazione antifascista nei licei. Cronache di una controversa «ricostruzione»

Paolo Simoncelli

Libro: Copertina morbida

editore: Le Lettere

anno edizione: 2009

pagine: 376

Il volume affronta il conto da saldare all'alta cultura italiana espressasi durante il fascismo nelle due Accademie, d'Italia e dei Lincei. Nei panni dei "contabili", Benedetto Croce ed altri esponenti del liberalismo e dell'azionismo italiano, gestiscono un'epurazione tutt'altro che imparziale. Tra incongruenze, contraddizioni e ipocrisie profonde, vengono così pubblicamente condannati alla "radiazione" i massimi rappresentanti della cultura italiana in ogni campo del sapere: da Santi Romano a Giorgio Pasquali, da Giancarlo Vallauri a Giuseppe Bruni. Il metro di giudizio per far parte dei Lincei è diventato politico; non più aver offerto alla comunità internazionale indiscussi contributi scientifici, ma come ci si è politicamente comportati durante il fascismo. Il nuovo assetto dell'alta cultura italiana si presenta alla vita del dopoguerra nascondendo quindi deturpazioni e ferite profonde mai prima d'ora conosciute, svelate da un'ampia documentazione inedita che viola la consegna del silenzio politicamente imposta e culturalmente accettata.
35,00 33,25

«Non credo neanch'io alla razza». Gentile e i colleghi ebrei

Paolo Simoncelli

Libro: Copertina morbida

editore: Le Lettere

anno edizione: 2013

pagine: 238

I rapporti di stima e di amicizia tra Gentile e molti colleghi ebrei si intensificano dopo le leggi razziali. Il ricorso a Gentile per consiglio, per aiuto, non rimane vano. Gentile incontra Mussolini a palazzo Venezia la sera del 29 agosto 1938. Testimonierà di avergli detto ben chiaro di non credere alla razza. Procederà a protestare col duce e ad aiutare i colleghi ebrei; e non solo privatamente. Ripetute e pubbliche le sue prese di posizione antirazziali. L'ampia documentazione inedita raccolta, dagli epistolari agli atti d'ufficio presso i ministri dell'Educazione nazionale e della Cultura popolare, Bottai e Pavolini, dimostra la gamma varia ma costante di interventi a sostegno di intellettuali ebrei, noti e meno noti che vedono in Gentile il loro unico sostegno. Emerge per contro l'amara constatazione dell'opportunismo anche antisemita, il coro pubblico di non richiesto sostegno razzista di ben altri e insospettabili esponenti della cultura italiana, poi corsi nel dopoguerra a "cancellare le tracce" del loro vergognoso comportamento.
16,50 15,68

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